La Francia guiderà la UE assegnandosi un compito vasto e ambizioso, anticipato nei suoi termini generali dal presidente Macron. L’argomento principe, quello che caratterizzerà il semestre è ovviamente il superamento dei famosi parametri di Maastricht. Tuttavia, non vi sono solo i parametri di bilancio. L’Europa delineata dal Presidente francese deve affrontare i macro-temi del futuro, dalla sostenibilità ambientale alle energie alternative.

Quella che inizierà il 1° gennaio promette d’essere una presidenza semestrale europea fra le più significative di sempre. In mezzo alla nuova ondata pandemica, affrontata stavolta con l’arma vaccinale, la Francia guiderà la UE assegnandosi un compito vasto e ambizioso, anticipato nei suoi termini generali dal presidente Macron. Il quale ultimo, per di più, affronterà contemporaneamente un ulteriore e non facile impegno, ovvero la campagna elettorale per la riconferma insidiato a destra dalla solita Marine Le Pen e dalla novità Valérie Pécresse.

Anche questa volta, dunque, Macron giocherà sul fronte interno la carta europea. E anche stavolta una sua vittoria avrebbe un significato inequivocabile sotto questo punto di vista. La differenza è che oggi quello che era lo spirito europeista della campagna di quattro anni fa deve tradursi in qualche decisione concreta, conferma della possibile incarnazione di quell’afflato. Quando si è al potere bisogna dimostrare di saperlo utilizzare nel senso indicato quando si combatteva per conquistarlo. 

I temi da affrontare sono di straordinaria importanza e coincidono temporalmente – non per caso – con le attese conclusioni della “Conferenza sul futuro dell’Europa” avviata lo scorso 9 maggio che proprio il presidente francese propose ma che sino ad ora è stata solo una pallida rappresentazione priva di qualsiasi appeal per i non addetti ai lavori. Non è sbagliato immaginare che l’inquilino dell’Eliseo proverà sin dalle prossime settimane a farle cambiare verso, cercando di renderla utile ai fini della realizzazione di quella “Europa più sovrana” che egli ha voluto quale titolo di presentazione del suo manifesto programmatico della sua presidenza semestrale dell’Unione.

L’argomento principe, quello che certamente caratterizzerà il semestre è ovviamente il superamento dei famosi parametri di Maastricht, ormai datati e superati dagli eventi. La pandemia e il conseguente piano comune Next Generation UE hanno condotto l’Unione già oltre lo spauracchio del vincolo a non superare il 3% del rapporto deficit/PIL e il 60% di quello debito/PIL (un tetto peraltro in qualche modo già aggirato dal Fiscal Compact di qualche anno fa). E anche se sul punto i paesi del settentrione continentale paiono voler puntare i piedi, il nuovo asse franco-italiano e quello consolidato franco-tedesco dovrebbero avere la forza, sapendo coinvolgere altri paesi a cominciare dalla Spagna, per avanzare proposte innovative capaci sia di confermare l’idea generale per la quale occorre in ogni caso avere regole di bilancio comuni sia di proseguire senza brusche inversioni a U la cooperazione avviata per rispondere alla crisi economica generata dal Covid-19 con la messa in comune  di debito europeo. Le soluzioni da individuare possono essere varie, e certamente non tutte di pari impatto sui meccanismi che regolano la complicata costruzione comunitaria, ma non è possibile né immaginabile “fare come se non fosse accaduto nulla”, ha detto giustamente il presidente francese. 

È evidente che il citato “asse franco-tedesco” potrà indirizzare l’intero percorso di cambiamento e quindi di revisione del Patto di Stabilità solo se il nuovo governo di Berlino vorrà e saprà farlo. Sulla volontà gli impegni scritti nel programma della neonata “coalizione semaforo” non lasciano dubbi. Semmai questi possono sorgere sulle capacità, e dunque sul secondo dei verbi qui appena declinati al futuro. Le resistenze interne, a cominciare da quelle della Bundesbank, non saranno poche e bisognerà vedere se il Cancelliere Scholz dimostrerà la medesima abilità a suo tempo esibita da Angela Merkel quando sostenne Mario Draghi e la BCE nonostante la forte opposizione interna della Bundesbank e non solo. Aggiungendo che la Kanzerlin guidava una Grosse Koalition fra i due principali partiti mentre ora Scholz dovrà tenere insieme tre partiti aventi posizioni anche assai distanti: si pensi a quelle fra i Verdi e i Liberali o a quelle fra questi ultimi e l’ala più a sinistra della socialdemocrazia. Un punto che meriterà un’analisi a parte.

Non vi sono solo i parametri di bilancio, naturalmente. L’Europa delineata da Macron deve affrontare i macro-temi del futuro, o meglio di un futuro prossimo sempre più incastonato nel presente: dalla sostenibilità ambientale alle energie alternative. Litio, semiconduttori, idrogeno, cloud…un mondo nuovo che l’Unione non può lasciare nelle sole possibilità di asiatici e americani, con i quali pertanto si troverà a competere, o anche a collaborare in quanto in grado di competere. Divenire protagonisti in questi settori significherà sviluppare un “nuovo modello di crescita” che ponga l’occupazione – a cominciare da quella delle giovani generazioni – al centro dei propri obiettivi: “impieghi di qualità, qualificati e ben remunerati”. Del resto, se non si indirizzerà in questa direzione, l’inverno demografico del quale ha parlato Papa Francesco sarà una definitiva realtà nel nostro continente sin dal prossimo decennio, con la conseguente sua decadenza a livello mondiale.

La via è obbligata, si dovrebbe concludere. Vedremo cosa ne penseranno i Ventisette riuniti, al summit appositamente convocato dalla presidenza francese i prossimi 10 e 11 marzo a Parigi. Dove non mancherà anche lo scenario geopolitico, con i problemi da affrontare nel complicato rapporto con la Russia, nella complicata alleanza con gli Stati Uniti, nella complicata situazione del Mediterraneo, sia orientale sia occidentale, nella sempre complicata e intricata realtà balcanica… e quindi difesa e politica estera comuni non potranno mancare nell’agenda. Molto fitta. Ma è ora che l’Unione si chiarisca le idee sui vari temi. La realtà circostante non attende. E non fa sconti.