STATO E NAZIONE, CONVITATI DI PIETRA NELLA CAMPAGNA ELETTORALE

 

La fine della globalizzazione, la pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi energetica riportano alla ribalta del dibattito politico questi due temi – quello dello stato e quello della nazione –  che in passato apparivano persino superati. Svolta davvero possono rappresentare un’occasione di cambiamento ovvero di continuità, in nome del principio di autodeterminazione dei popoli. Votare perciò è utile e decisivo.

 

Francesco Provinciali

 

Ci sono concetti che usiamo con parsimonia nel quotidiano presente, espunti dal frasario ricorrente e sostituiti da sostantivi di più impellente rilevanza tematica, come diritti, ambiente, economia, tecnologia, transizione ecologica, digitalizzazione. Tra quelli desueti “stato” e nazione” sembrano rievocare argomenti legati al passato, data la loro origine risorgimentale ma emersi poi con forza nelle due guerre mondiali e durante la lotta di liberazione nazionale, utilizzati esplicitamente o spesso sottesi in modo organico nella stessa Costituzione Repubblicana. Le vicende geopolitiche attuali restituiscono significati palesi e reconditi a questi termini che si presentano come convitati di pietra nella campagna elettorale, sia per i loro retaggi storici che per gli impliciti culturali e gli assetti istituzionali che l’esito del voto potrà condizionare.

 

Lo Stato non è solo un lontano contenitore di leggi, norme, tasse e burocrazia, non un mero apparato spesso visto con ostilità, poiché regola e limita i diritti, i doveri e le libertà individuali.

 

Così come della Nazione non possiamo avvertire il senso di una comunità che esprime appartenenza e condivisione sotto una stessa bandiera solo in occasione di un evento sportivo. I luoghi comuni che sovente, inconsapevolmente condividiamo ci restituiscono a volte una rappresentazione riduttiva e banalizzante di espressioni linguistiche che racchiudono secoli di storia e radicamenti non solo emotivi.

Il concetto di Stato riassume un modello di organizzazione istituzionale nella società moderna e contemporanea: i suoi pilastri costitutivi sono il popolo, il territorio e il potere inteso come strumento ordinamentale degli apparati attraverso cui viene gestito. Da Montesquieu in poi il potere legislativo, esecutivo e giudiziario sono diventati una consolidata tripartizione di attribuzioni, responsabilità e competenze che caratterizzano un modello organizzativo tipico delle democrazie contemporanee.

 

La Nazione evoca un sentimento di appartenenza, un sentire comune legato alla Storia di ogni Paese che parla una propria lingua, si riconosce nella cultura tramandata, condivide legami che suggeriscono immedesimazione e radicamento identitario.

 

La fine della globalizzazione, la pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi energetica riportano alla ribalta del dibattito politico questi due temi che in passato apparivano persino superati, mai messi in discussione, persino obsoleti. A parte qualche boutade elettorale – che potrebbe premiare chi crea suggestioni più che circostanziati programmi di governo- gli eventi del presente pongono interrogativi persino inquietanti su entrambi i fronti. Sostituire la Repubblica parlamentare con il cosiddetto “Presidenzialismo” non è cosa di piccolo cabotaggio, parlare di diritti di cittadinanza, accoglienza e ius scholae è decisamente alternativo ai blocchi navali o ai respingimenti  (e viceversa), postulare una società interculturale è ipotesi ben più complessa e difficile a realizzarsi del prender atto di una multiculturalità oggettivamente compresente, così come i temi demografici, dei flussi migratori offrono soluzioni opposte, a seconda del tipo di Stato e dell’idea di Nazione da cui possono derivare.

 

Le alleanze internazionali, l’adesione alla NATO, le decisioni da assumere in relazione all’espansionismo minaccioso di Russia e Cina sul piano geopolitico e geoeconomico , inducono a riflessioni meditate sul voto che saremo chiamati ad esprimere per rafforzare le istituzioni e unire il Paese.  Il meccanismo elettorale, la riduzione del numero dei parlamentari, i sondaggi sono variabili che si aggiungono e che infittiscono anche le schiere degli indecisi o di coloro che non voteranno.

 

Questa volta davvero i temi dello stato e della nazione possono rappresentare un’occasione di cambiamento ovvero di continuità, in nome del principio di autodeterminazione dei popoli. Non se ne è mai parlato così tanto in passato e questo è un fatto importante per determinare gli scenari futuri. Votare perciò è utile e decisivo. La Storia avanza per cicli che si presentano e si ripropongono se pur con sembianze diverse: vince nel tempo chi dimostra di saperli gestire cum grano salis, coniugando la consapevolezza del presente con la memoria e l’immaginazione.