Tiremm innanz…da “Liberi e Forti”.

 

Non va liquidata con eccessiva sufficienza quanto sta accadendo nellarea centrale. Innanzi tutto la netta presa di posizione di Bruno Tabacci per la legge elettorale e il suo sostegno allazione di scomposizione avviata da Di Maio, che prefigura la formazione di un blocco sociale e politico euro atlantico attorno alla leadership politica di Mario Draghi. Un progetto centrale che corrisponde ad alcuni dei fondamentali della politica estera sostenuti storicamente dalla DC.

 

Ettore Boanalberti

 

Ho partecipato da remoto alla riunione dell’ufficio politico della DC il 24 Giugno scorso, apprezzando la relazione introduttiva del segretario nazionale, Renato Grassi che ho approvato. Con Renato abbiamo vissuto larga parte della nostra vita politica nel Movimento Giovanile DC prima, nel partito storico della DC poi, e nella travagliata stagione della diaspora (1992-2022). Sono stato tra i più convinti sostenitori della sua elezione al congresso nazionale dell’ottobre 2018, che considero tutt’ora l’unico atto legittimo di continuità storico politica del partito dopo la sentenza della Cassazione del 2010. Della relazione Grassi ho apprezzato il richiamo alla nostra scelta preferenziale per la legge elettorale proporzionale con le preferenze, che, a mio parere, è la precondizione indispensabile se vogliamo perseguire la ricomposizione politica della nostra area cattolico democratica e cristiano sociale.

 

Ho anche apprezzato la scelta definitiva di rifiuto nei confronti dell’UDC di Cesa, le cui offerte pre elettorali si sono rivelate sempre inaffidabili.

 

Grassi su questo punto è stato netto, così come quando ha affermato, coerentemente con la mozione congressuale votata per la sua elezione alla segreteria, quanto segue: Proprio la stagione elettorale può invece favorire un ampio processo di aggregazione che consenta di creare i presupposti di una ampia rappresentanza unitaria a livello istituzionale premessa questa si per la formalizzazione di un nuova  formazione politica con una forte caratterizzazione identitaria. E questa a mio giudizio, realisticamente la strada da seguire con la speranza che ci venga in  aiuto una nuova legge  elettorale proporzionale. Le prossime scadenze elettorali in Sicilia, Lazio e Lombardia possono essere il banco di prova per rafforzare la nostra presenza istituzionale e la capacità di interlocuzione con le componenti centriste”.

 

Va da sé che il nostro congresso slitterà presumibilmente nel gennaio 2023, dopo il voto delle elezioni regionali citate. Credo che se governo e Parlamento decideranno di adottare la legge elettorale di tipo proporzionale, ogni tesi sostenitrice della nostra pur necessaria autonomia sarà insostenibile, dato che uno sbarramento al 4 o 5% renderà inevitabile prima di tutto la nostra ricomposizione d’area. Non ci si illuda che, il pur prezioso risultato elettorale siciliano, sia sufficiente per garantirci una nostra partecipazione solitaria alle prossime elezioni politiche nazionali.

 

Ho ricordato nel mio intervento all’ufficio politico che, impossibilitati a utilizzare lo scudo crociato, rendita di posizione gratuita e illegittima dell’UDC, non sarà col simbolo usato dalla DC di Cuffaro in Sicilia che ci si potrà presentare alle elezioni nazionali. Semmai si potrebbe utilizzare il simbolo che insieme abbiamo condiviso della Federazione Popolare DC, già depositato dall’amico Gargani nelle sedi istituzionali competenti. Non liquiderei, come sta sostenendo qualche amico con eccessiva sufficienza, quanto sta accadendo nell’area centrale così ben analizzato da Grassi nella sua relazione. Innanzi tutto la netta presa di posizione di Bruno Tabacci per la legge elettorale e il suo sostegno all’azione di scomposizione avviata da Di Maio, che prefigura la formazione di un blocco sociale e politico euro atlantico attorno alla leadership politica di Mario Draghi. Un progetto centrale che corrisponde ad alcuni dei fondamentali della politica estera sostenuti storicamente dalla DC e che, tuttora, noi condividiamo.

 

Certo non siamo disponibili a partecipare come cani sciolti a tale disegno; semmai, intendiamo concorrere da democratici cristiani a questo progetto. E, prima ancora, intendiamo favorire la ricomposizione politica della nostra area. In una riunione dell’Ufficio direttivo della Federazione popolare DC, promossa da Peppino Gargani, con Tassone e Rotondi e dopo aver ricevuto l’adesione di Carlo Giovanardi ( Popolari liberali), di Gemelli ed Eufemi, avremmo concordato di incontrarci entro Luglio per definire la nostra idea di programma per l’Italia, premessa indispensabile per convocare a Settembre una grande assemblea costituente di ricomposizione politica della nostra area. Agli incerti e nostalgici del tempo antico, come agli appassionati catecumeni neo DC, vorrei ricordare una parabola indiana citata da Amarthya Sen nel suo: Globalizzazione e Libertà. Dai testi indiani sanscriti antichi: una ranocchia vive tutta la vita rinchiusa in un pozzo sospettosa di tutto ciò che accade fuori. Dal 500 a.C. quattro testi sanscriti (Ganapatha – Hitopadesà- Prasamaraghava – Battikavya) esortano tutti a non comportarsi allo stesso modo della kupamandika.

 

La ranocchia aveva una “visione del mondo”, il suo mondo, ma era ovviamente circoscritta a quel piccolo pozzo. Se fosse prevalsa la visione della kupamandika, senza i necessari scambi interculturali, avremmo avuto  una diversa e assai più limitata storia scientifica, economica e culturale dell’umanità. Ecco, cerchiamo di guardare al di là dei nostri confini, non per perdere i nostri connotati storici di democratici cristiani, ma per aprirci alle novità e a ciò che la concreta realtà politica effettuale ci offre. Dalla relazione di Grassi, approvata all’unanimità, ripartiamo con l’entusiasmo e la determinazione dimostrata dal 2012 a oggi. Sì, cari amici: tiremm innanz, come sempre da Liberi e Forti.