Emerge in questi giorni una domanda rivolta, forse non tanto indirettamente, al cattolicesimo democratico e popolare, e a quel Manifesto Zamagni che ne vuole incarnare la storia accompagnandolo verso il futuro. La domanda è tacita. Ma è rimasta sinora dietro le quinte. Perché depositata in quella grande riserva silenziosa che ha sempre caratterizzato la prudenza unita alla solitudine molecolare e frammentata di questa nobile cultura politica cattolica, ancora divisa in mille rivoli. Sono però certo che uscirà allo scoperto quanto prima , e appena si chiariranno le intenzioni di Zingaretti.

I commenti che hanno accompagnato la sua proposta di rifondare il Pd con una forte apertura verso i sindaci italiani, le Sardine e l a società civile, non sono stati senza interessi per la galassia cattolica più coinvolta nell’impegno sociale e politico. Si è rimasti silenziosi, è vero. Come capita spesso. Ma è forse stata l’intervista di Macaluso su tale proposta pubblicata l’indomani sullo stesso giornale, che ha destato curiosità e amplificato gli interessi .

Ne parlo soprattutto perché leggendola, mi sono accorto che dall’alto della sua veneranda età e facendo leva sul suo mai rimosso “comunismo” novecentesco, se non ottocentesco, Macaluso pur dimostrando scetticismo sulla proposta, lo riveste nello stesso tempo con questioni di alto valore culturale che fanno pensare. Non ha avuto infatti timore a ricordare che lui non ha mai aderito al Pd , perché l’operazione di unire a suo tempo “ …un pezzo di sinistra e un pezzo di… ‘sinistra Dc’…, non è stato un processo politico-culturale , bensì un incontro tra stati maggiori”. Come non dargli ragione ? E se si tratta di un processo politico-culturale e non politico-partitico, come non vedere un certo legame tra quello che ha in testa Zingaretti, i rimproveri e le perplessità di Macaluso e il Manifesto Zamagni ?

Lo scetticismo di Macaluso è rivolto soprattutto all’assenza di giovani . Che non li vede coinvolti nel progetto di un nuovo partito. E nel mentre continua ad essere molto critico e col dente avvelenato sulla scissione Bersani, Renzi e Calenda, irrilevanti a suo avviso nell’intercettare una domanda politica, consiglia infine a Zingaretti di “ valutare quali sono le forze che vogliono concorrere a formare un nuovo partito”. Ecco. Le nostalgie di Macaluso verso una sinistra-sinistra sono note.

Anche perché è per lui difficile declinare una nuova sinistra che non metta al centro il lavoro e i lavoratori. Ci sono però nuove sfide che ci portano a valutare i diritti dell’uomo, la giustizia con la sua nuova questione sociale, e le ragionevoli libertà, con paradigmi del tutto nuovi. Tali da potersi confrontare con i cambiamenti epocali sotto i nostri occhi e con quel Futuro assente, che preoccupa tanto Papa Francesco. I suoi occhi sono rivolti al passato. Ma quando consiglia di non dimenticare la centralità politico-culturale di un processo di rifondazione, e di guardarsi attorno per vedere le forze disponibili a fare un Nuovo partito, dimostra quel realismo politico che è sempre mancato a chi ha preferito scegliere gli “stati maggiori” dimenticandosi di quelli minori e delle autentiche culture riformiste come quella cattolico democratica e popolare.

Vado al dunque. Sono persuaso che l’emarginazione della “sinistra Dc” – per dirla con Macaluso – dentro il Pd, non è stata colpa della vecchia guardia post-comunista presente nel Pds,Ds, Pd, e negli “stati maggiori” del Pd, ma è stata favorita e facilitata dalla frantumazione silenziosa, a volte accomodante, di quanti provenivano da quella laica e robusta formazione cattolica, rimasti silenziosi e appartati , senza nessuna voce unitaria di rilievo nazionale, e accontentandosi di periodici incontri per respirare e dare certezze proprio mentre il cigno cantava più forte.

E va ricercata anche in una incomprensibile voglia di stare divisi e rimanere slegati con le centinaia di associazioni locali, a cui il Manifesto Zamagni cerca di dare una risposta. Se proprio non la vogliamo chiamare una “corrente Zamagni” interna al “Nuovo Pd”, naturalmente una corrente politico – culturale e non di tessere, chiamiamola come vogliamo. Ma decidiamoci di fare di quel Manifesto qualcosa di concreto prima che sia troppo tardi.

Ecco, se attorno al Manifesto si sono incontrate e scontrate l’anima realista del cattolicesimo democratico e popolare tesa a fare da “pungolo” dentro il Pd – come a suo tempo suggerì Dossetti per la Dc – e quella utopica tesa a rifare un partito di soli cattolici se non proprio della vecchia Dc dimenticandosi della distinzione di Sturzo del cattolicesimo politico, il suggerimento e le preoccupazioni di Macaluso di avviare questa volta un processo politico-culturale, con quelle forze disponibili a un Nuovo partito, è da prendere sul serio. E interessa anche i cattolici democratici e popolari rimasti attenti al Manifesto Zamagni e all’unità che si attende.