Vogliamo dirlo – si domanda l’autore –  a questi nuovi leader autoproclamatisi e formatisi al di fuori del confronto democratico? Una volta era questo che caratterizzava la vita e le dinamiche interne dei partiti.

Pietro Tamponi

Ci siamo lasciati intimidire da eventi che riguardavano la condotta di pochi esponenti del nostro partito e non abbiamo avuto il coraggio di fare un’autocritica che salvasse la vera essenza dell’esperienza democratico cristiana, senza stravolgerla e violentarla, come di fatto hanno imposto forze esterne non disinteressate. 

Alcuni di noi si sono lasciati coinvolgere in azioni autodistruttive e parricide che hanno condotto a “buttare il bambino con l’acqua sporca!”. Ora, guardiamo in faccia la realtà politica di oggi: sarebbe la stessa se la Dc non fosse stata spazzata via da un’ondata populista, massimalista e giustizialista, che ha voluto fare di ogn’erba un fascio, interrompendo di fatto anche un normale rinnovamento ed avvicendamento della classe dirigente, che comunque un partito come il nostro era capace di formare e promuovere? È bastato cambiare casacca e mettersi a disposizione di nuovi progetti politici, interpretati da movimenti o organizzazioni personalistiche, per continuare a difendere i valori per i quali ci eravamo impegnati e battuti per più di un secolo di impegno politico e sociale? 

È una domanda che pure dobbiamo porci.

Dopo trent’anni ci ritroviamo coinvolti, almeno nelle conseguenze, in una guerra assurda e disumana che la classe dirigente subentrata al governo del paese e dell’Europa non ha saputo prevedere ed impedire. Vogliamo dirlo a questi nuovi leader autoproclamatisi e formatisi al di fuori del confronto democratico? Una volta era questo che caratterizzava la vita e le dinamiche interne dei partiti. Non è altezzoso indicare perciò nella loro pochezza, nella loro impreparazione, nella loro mancanza di un reale ancoraggio ai valori e alle idee, che sempre devono essere alla base di ogni azione politica, il fatto di essere ripiombati in uno scenario di guerra?

È indispensabile considerare quanto sia importante avere una politica democratica che metta in primo piano gli interessi generali e gli obiettivi di crescita e arricchimento collettivo di una società e di una comunità piccola, come può essere quella di un comune minore, o grande, come può essere quella  nazionale od europea. Sì, quelli che come noi hanno maturato esperienze politiche in un periodo straordinario, dal dopoguerra agli anni novanta, devono riflettere e  tentare di far riflettere sulle azioni e sulle responsabilità della classe politica attuale. Mi riferisco a quella più recente e comunque, nel complesso, a quella nata da una falsa rivoluzione nata nel sistema politico italiano ed europeo agli inizi degli anni novanta.

*Pietro Tamponi, ex parlamentare.