L’ex vicepresidente della Catalogna, Oriol Junqueras, il principale imputato del cosiddetto “proces”, contro il leader indipendentisti catalani che hanno convocato e partecipato il primo ottobre di due anni al referendum sull’indipendenza, è stato condannato a 13 anni di carcere per il crimine di sedizione e appropriazione indebita.

I suoi colleghi membri del governo, gli ex consiglieri Raül Romeva, Dolors Bassa e Jordi Turull sono stati condannati a 10 anni per il crimine sedizione e appropriazione indebita di fondi pubblici. Joaquim Forn e Josep Rull sono stati condannati alle pene di 10 anni e 6 mesi di carcere e 10 anni e 6 mesi di interdizione assoluta.

Jordi Sánchez e Jordi Cuixart hanno ricevuto una condanna a 9 anni di carcere e 9 anni di interdizione. L’ex presidente del Parlamento, Carme Forcadell, è stato condannato a una pene detentive di 11 anni e 6 mesi per sedizione e di altrettanta interdizione.

Come anticipato nei giorni scorsi dalla stampa spagnola, la Corte suprema ha fatto cadere il reato più grave di attentato alla Costituzione, che era chiesto dalla Procura.

Intanto  i vescovi della Catalogna (tra cui figurano gli arcivescovi di Barcellona, card. Joan Josep Omella, e di Terragona, mons. Joan Planellas Barnosell) in una lunga nota pubblicata immediatamente dopo la sentenza emessa dalla Corte suprema spagnola: affermano che per lo sviluppo armonioso di tutta la società, occorre “innescare qualcosa di più dell’applicazione della legge” e chiedono pertanto a tutte le forze in campo di intraprendere “la via della misericordia per disattivare la tensione accumulata negli ultimi anni”.

Sempre secondo i Vescovi , l’unica soluzione possibile per una pacificazione nel territorio, è l’avvio di “un serio percorso di dialogo tra i governi spagnolo e catalano che consenta di trovare una soluzione politica adeguata, sapendo che dialogare significa rinunciare a parte di ciò che uno vorrebbe, per avvicinarsi all’altro e immaginare una soluzione soddisfacente tra tutti”.