18 GENNAIO 1994: A 75 ANNI DALL’APPELLO DI STURZO, RINASCEVA IL PPI. PER MATTARELLA, CHIUSA LA DC, S’APRIVA UNA “UNA STORIA PIÙ AMPIA”.

Sergio Mattarella, direttore de “Il Popolo”, il 18 gennaio 1994 scriveva un editoriale (“Perché siamo in campo”) in cui scandiva le ragioni del ritorno all’antico nome di partito: la DC “chiude formalmente la propria storia perché possa continuare una storia più ampia”.

Settantacinque anni separano il 18 gennaio del 1919 da quello di oggi. Oggi però la DC non rievoca quella data. Non celebra un avvenimento, lo pronuncia di nuovo. In un Paese immensamente cambiato rispetto alle sue condizioni di inizio del secolo, la Democrazia Cristiana chiude formalmente la propria storia perché possa continuare una storia più ampia: quella dell’impegno dei cattolici nella politica italiana. Altri partiti l’hanno fatto per rompere con il proprio passato, noi lo facciamo per ricollegarci al nostro passato e, sulla base di una straordinaria esperienza, dare vita a un nuovo soggetto della politica.

Che cosa pronunciamo nuovamente oggi? Innanzitutto una identità. Una vocazione laica, cristianamente ispirata. Una vocazione in nessun modo integralista, che darà vita non al partito dei cattolici ma a un partito di cattolici democratici che cercherà di vincere sulla base delle proprie proposte e di una propria, ritrovata coerenza tra fini e comportamenti, ciò che si era andato deteriorando e dissolvendo. Poi pronunciamo un impegno e un metodo di lavoro.

Perché la nostra proposta sia credibile, occorre far si che nel partito popolare non ci siano “padroni di casa“ e “ospiti“ e più o meno graditi. In altre parole è necessario intendere la costruzione del nuovo partito come un lavoro comune, che nasce dal basso, dal tessuto civile.

Che impegna le realtà vive di mondi diversi, e non solo di ispirazione cristiana, pronti a condividere un medesimo progetto di solidarietà, di progresso, di libertà e di giustizia, di sviluppo dell’unità nazionale nel solco della migliore tradizione del cattolicesimo democratico.Il Partito popolare vuole essere strumento politico della società civile, delle donne e degli uomini che credono nel valore della partecipazione politica, della responsabilità personale, dell’impegno diretto.

Non esistono scorciatoie che evitino la fatica, ma anche la passione di questa operazione politica. E a quella fatica sono chiamati tutti coloro che hanno a cuore il futuro della presenza politica dei cattolici.