L’analisi della Fondazione Tarantelli (Cisl) sulla crescita dei costi dell’energia.

Dal secondo trimestre del 2020 il prezzo dell’energia per i consumatori italiani è gradualmente aumentato arrivando a toccare circa  il 42% in più dei costi sulle bollette degli italiani. Per aiutare a comprendere i fattori che hanno determinato l’impennata dei prezzi dell’Energia, argomento che sta caratterizzando l’attuale condizione economica, specie i riflessi che tutto ciò comporta sulle famiglie, sul lavoro, sulle imprese e sui servizi, la Fondazione Ezio Tarantelli ha inteso avviare l’analisi (curata da Antonello Assogna). Di seguito proponiamo il capitolo riguardante le “principali cause” del fenomeno, consentendo ai lettori di utilizzare il link a fondo pagina per leggere il testo integrale del documento.

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Ma quali sono le principali cause di questa impennata dei prezzi dell’energia?

 

In forma proporzionale per molti studiosi l’origine di questo incremento è da ricondurre ai riflessi generatisi dalla concomitanza di alcuni accadimenti di carattere politico, geopolitico, economico- finanziario e ambientale con conseguenti riflessi tecnico-commerciali:

> la crescita della domanda di energia dovuta alla ripresa economica, che stime attestano intorno al +6% sul piano globale;

> una richiesta maggiore di energia dovuta a cause meteorologiche (un inverno e una primavera rigidi in Europa; estate calda in Asia), che ha comportato un utilizzo degli impianti di riscaldamento e climatizzazione, superiore alla media degli ultimi anni;

> un’estate poco ventosa in Nord Europa e un periodo secco in America Latina, che hanno rallentato l’offerta delle produzioni di energie rinnovabili primarie come l’eolico e l’idroelettrico.

A questi elementi si sono aggiunte le speculazioni finanziarie legate alla pressione sul mercato del gas naturale di alcuni titoli come i futures o i derivati, che allineati ai prezzi del gas, hanno moltiplicato l’effetto ben oltre la richiesta/domanda reale stessa dell’idrocarburo.

Abbiamo infatti assistito nei mesi scorsi e assistiamo ancora, a crescite con percentuali significative delle quotazioni di questi titoli, pur riscontrando una stabilità nei volumi di scambio. Infine i rapporti geopolitici tra Paesi produttori di idrocarburi fossili (in particolare di gas naturale) e Paesi utilizzatori sono il contesto nel quale emergono i principali condizionamenti nelle relazioni e negli equilibri globali, che si riflettono nelle ricadute di carattere economico e sociale.

Questi aspetti di carattere complessivo si manifestano poi direttamente attraverso fattori specifici che determinano la crescita progressiva dei costi dell’energia all’utente finale:

> L’aumento del prezzo dell’energia elettrica e del gas naturale (fondamentale per la produzione della precedente) sul mercato all’ingrosso;

> Il significativo incremento del costo dei permessi di emissione di anidride carbonica (CO2) nel contesto del sistema EU ETS, (European Union Emissions Trading Scheme) uno dei provvedimenti più importanti dell’Unione Europea per favorire la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nei settori produttivi a maggior impatto sui cambiamenti climatici.

Per comprendere al meglio gli effetti prodotti dagli aumenti sopraindicati, riportiamo i dati seguenti:

> Il prezzo sul mercato spot (quello all’ingrosso, giornaliero) del gas naturale al TTF1 è cresciuto circa del 500 per cento nell’ultimo anno, passando da 21 a 120 euro al megawattora2;

> Inoltre, si aggiunge il rincaro delle quote che le aziende europee si scambiano per controbilanciare le emissioni generate dalla combustione di fonti fossili (carbone, gas, petrolio3). Nel corso del 2021 si è passati da € 33 (gennaio) a € 79 (dicembre) a tonnellata di CO2.

Il mix di questi due elementi (materia prima e permessi emissione) ha prodotto una crescita del costo dell’energia elettrica all’ingrosso di circa il 400%, da € 61 a € 288 al MW/h, generando conseguentemente un aumento generalizzato della “bolletta energetica” per i consumatori finali (domestici, industriali, commerciali, etc….) in tutta Europa.

I fattori derivanti da una maggiore richiesta del gas naturale (con una conseguente scarsità di disponibilità della materia prima) e gli effetti della ripresa economica potrebbero essere giudicati come fenomeni transitori; altra previsione è invece attribuibile ai prezzi delle emissioni di CO2, che saranno stabilmente e gradualmente più elevati.

Ciò è ovviamente legato all’intensità con la quale i paesi affronteranno la lotta al riscaldamento globale. Bisogna osservare che attualmente l’ETS risulta ancora incompleto. Saranno infatti necessari degli interventi normativi (alcuni già previsti nelle proposte della Commissione Europea sul Green Deal) per diminuire l’indeterminatezza sulla prospettiva dei prezzi della CO2, al fine di orientare le scelte delle aziende, dei servizi pubblici e singoli consumatori.

Inoltre, l’ETS dovrebbe essere progressivamente esteso anche ai settori del riscaldamento e dei trasporti, ad oggi ancora esclusi.

Considerando quanto sopra descritto, è evidente che il tema delle fonti di approvvigionamento, della dipendenza energetica dell’UE e dei singoli Paesi e nel medio lungo termine la sostituzione del mix energetico, a partire dall’Italia, si ripropongono in termini ancora più incisivi; successivamente approfondiremo anche questi aspetti fondamentali.

Qui di seguito il documento completo in PDF 

analisi_costi_energia