La parola crisi viene dal greco antico, in cui krìsis voleva dire scelta o decisione. La stessa parola crisi è una delle più presenti nei nostri discorsi ormai da oltre 10 anni, sin da quando vedemmo migliaia di dipendenti di una delle banche d’affari più importanti al mondo (Lehman Brothers) uscire dalle porte a vetri di un grattacielo, portando via con loro, insieme alle foto di famiglia che tenevano sulla scrivania, speranze e prospettive.

Però all’epoca, la crisi non ci toglieva la possibilità di spostarci, di muoverci, di vivere in mezzo alle persone.

Soprattutto, questa volta si è abbattuta su di noi in modo improvviso e senza che nessuno potesse fare nulla sino alla fine dell’emergenza sanitaria, se non lo Stato e le Regioni con i loro aiuti, sussidi e misure per agevolare la ripresa.

A soffrire di più sono settori come quelli del turismo, della ristorazione, dell’edilizia, del commercio al dettaglio e dell’artigianato.

Questo porta ad una diversa distribuzione delle conseguenze della crisi, dato che i settori appena detti sono particolarmente rilevanti nelle regioni del centro-sud, in cui gli imprenditori stanno affrontando l’emergenza con coraggio, ma anche con grande e comprensibile sofferenza. Soprattutto il comparto del turismo

Dicevamo prima che la crisi, o meglio krìsis, è anche scelta o decisione. La scelta di andare avanti e ripensare il modello di industria turistica che vogliamo avere nel futuro è necessario.

Per prima cosa va capito che il modello di sviluppo del turismo passa per il modo di intendere la crescita dell’immagine e del decoro di tutte le nostre città e dei nostri borghi.

Poi dobbiamo ricordare che i luoghi da visitare devono essere raggiungibili, sicuri e tutelati come meritano.

Non possiamo più permetterci di avere meraviglie scollegate dal resto del paese, soggette al rischio idrogeologico, minacciate da problemi stagionali noti (su questo il Mose a Venezia è emblematico), oppure poco sicure anche per chi le visita (non possiamo dimenticare il crollo avvenuto a Pompei).

Infine non ci deve sfuggire che la comunicazione è il solo modo per far conoscere tutto quello che di bello abbiamo e quindi farlo esistere per chi è lontano, che altrimenti non ne saprebbe nulla.

Tutto questo però non si costruisce in poco tempo ed ha bisogno di politiche di ampio respiro, che sappiano accompagnare il processo di conversione a cui è chiamato il Turismo, il quale da servizio deve trasformarsi in vera e propria industria, nel paese che vanta il numero più alto al mondo di siti tutelati dall’Unesco.

La grande responsabilità non sta quindi soltanto nel conservare i lasciti del passato, ma anche nel rendere accessibili i luoghi e creare dei percorsi ed esperienze, attraverso le quali chi visita il nostro paese venga accompagnato in un cammino che è fatto di viaggi, servizi e crescita culturale.

Insomma proporre al turista, anche italiano, tutto il meglio che abbiamo. Ed è molto.

Del resto, tutto quello che di bello possiamo lasciare ai nostri figli appartiene al settore del turismo: l’arte, la cultura, il patrimonio naturalistico storico ed enogastronomico..

In questa grande sfida la regione di cui ho il piacere di occuparmi anche del turismo, dalla segreteria regionale del Partito Democratico, il Lazio, può avere un ruolo fondamentale.

Per fare questo però servono strategie e incentivi ed una vera e propria “cultura della promozione” del Turismo Interno e di Prossimità regionale, che ha bisogno di un giusto sostegno.

Da mesi abbiamo scelto di occuparci di questo settore tanto in difficoltà quanto prezioso per la nostra economia regionale e non solo. Infatti come Pd Lazio abbiamo avviato da tempo il progetto Turismo 5.0, nel quale abbiamo svolto incontri, organizzati dalle Federazioni Provinciali del PD Lazio alla presenza di rappresentanti delle istituzioni locali e territoriali, che hanno dato voce alle associazioni e agli operatori del comparto turistico.

In questo modo facciamo e riceviamo proposte, in un dialogo continuo con chi vive i problemi quotidiani dell’imprenditoria nel settore.

Inoltre la Regione Lazio è stata al fianco dei tanti operatori, imprenditori e lavoratori, mettendo a disposizione molte risorse per la ripartenza del turismo, tra le quali i 20 milioni con un primo bando, cui recentemente se ne sono aggiunti altri 10, erogati a fondo perduto alle imprese del settore.

E’ ancora un inizio, perché dovremo occuparci, anzi scegliere di occuparci, del modo di affrontare il viaggio verso un futuro incerto e pieno di incognite. Le istituzioni hanno mutato il loro compito negli ultimi mesi, dovendosi occupare principalmente dell’emergenza sanitaria e dell’erogazione dei necessari sussidi per fare in modo che la vita proseguisse.

Però tra breve entreremo nella fase più dura, in cui le conseguenze economiche del Covid-19 si scaricheranno sui cittadini con violenza.

Uno dei temi fondamentali è decidere come allocare le risorse del Recovery Fund, perché abbiamo visto come tante cose sono cambiate nella mobilità delle persone delle merci, dei servizi, dei capitali e delle idee. E ora non possiamo solo fare la ricognizione di quanto avevamo nei cassetti ma va attuata una strategia di interventi che vada a stabilire le priorità che portino lavoro sviluppo e benessere per il nostro Paese.

La crisi è certamente fonte di difficoltà, ma non deve trovarci impreparati e senza un’idea su cosa fare.

Abbiamo già iniziato un percorso e stiamo mettendo in campo le proposte per far fronte a quello che stiamo vivendo.

Il viaggio più difficile è quello che inizia ora e ci porta nel domani. Quel domani che deve essere fatto di investimenti nel turismo, nella digitalizzazione, nella semplificazione amministrativa, nell’innovazione e nelle infrastrutture.

E’ il momento di scegliere se restare nell’eterna ripetizione di oggi o capire cosa fare del domani, iniziando a dare una nuova forma al presente per scrivere il futuro.