Il convegno, in programma stamane, riporta l’attenzione sull’uomo politico democristiano che esercitò al fianco di Moro una funzione importante nel partito e nelle istituzioni. Per opportuna documentazione riportiamo l’omelia che nel 2010 pronunciò in occasione delle esequie Mons. Mattiazzo.

“Luigi Gui (1914-2010). La Dc, il Centro-sinistra e le riforme della scuola”. Questo il tema del convegno in programma oggi, mercoledì 27 aprile, all’Università Lumsa di Roma. Sarà l’occasione per ricordare la figura e l’azione politica di Luigi Gui, padovano, uno dei protagonisti della Democrazia cristiana. Attivo nella Resistenza e membro della Assemblea costituente, fu più volte ministro. 

Gui ha legato il suo nome al decennio degli anni Sessanta del secolo scorso, l’epoca del Centro-sinistra, un momento decisivo nella storia politica repubblicana. Ministro della Pubblica istruzione nei governi Moro, fu protagonista della riforma della scuola media unica nel 1962-63 e della istituzione della scuola statale dell’infanzia nel 1968. Al convegno, che si terrà dalle 11 in sala Pia, sarà possibile partecipare anche online su Google Meet. “La mattinata, dedicata a un uomo di grande sensibilità democratica, vedrà riuniti testimoni ed esperti di storia politica e di storia della scuola anche in occasione della uscita, a cura della Camera dei deputati, dei volumi che raccolgono tutti gli interventi della sua lunga carriera di parlamentare”, spiega una nota della Lumsa. 

I lavori saranno aperti dai saluti di Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa, e saranno presieduti e conclusi da Giuseppe Tognon. Tra gli interventi in programma quelli di Francesco Gui (La Sapienza Università di Roma), Renato Moro (Università Roma Tre) e Daria Gabusi (Università Giustino Fortunato di Benevento). Porteranno la propria testimonianza Gerardo Bianco e Daniele Gui.

Di seguito l’omelia integrale di Mons. Antonio Mattiazzo alla celebrazione funebre (venerdì 30 aprile 2010) per l’ex ministro democristiano.

Lunedì 26 aprile Luigi Gui ha chiuso per sempre gli occhi alla luce di questo mondo che tramonta per aprirli a contemplare e godere quella Luce che non conosce tramonto.

Aveva raggiunto la veneranda età di 95 anni.

Vorrei presentare le più vive condoglianze ai figli Benedetto, Francesco e Daniele, ai familiari e parenti tutti, agli amici che gli sono stati vicini specialmente negli ultimi anni, senza dimenticare la signora Ludomila per la premurosa assistenza che gli ha prestato quando le sue forze erano declinanti.

Noi siamo qui riuniti come comunità cristiana, per celebrare l’Eucaristia di commiato, di ringraziamento e di suffragio.

Al centro della Liturgia di esequie vi è il Cristo vivo, il Figlio di Dio fatto carne che ha assunto la nostra natura umana mortale, che ha voluto sperimentare l’abisso della morte, ma che è risorto da morte con la potenza divina e ha fatto risplendere per noi la risurrezione e la vita immortale.

Il segno che indica il Cristo è il cero pasquale. Ci richiama le parole di Cristo: «Io sono la risurrezione e la vita» (Gv 11, 25); «Io sono la luce del mondo, chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8, 12).

La fede in Cristo morto e risorto è il fondamento della più alta speranza, l’unico sicuro fondamento della speranza di fronte alla morte. Nello stesso tempo, la fede cristiana pone in vivida luce il senso, il valore, la responsabilità della vita terrena. La vita è dono ed è missione da compiere, davanti a Dio, davanti agli uomini e alla storia. E alla fine, il vero Giudice del nostro operato sarà Dio stesso. Guardando alla vita, alle opere e ai giorni di Luigi Gui, per quanto è possibile alla nostra comprensione umana, sempre incerta e limitata, possiamo dire che ha vissuto esemplarmente la sua vita come uomo e come cristiano, assolvendo con profondo senso di responsabilità ai suoi molteplici doveri

Ricordiamo sinteticamente alcuni dati della sua biografia.

Luigi Gui ha ricoperto cariche parlamentari e politiche del più alto grado sulla scena nazionale. Ma non è questo il luogo per trattare e tanto meno esprimere una valutazione storica sull’argomento.

Ritengo invece importante evocare alcuni aspetti significativi ed esemplari della sua ricca personalità. Per il futuro della persona è fondamentale la radice familiare e la prima educazione. Sotto questo profilo è da rilevare il ruolo che per lui hanno svolto, come scuola di vita, la famiglia e poi le associazioni di Azione Cattolica, gli Scouts e la FUCI, di cui ha fatto parte finché il regime fascista l’ha consentito. Egli conservò un ottimo ricordo dei sacerdoti assistenti, degli animatori, delle attività.

