Il commercio con l’estero ci riserva notizie confortanti. I risultati sono superiori ai livelli pre-Covid: nel primo quadrimestre l’export fa segnare il +19,8% tendenziale e il +4,2% sullo stesso periodo del 2019. Nel 2021, secondo i dati presentati ieri dall’Istituto, o meglio dall’Agenzia per la promozione all’estero e l’internalizzazione delle imprese italiane, si arriva a 161,549 miliardi di euro.

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Il Rapporto su “L’Italia nell’economia internazionale”  costituisce il principale strumento di informazione e analisi sul posizionamento competitivo del sistema produttivo italiano nel contesto dell’economia globale. 

I sette capitoli forniscono spunti interpretativi sulla struttura e la dinamica del commercio estero e dell’internazionalizzazione dell’Italia in rapporto a quelle di altri paesi. Un apposito capitolo esamina la proiezione estera delle varie tipologie di imprese mentre un altro rende conto dell’azione del sistema pubblico di sostegno attraverso servizi sia reali sia finanziari. Il volume è arricchito da tavole e grafici e contiene una serie di approfondimenti monografici sui temi di maggiore attualità. 

Il Rapporto è redatto dall’Agenzia ICE con il contributo di un Comitato editoriale formato da accademici ed esperti e si avvale dell’apporto di ricercatori e istituzioni. Al Rapporto è allegata una Sintesi con i dati e le analisi salienti.

Nella sua relazione introduttiva il Presidente Carlo Ferro ha voluto salutare con una nota di ottimismo i segnali di svolta: “Fra i Paesi del G8 l’Italia è seconda per minor flessione dell’export e ha performato molto meglio di Francia, Regno Unito e Stati Uniti”. Uno sguardo veloce permette di capire che si è mossa l’economia territoriale. Tra le Regioni italiane, quelle che hanno meno sofferto nel 2020 sono state Molise (+26% sul 2019), Basilicata (-4,4%); Abruzzo, Toscana (entrambe -6,2%) e Liguria (-0,7%); mentre, tra quelle che hanno sofferto di più, abbiamo Sardegna (-40,6%) e Sicilia (-24,2%). Queste sue regioni hanno fortemente subito la contrazione delle esportazioni di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (-43,8%), che pesano per il 53% dell’export insulare.

Bisogna considerare che nel complesso il meridione contribuisce ancora poco all’export italiano. Anche nel 2020 la sua quota ha raggiunto appena il 9% del totale. Il dualismo dell’economia rimane sempre un peso che mina la capacità di espansione dell’Italia sui mercati internazionali. Le statistiche c’è lo ricordano inesorabilmente.

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https://www.ice.it/it/sites/default/files/inline-files/Rapporto%20ICE_2020%202021_0.pdf