Le pinze del potere. Il dopo-voto nell’analisi di “Die Zeit”.

Armin Laschet afferma che l’Unione [CDU-CSU] non può rivendicare, in base al risultato elettorale, il mandato a formare il governo. In ogni caso, vuole continuare a governare. In effetti, la paura dell’opposizione è troppo grande. L’articolo è apparso sul sito del quotidiano tedesco, alla sua traduzione ha provveduto la redazione de “Il Domani d’Italia”.

 

Ferdinand Otto

 

La CDU ha perso le elezioni. Quasi nove punti percentuali in meno rispetto alle ultime elezioni federali, nettamente al secondo posto dietro la SPD. Ha subito una sconfitta e però vuole ancora governare. La sera delle elezioni, il segretario generale Paul Ziemiak ha indicato l’obiettivo: “Una coalizione di CDU, FDP e Verdi sarebbe una vera coalizione per il futuro”. In realtà, con questo risultato l’antica vis di potere dell’Unione piega verso una sorta di hybris.

 

Questo ormai, in modo credibile e adeguato, nemmeno può essere spiegato alla propria gente. Alcuni leader cristiano-democratici, infatti, non se la sono sentita di allinearsi all’analisi di Ziemiak. Il primo ministro della Sassonia, Michael Kretschmer, ha detto di non capire perché mai l’Unione parlasse di un mandato di governo a livello federale. Nel suo Land, l’Unione è passata al terzo posto, dietro AfD e SPD. Anche Norbert Röttgen, membro della presidenza del partito, ha dichiarato al Morgenmagazin della ARD: “Io non parlerei di leadership”. Ci sono voci analoghe che provengono dal partito gemello [CSU]: “Il secondo posto – lamenta un dirigente – non ti dà diritto alla formazione di un governo”.

 

Ecco perché il capo della CDU a mezzogiorno, dopo le elezioni, appare molto più conciliante. “Nessun partito può ottenere un mandato di governo in base a un risultato così chiaro, nemmeno noi”, afferma proprio lui, il candidato cancelliere dell’Unione, Armin Laschet. Insomma, non s’è mai espresso in modo da generare equivoci, anzi la sera delle elezioni “è stato molto chiaro”. Da un punto di vista semantico potrebbe anche essere vero, dato che non ha mai usato in senso stretto le parole: “Il mandato di governo ci appartiene”. Tuttavia non ha mai detto neppure il contrario, ossia andiamo all’opposizione.

 

Lunedì, intanto, torna a ripetere quello che aveva dichiarato domenica: l’Unione vuole governare. Dice infatti Laschet: “Siamo convinti che un governo guidato dall’Unione sarebbe la cosa migliore per il Paese”. Il cancelliere in Germania sarà quello che nel Bundestag tedesco otterrà la maggioranza. Solo chi riesce a comporre gli antagonismi può ambire a diventare cancelliere. E quindi sottolinea: “Chi ha il 25 per cento non detiene automaticamente la maggioranza”. Sta di fatto che le coalizioni non sono unicamente il prodotto dell’aritmetica, ma anche il frutto di accordi su questioni sostanziali. Tant’è che neanche scarta una Grosse Koalition, sebbene chiarisca subito che probabilmente non sarebbe la preferita, oggi come oggi, né dell’una né dell’altra parte.

 

Quindi, nessun mandato a priori e tuttavia pronti a partecipare al governo. È da capire bene, questo. Già la sera della sconfitta elettorale, Laschet era al telefono con  FDP e Verdi. Continuerà a farlo e il Consiglio federale [dell’Unione] lo asseconderà. La maggioranza vuole restare al potere. Dicono al partito che voci critiche sulla questione non sono emerse, neanche contro il leader del partito. Ciò attiene al senso di responsabilità istituzionale, afferma un membro della presidenza. Indubbiamente c’è del vero in questa affermazione. È probabile però che la paura dell’opposizione svolga un ruolo ancora maggiore. L’FDP potrebbe assumere il ruolo dell’Unione in un “governo-semaforo”, tanto che a lungo andare, secondo questa analisi, sarebbe per essa un grave fattore di indebolimento.

 

Se questa fosse l’unica preoccupazione, l’Unione potrebbe essere persino tranquilla. Invece il quartier generale della CDU sa anche che l’Unione dovrà pagare a caro prezzo la partecipazione al governo dei due partner minori.  Limite di velocità, protezione del clima, finanze pubbliche, sicurezza interna: se Laschet sacrificasse troppo gli orientamenti conservatori, incontrerebbe la resistenza del suo stesso partito. Avverte un cristiano-democratico quanto sia essenziale non rinunciare alla propria immagine, fino a renderla irriconoscibile, solo per governare. E aggiunge che ora non dovrebbe esserci nessuno spostamento a destra.

 

Per leggere il testo completo in lingua originale

https://www.zeit.de/politik/deutschland/2021-09/union-cdu-csu-bundestagswahl-niederlage-jamaika-sondierungen