Una Camaldoli per tutti i cattolici popolari? Ottima proposta.

Come è possibile che, di fronte alle difficoltà che oggettivamente segnano questo  mondo culturale, continuare ad assistere alla nascita di molteplici partiti di riferimento?

Ettore Bonalberti, un sincero e caro amico dai tempi della sinistra sociale Dc di Donat-Cattin, ha  fatto di recente una proposta semplice ma al tempo stesso impegnativa e concreta. E cioè,  perchè non organizziamo una “Camaldoli 2021” per ritessere le fila del cattolicesimo politico  italiano e tentare di superare quella frantumazione particolaristica e molecolare che, detto fra di  noi, resta la vera ragione della crisi e della impotenza di questo mondo nella società  contemporanea? Una proposta feconda che certamente va discussa, affinata e approfondita ma  che può dare un contributo significativo per un’area che si riconosce in un preciso patrimonio  culturale, politico, valoriale e forse anche spirituale. E questo perchè la” coriandolizzazione” della  presenza politica dei cattolici, per dirla con il sociologo De Rita, è diventata francamente  imbarazzante.

Come è possibile che, di fronte alle difficoltà che oggettivamente segnano questo  mondo culturale, continuare ad assistere alla nascita di molteplici partiti di riferimento? Che  oltretutto, come quasi tutti sanno, sono perlopiù virtuali e di pura testimonianza. Come se piantare  bandierine a ripetizione sia la miglior risposta per dare una voce autorevole e qualificata a questa  articolata, complessa e variegata area cattolica democratica, popolare e sociale. Nessuno, come  ovvio, mette in discussione – o giudica la buona fede e la grande passionalità – la sincerità e il  disinteresse di moltissimi amici che vogliono riproporre nella concreta situazione politica le  esperienze del passato. In modo più o meno aggiornato e rivisto. Esperienze che, puntualmente,  naufragano contro gli scogli della competizione politica e che, di conseguenza, condannano una  moltitudine di amici, e di rispettivi mondi ed associazioni di riferimento, a ritirarsi mestamente per  poi riproporre nuovamente una ennesima avventura e via discorrendo. Forse è arrivato il momento  per una riflessione sì culturale, politica e programmatica ma anche organizzativa. Con tutti, però.  Senza distinzioni pregiudiziali e, soprattutto, senza il retro pensiero di arrivare immediatamente  alla formazione del partito. Che resta, come ovvio e scontato, il vero nodo da sciogliere ma senza  riproporre le solite liturgie della parcellizzazione cronica e strutturale.  

Ecco perchè la proposta dell’amico Ettore può e deve avere un grande significato in questa fase  storica della vita politica italiana. Anche alla luce delle recenti encicliche di Francesco, in  particolare di “Fratelli tutti” quando ridisegna, nel V capitolo, una nuova funzione e un nuovo ruolo  della politica. Ma anche per riprendere le riflessioni che si stanno moltiplicando a livello territoriale  attorno alla rilettura del magistero di uomini e donne che hanno segnato e accompagnato il  cammino del cattolicesimo politico e sociale nel nostro paese: da Carlo Donat-Cattin a Mino  Martinazzoli, da Tina Anselmi ad Aldo Moro, da Pietro Scoppola a Don Dossetti. Segnali di diversa  natura che però confermano una domanda, consapevole e moderna, sulla necessità di rilanciare  una presenza politicamente e culturalmente motivata e rinnovata dei cattolici italiani. E progettare  una “nuova Camaldoli”, appunto, può rappresentare un contributo di rara qualità e di grande  importanza.