Una nuova legge sulla cittadinanza è un’esigenza che tutti dovrebbero sentire come necessaria

 

Perché bisogna superare lo ius sanguinis? E cosa impedisce davvero lo Ius Soli? 

 

David Tesoriere

 

Finalmente, quando sarà finita la sbornia elettorale per il Quirinale, si potrà tornare a parlare seriamente, termine non sempre coretto visti alcuni dei nostri rappresentanti, di aspetti più significativi per il nostro paese.

Sicuramente, i temi economici la faranno da padrone nel panorama post-elettorale. Ma vista la mia scarsa esperienza in materia e la guida di Draghi, non credo che quest’ultimo abbia bisogno di un mio inutile commento.

Cosa che in questi giorni più mi preme, è riportare alla luce la necessità di trattare nuovamente un tema come quello della cittadinanza.

Lo Ius Soli o Ius Culturae, due parole che a molti incutono timore; su di essi si è aperta una facile propaganda che dovrebbe appartenere ad un tempo passato ma che ancora oggi appanna un discorso serio e coerente su questo tema.

In Italia, lo ius soli è già in applicazione. Tale diritto vale nei seguenti casi:

  1. per nascita sul territorio italiano da genitori ignoti;
  2. per nascita sul territorio italiano da genitori apolidi;
  3. per nascita sul territorio italiano da genitori stranieri impossibilitati a trasmettere al soggetto la propria cittadinanza secondo la legge dello Stato di provenienza;
  4. e, in virtù dell’art. 4, comma 2, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, una versione particolare dello ius soliè applicata allo straniero nato in Italia e che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età.

Ora, da alcune settimane, forse per screditare la figura del segretario del partito democratico, si va dicendo che ormai questa è una battaglia perduta.

Io credo che quello che più preoccupa tutti quelli che si schierano contro, sia più che altro la paura di dover un giorno scendere a patti con diversi retaggi culturali.

Sino ad ora abbiamo mutuato dagli altri paesi ciò che più ci piaceva (halloween), ma cosa diremmo se in un paese italiano a forte concentrazione messicana si volesse festeggiare l’anniversario della morte di Miguel Hidalgo (rivoluzionario e religioso messicano)? Quanto potrebbe far paura una sua statua vicino a quella del nostro Garibaldi? Cosa accadrebbe se eleggessero un sindaco di origine africana ?

Niente. Non cambierebbe molto. Come posso sostenerlo? Facile. Ci sono esempi specifici.

Cosa è successo quando abbiamo eletto Cesare Castelpietra (Italo/Africano) sindaco di Carzano in Valsugana? Cosa è successo quando Jean-Léonard Touadi (una delle persone più preparate e più rispettose che abbia conosciuto) è stato assessore al comune di Roma? Cosa è successo dopo l’elezione di Kyenge Kashetu o Khalid Chaouki in Parlamento?

Inoltre già in molti paesi esiste questo principio.

Tra i paesi che, da più lungo tempo, applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni figurano gli Stati Uniti. Il XIV emendamento della costituzione statunitense prevede che chiunque nasca sul territorio statunitense e sia soggetto alla sua giurisdizione — fatta eccezione, quindi, per personale del corpo diplomatico ed eventuali truppe straniere d’occupazione – sia cittadino americano.

Ma gli Stati Uniti non sono i soli. Sempre nel continente americano troviamo Canada, Messico, Argentina, Brasile, Paraguay, Perù, Ecuador, Honduras, Nicaragua e Giamaica.

In Europa il sistema è vigente in Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Olanda e Irlanda.

Non sarà che forse non siamo abituati a confrontarci con altre culture? Che ancora non siamo pronti ad affrontare quel famoso melting pot di cui tanto si è parlato negli anni passati?

L’unica cosa certa è che dobbiamo dare una risposta a questi ragazzi e a queste ragazze che sono italiani a tutti gli effetti.