Scrive nella sua autobiografia: «Fin dall’inizio della mia vita sociale, le condizioni modeste e le qualità eccellenti dei miei genitori, le realtà formative ed educative nelle quali fui immesso, la forte e affettuosa personalità di mia madre, Angela Pinzan, il lavoro non comune di mio padre Corinto, operaio linotipista presso la Tipografia Vescovile di Padova (del settimanale ‘Difesa del Popolo’ e per qualche tempo del quotidiano del Partito Popolare Italiano ‘Il Popolo Veneto’), gli ambienti che ho frequentato fin da molto giovane, mi hanno spinto, gradualmente a un crescente impegno in vari campi e aiutato a coltivare un forte interesse culturale e religioso, da singolo e da associato[…]. Mentre quindi attendevo a una preparazione culturale seria, cresceva in me l’attenzione alla situazione politica. […]. Fu naturale che quell’ambiente favorisse il formarsi in me di una sensibilità viva per la politica di ispirazione cristiana, democratica». Questo elemento attinente alla educazione e agli ambienti educativi è di notevole importanza per noi oggi che ci troviamo ad affrontare una grave crisi educativa che affonda le sue radici nella crisi della famiglia e del ruolo educativo della scuola e dell’associazionismo.

Altro elemento di notevole valore per la sua formazione intellettuale, culturale e il delinearsi di una visione della vita e della storia fu la frequentazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove studiò dal 1933 al 1937, grazie ad una borsa di studio. In questo ambiente conobbe personalità di rilievo come Dossetti e Lazzati e si formò in lui una sensibilità e apertura per l’impegno politico, per il bene comune di ispirazione cristiana e di orientamento democratico, «molto aperta – egli annota – ai problemi dei lavoratori e delle classi popolari» (dall’Autobiografia, cinquant’anni da ripensare).

Arruolato nell’esercito nella II Guerra Mondiale, fece parte degli alpini inviati sul fronte russo. Rientrato in Italia, prese parte alla Resistenza. È di questo periodo una delle prime pubblicazioni sulla democrazia, diffusa clandestinamente col titolo “La politica del buon senso”.

Dopo la liberazione partecipò alla organizzazione del Centro di accoglienza presso il Collegio Barbarigo degli ex internati che tornavano dai campi di concentramento in Germania.

Comincia allora la sua partecipazione attiva alla vita politica nazionale. Eletto deputato all’Assemblea Costituente, negli anni ’60 diviene Ministro della Pubblica Istruzione, Ministro della Difesa e, nel 1974, Ministro della Sanità.

Ha assolto queste alte responsabilità con uno spiccato senso del dovere, un comportamento morale integro, con generosa dedizione di tempo e di energie, alieno dalla vita mondana di salotti e feste. Per lui l’esercizio dell’autorità consisteva nel servizio al bene comune, fondato sulla giustizia, la verità, la solidarietà.

Aveva un carattere forte, deciso, che andava alla sostanza delle cose, senza indulgere a sentimentalismi o ad un superficiale cameratismo.

Ritiratosi per l’età dalla vita politica attiva, e rimasto vedovo, trascorse gli ultimi anni a Padova nel silenzio, nel raccoglimento e nella preghiera. Sostenuto dalla fede e dalla speranza cristiana, ha accettato con serenità il declino fisico, amorevolmente assistito dai figli e dalla signora Ludomila, come anch’io ho potuto constatare in una visita che gli feci. A volte, uscendo dall’episcopio lo vedevo incamminarsi a passi lenti o uscire dalla Cattedrale, dove, finché le forze lo permisero, partecipava alla S. Messa.

Manifestava così una fede viva e profonda nella parola di Cristo che abbiamo ascoltato dal S. Vangelo: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo […] chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò all’ultimo giorno» (Gv 6, 51.54).

La nostra vocazione suprema è la vita eterna, vita di perfezione assoluta e di felicità piena e duratura nella festosa comunione della Gerusalemme del cielo, nei nuovi cieli e nella nuova terra che Dio ha preparato per coloro che l’hanno adorato, amato e servito, in questa vita terrena. Alla risurrezione finale partecipa anche il corpo, parte integrante della persona, per cui anche «il corpo corruttibile sarà vestito di incorruttibilità» (cf 1Cor 15, 54). Per questo il celebrante benedirà e incenserà il corpo di Luigi Gui.

Teniamo presente che questo compimento immortale e felice della vita terrena è possibile in virtù della fede e della comunione di vita con Cristo.

 questa S. Messa, come comunità cristiana presentiamo al Signore della vita il nostro fratello Luigi, supplicandolo di purificarlo dai suoi peccati con il suo sangue prezioso e di ammetterlo alla pienezza di vita e di gioia nella pace del suo Regno.