Anche solo una notte di sonno persa da giovani potrebbe avere effetti gravissimi sul cervello. Questa è la più recente scoperta sull’Alzheimer basata su uno studio condotto da Jonathan Cedernaes, senior researcher dell’ «Università di Uppsala» in Svezia, pubblicato sulla rivista «Neurology», che ha messo in evidenza come perdere una notte di sonno porti all’aumento del 17% della proteina tau presente nel sangue, il più probabile marker del rischio di malattia di Alzheimer.

«Nel frattempo, però, nuove ricerche aprono la strada verso un vaccino contro questa malattia e il decennio appena iniziato potrebbe così segnare la svolta. Bisogna solo trovare più fondi per finanziare la ricerca e di questo possiamo farci carico noi rotariani, proprio come abbiamo fatto per la poliomelite» commenta il dottor Renato Boccia, portavoce e responsabile -insieme al consocio Claudio Pernazza- del Progetto Alzheimer del Rotary Club Roma Capitale.

Combinando due vaccini, i risultati ottenuti sui topi da un team composto da ricercatori dell’ Istituto di Medicina Molecolare e dell’ Università della California, a Irvine, sono promettenti e sono già stati pubblicati su «Alzheimer’s Research & Therapy», prevedendo di arrivare alla sperimentazione umana entro 2 anni.

La sfida più grande, quindi, parte ora da Roma ci vuole un ambizioso obiettivo da raggiungere: sconfiggere l’Alzheimer. E d’altra parte gli studiosi italiani stanno dando un contributo fondamentale, con in prima linea i ricercatori della Fondazione EBRI (European Brain Research Institute) “Rita Levi-Montalcini”.

In pratica, i ricercatori italiani hanno scoperto una molecola che «ringiovanisce» il cervello bloccando l’Alzheimer nella prima fase: è l’ anticorpo A13 che favorisce la nascita di nuovi neuroni e contrasta così i difetti che accompagnano le fasi precoci della malattia.

Lo studio coordinato da Antonino Cattaneo, Giovanni Meli e Raffaella Scardigli, presso la Fondazione EBRI in collaborazione con il CNR, la Scuola Normale Superiore e il Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tre, è stato recentemente pubblicato sulla rivista «Cell Death and Differentiation».

«Con l’Alzheimer ci proponiamo di fare lo stesso che abbiamo fatto con la poliomelite» commenta il dottor Pier Luigi  Di Giorgio di presidente del Rotary Club Roma Capitale.