Una rinascita?

Nessuno ci avrebbe creduto.

Poteva essere una giornata all’insegna della nuvolosità e magari di un’insistente e dispettosa pioggia. Magari, il cielo è proprio così, ma così non è la scena che io desidero descrivere.

L’Europa ha svelato un volto sorridente. Ero per lo più scettico, oggi ho però esonerato questo mio modo di pensare. Tutto faceva presupporre che le cose andassero storte. Nutrivamo seri dubbi sulla Germania e sapevamo per certo che i governi retti da forze sovraniste avrebbero storto il naso e chiuso la saracinesca nei confronti di politiche solidaristiche.

Per nostro vantaggio, i Paesi riottosi sono di bassa levatura. Sono quattro, e pesano comunque poco. Austria, Danimarca, Olanda e Svezia contano pochissimo. Non sono certamente né la Francia, né tantomeno la Germania. Se questi due ultimi Paesi sintonizzano e così è capitato, gli altri sono sicuramente messi agli angoli. In questo caso accanto ai due grandi Paesi, va affiancata l’Italia e la Spagna. La prima, di pari grado alle altre due; la seconda, un minuscolo gradino sotto.

Quanto riferito ieri dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. ci ha permesso di oltrepassare l’oceano. Un mare oscuro, movimentato e pericoloso. L’Europa ha trovato finalmente un volto che fino ad oggi, n on sembrava essere alla sua portata. Questo è un passo fondamentale per permettere al Vecchio Continente di non farsi intimorire dai colossi che oggi vanno per la maggiore. Possiamo così guardare in faccia tanto gli Stati Uniti, quanto la Russia e non meno la Cina.

Questi avrebbero con gran gioia accolto lo sgretolamento di questo ricco continente. Ma con orgoglio gli Europei non si sono stupidamente piegati ai desideri degli altri. Il finanziamento di ben 750 miliardi, dati in buona sostanza, secondo il principio di solidarietà per 500 miliari a fondo perduto e la restante parte con basso interesse, spalmato in trenta anni, ci rimette in piedi.

Nessuno ci avrebbe creduto.

E io che avvertivo in me la forte presenza di uno smodato scetticismo sono rimasto completamente sorpreso. Oserei dire, persino ammutolito. Quante volte non abbiamo sentito parlar male della Germania; quanto volte non ci è capitato di sottolineare l’ambiguità dei Francesi; quante volte non siamo stati vinti dall’idea che è meglio far da soli? Una infinità! Adesso, tutto questo è stato smentito. Possiamo dirci graziati e fortunati. Le nostre idee erano quindi di gran lunga inferiori alla verità dei fatti.

Certo, i 170 miliardi i euro non entreranno domani mattina nelle nostre casse. Ci sarà ancora gran fatica da spendere. Qualcuno comunque cercherà di ostacolarne il percorso. Comunque dubito che quest’ultimo possa farcela. Se tutto va bene, potremmo avere i primi risconti all’inizio del 2021. E nei successivi quattro anni potranno colmarsi i trasferimenti. Quello che conta, al di la della sostanza, e che sostanza!, è l’accordo politico ormai sancito tra i Paesi membri più influenti e importanti della Vecchia Europa. Sapere poi che il denaro giungerà in quattro cinque anni, è persino un bene.

Quante volte non ci è capitato di restituire denaro dei fondi europei, perché non siamo stati in grado di utilizzarli?

A questo punto sarà indispensabile accompagnare quella massa di denaro con delle riforme strutturali serie. Non credo proprio che intascati 80 miliardi a fondo perduto si possa spenderli secondo il ghiribizzo del politico di turno. Qui non si scherza. Questo guaio e questa terribile condizione economica ci costringerà a una serietà pratica e non solamente di annunci. Perché il Paese possa risollevare la sua economia, dopo le promesse di questa gran massa di denari, dovrà dimostrare di essere all’altezza dei compiti e darsi costumi legislativi in sintonia con i grandi fini che ci stiamo proponendo. Se non adesso, quando mai riordinare nel profondo il nostro Paese?

Come sempre dopo una fredda notte, ricompare il sole. Meritiamocelo!

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