Il 17 ottobre 1979, esattamente 40 anni fa, venne conferito a Madre Teresa di Calcutta il Premio Nobel per la pace.
Nata a Skopje Vilavet del Kosovo nel 1910 a 18 anni prese i voti e si trasferì in India dove trascorse la maggior parte della sua lunga vita, specialmente a Calcutta, dove nel 1950 fondò la Congregazione delle Suore Missionarie della carità e dove morì nel 1997.

La sua esistenza fu interamente dedicata alla cura dei poveri, degli indigenti, dei malati, dei diseredati, delle persone afflitte da ogni sofferenza umana e spirituale. La fama delle opere di bene realizzate con tenacia ed energia fisica straordinarie si espanse in tutto il mondo fino a renderla simbolo della promozione del bene comune, della difesa e valorizzazione della vita, finalizzando ogni istante della sua esistenza alla ricerca delle persone di cui prendersi cura, senza attendere che fossero gli altri a cercare di lei.

Per la sua dedizione al prossimo, una intera vita di abnegazione totale, continua, senza remore o condizionamenti culturali, ideologici, religiosi, di censo, di etnia, di origine sociale, è stata proclamata beata da Papa Giovanni Paolo (che aveva una predilezione speciale per questa suorina eletta a simbolo universale dell’amore senza ‘se’ e senza ‘ma’) il 19 ottobre 2003 e santa da Papa Francesco il 4 settembre 2016.

Madre Teresa di Calcutta ci ha lasciato il migliore insegnamento che una persona possa donare al genere umano: il buon esempio. Ancor di più: la totale dedizione al prossimo con una determinazione direttamente proporzionale all’intensità e alla gravità della sofferenza da lenire.
Da Lei abbiamo avuto in dono pensieri e riflessioni che – uniti in una sorta di allegoria della gratuità del bene senza condizione – costituiscono una sorta di “filosofia” della vita e per la vita.

Spese tutta se stessa per gli altri ed ebbe la gioia di poterlo fare per l’intera sua lunga esistenza.
Perché: “La felicità è un percorso, non una destinazione”….” C’è molta sofferenza nel mondo: fisica, materiale, mentale. La sofferenza di alcuni è da imputare all’avidità di altri. La sofferenza materiale e fisica è quella dovuta alla fame, alla mancanza di una casa, alle malattie. Ma la sofferenza più grande è causata dall’essere soli, dal non sentirsi amati, dal non avere nessuno. Con il tempo ho capito che l’essere emarginati è la malattia peggiore di cui un essere umano possa soffrire.

Quando ho fame, mandami qualcuno da sfamare. E quando ho sete, mandami qualcuno che ha bisogno di bere. Quando ho freddo, mandami qualcuno da scaldare. E quando sono triste, mandami qualcuno a cui dare conforto”. Non senza la consapevolezza che l’occasione di fare del bene è vicina, non lontana: “Se vuoi cambiare il mondo, vai a casa e ama la tua famiglia”.

Perché Madre Teresa si prodigò per la redenzione morale e materiale dei poveri diventando un esempio mondiale di amore e dedizione che le valse il premio Nobel per la pace e la santità?
Perché riuscì a domare la ribellione della sua anima di fronte a tanta sofferenza e a trasformarla in una straordinaria energia interiore che, a dispetto della fragilità della sua condizione fisica e del suo aspetto minuto e macilento, rivelò la forza incredibile della sua determinazione che si rinnova ogni giorno come monito e richiamo alle nostre indolenze, ai nostri effimeri turbamenti mondani, alle nostre debolezze.

La forza dell’amore la spinse a mettersi in gioco, a dare un senso preciso a quella parte della sua esistenza che non poteva non essere condizionata dalla folgorazione di un incontro, dalla possibilità di un gesto, di una scelta coraggiosa, di una decisione che dipendeva solo dallo slancio dei sentimenti, dalla consapevolezza morale e dalla volontà di fare.

Ma quella svolta fu resa possibile nella sua mente e nella sua anima fino a renderla eroica protagonista della generosità, e si ripete ogni volta ancora oggi nell’umanità intera in ogni gesto di amore e di bontà, proprio grazie alla straordinaria potenzialità emotiva e spirituale che ci rivela con rinnovato stupore quanto sia grande e ancora inesplorata la via che porta alla verità e al bene.