Dunque, il cosiddetto nuovismo politico pare sia definitivamente tramontato. Anche se, come  ormai è sempre più evidente, chi si professa nuovista o nuovo nell’arco di poco tempo si  trasforma nel più incallito conservatore e difensore dei propri privilegi. È la logica, del resto, che  ha ispirato e disciplinato il comportamento politico concreto del partito dei 5 stelle in questi anni.  Da partito rivoluzionario che sconquassava e rivoltava tutti i palazzi del potere a movimento che  coltiva un solo, grande ed esclusivo obiettivo: conservare il potere a tutti i costi. E, soprattutto,  costi quel che costi. Del resto, è appena sufficiente snocciolare gli ormai sempre più innumerevoli  “cedimenti” per arrivare alla semplice conclusione che tutti gli annunci “rivoluzionari, e per  l’appunto, nuovi, si sono lentamente ma inesorabilmente mutati in atti di difesa di tutto ciò che è  riconducibile alla tanto detestata “casta”. E ai relativi benefit. 

Ma, per andare oltre a ciò che resta dei 5 stelle, stanno ritornando tutti i tasselli che  campeggiavano durante l’altrettanto bistrattata prima repubblica. In sintesi, tutte le liturgie che  l’hanno accompagnata e segnata nel corso degli anni. Soprattutto nei momenti in cui si  cambiavano gli assetti dei governi. Dalla “verifica” al “rimpasto”, dal “caminetto” dei capi partito  al “tagliando” e via discorrendo. L’elenco potrebbe essere lunghissimo ma, del resto, è inutile  ricordarlo perché è sotto gli occhi di tutti. Almeno di quelli che lo vogliono vedere. 

C’è, però, una grande e significativa differenza rispetto a quella stagione. Ed è l’unica, e rapida,  riflessione che voglio fare. E cioè, la liturgia con tutti i suoi rituali si ripete come prima senza però  due tasselli fondamentali. Che sono e restano decisivi per la qualità della politica e la stessa  credibilità delle istituzioni. Ovvero, la sostanziale mancanza dei partiti sostituiti da cartelli elettorali  e movimenti personali e l’assenza di una credibile e qualificata classe dirigente. Due elementi, due  tasselli che non possono passare sotto silenzio quando si analizza lo scenario politico  contemporaneo. Perché anche la liturgia con le sue regole hanno un senso e una logica,  soprattutto in un contesto democratico. Purché siano accompagnati da quei dati costitutivi che,  nel passato, garantivano serietà alla politica e credibilità ai passaggi cruciali delle varie fasi  politiche. Elementi che, purtroppo, oggi si leggono solo più nelle cronache e nelle dispute del  passato.  

Altroché il nuovismo delle forze populiste, demagogiche, anti politiche e antiparlamentari….