È il giorno del PD, mentre tutti magari inseguono le vicende Governo-Europa. Ma non c’è alcun dubbio che la parte più squisita consegnataci oggi, è la riflessione sullo stato di salute del Partito Democratico.

Non si tratta di una vicenda scabrosa come quella capitata alla Presidente della Regione Umbria, né le vicende Calabresi, bensì qualcosa di molto più profondo. Infatti, il Segretario pidino è ammutolito, fa pigolare qualche vecchio compagno, ma la cortina del riserbo sembra granitica.

Mai fino ad ora, i partiti del centro sinistra, e questo vale anche per le compagini del centro destra, si erano spinti a tanto. Eppure è capitato. La delicatezza del caso fa pensare a qualcosa di molto scabroso.

Per ritornare alla storia, a decidere il destino dei giudici nell’epoca fascista, ci pensava la politica. Chi mettere qui, chi mettere là, chi togliere, chi promuovere. Insomma, fare il cattivo e bel tempo secondo le ragioni assolutamente politiche. La giustizia serva della politica.

La modernità sorge con la netta distinzione e l’invalicabile autonomia dei tre poteri dello Stato: politico, giudiziario, parlamentare. Mettere a repentaglio l’indipendenza di ciascuno di questi, significa cancellare le grandi conquiste democratiche da più di duecento anni a questa parte.

Cosa ha fatto Lotti? Perché quella cena? Sicuramente una serata in un ristorante tra personaggi di quella portata non è certo servita a disquisire sulla biennale di Venezia, sulle ultime ricerche di fisica quantistica, né se era giusto o non premiare l’ultimo libro al Campiello.

Tutti quanti sappiamo ben immaginare il senso di quel incontro. Un convivio all’insegna di una probabile relazione tra volontà politica ed espressione giudiziaria.

L’ulteriore domanda che pongo a voi tutti, è la seguente: Lotti gustava quel vino e quella saporita carne o pesce, in quel banchetto a nome del tutto personale o lo faceva come esponente del Pd? Non avrete sicuramente dubbio nel dare preminenza alla seconda via, vero? Lotti non era un semplice cittadino, era un alto esponente del Pd, si dice fosse pure il braccio destro di Renzi e, ve lo confesso, non ho studiato dettagliatamente le date, se all’epoca fosse pure Ministro della nostra Repubblica. Indagherò, fatelo anche voi.

Siamo di fronte a un fenomeno sconcertante. Pensate cosa ha combinato quel sodalizio. Del resto, per quel che so, leggendo i giornali, sembrerebbe ci sia stato anche un tentativo di coinvolgimento del Quirinale. Che bufera e che guazzabuglio.

L’organo più autorevole della magistratura, reso gracile e incerto. Peggio di così, mai.

Nemmeno le leggi ad personam di vecchia memoria – penso a Berlusconi – possono essere comparabili con quanto emerge da questo insofferente ginepraio democratico.

Voglio proprio vedere cosa scrivono e come commentano quelli del Pd, che so e che qualche anno fa sparavano ad alzo zero sulle persone che erano semplicemente informate su qualche indagine minore, se non del tutto marginale indagine. Sono convinto che questi staranno zitti e dimostreranno una profonda malafede politica.

Il seppur mediocre risultato alle europee mostrava una leggera ripresa, dopo il tracollo del ’18 (18%), oggi sembra essere irrimediabilmente raffreddato da quello che tutti sorprendentemente scopriamo.

A meno che, Zingaretti, non decida di espellere dal Pd tutta la Segreteria di Renzi – quinquennio 2013/2018 – in modo tale che così dimostri al Paese che il suo Pd non ha più niente da fare con i responsabili del fatto di cui abbiamo trattato.