Subiaco: una mostra su Papa Pio VI

Per l’occasione il patrimonio culturale ecclesiastico dell’Abbazia viene esposto in dialogo con quello della Biblioteca statale

È in corso in questi giorni (fino al 29 settembre), presso la biblioteca statale dell’abbazia di Santa Scolastica, a Subiaco, la mostra “Pio VI – un Papa abate commendatario di Subiaco”. Promossa dall’abbazia territoriale di Subiaco, guidata dall’abate ordinario, mons. Mauro Meacci, la mostra è frutto della collaborazione tra gli istituti culturali dell’Abbazia territoriale e la Biblioteca statale di Santa Scolastica, nell’ambito del più ampio progetto “Aperti al Mab” dell’Ufficio nazionale per i beni culturali della Conferenza episcopale italiana.

Sullo sfondo degli episodi più significativi della vita del Pontefice, ripercorsi attraverso 14 stampe edite poco dopo la sua morte, la mostra ricostruisce, in sette sezioni, la figura e l’operato di Pio VI, di origine cesenate, dall’anno in cui, ancora cardinale, venne nominato abate commendatario di Subiaco (1773).

Dalle prime iniziative compiute in questa veste, come la Sacra Visita del 1773, si giunge alla sua elezione a Pontefice nel 1775, dopo un conclave durato ben quattro mesi. “Dopo lungo tempo – afferma l’abate di Subiaco, Meacci – si torna finalmente a riflettere sulla figura di Papa Pio VI e sul suo governo come abate commendatario dell’Abbazia Nullius di Subiaco, dando l’opportunità di rintracciare i contorni di una figura e di un’epoca estremamente significativi per la storia del sublacense.

Per l’occasione il patrimonio culturale ecclesiastico dell’Abbazia viene esposto in dialogo con quello della Biblioteca statale, offrendo un contributo nuovo su una pagina rilevante della storia sublacense, i cui spunti inediti meriteranno sicuramente ulteriori futuri approfondimenti. Inquadrate nel contesto degli eventi più significativi della vita di Pio VI, vengono delineate le tante iniziative promosse dal Pontefice in favore di Subiaco e dell’Abbazia, fino a giungere – conclude l’abate – alle note traversie dell’occupazione francese e ai tanti riflessi che ebbero sui monasteri sublacensi e su tutto il territorio”.