Giovedì 9 dicembre alle 18.00 nella ricorrenza della consegna del Premio, evento all’Ospedale Israelitico all’Isola Tiberina a Roma per la rassegna dedicata ai pazienti e ai sanitari. L’organizzazione dona ai ricoverati covid un grande numero di copie.

È il poeta dell’amore, dell’impegno civile e della vita, amato nel mondo intero. Esattamente cinquanta anni fa il cileno Pablo Neruda ricevette il premio Nobel per la letteratura. L’avvenimento viene celebrato e rievocato insieme alla tragica morte nemmeno due anni dopo. È Roberto Ippolito, autore di “Delitto Neruda”, pubblicato da Chiarelettere, a raccontare tutta la storia giovedì 9 dicembre 2021 alle 18.00 in coincidenza con la ricorrenza all’Ospedale Israelitico all’Isola Tiberina a Roma con l’organizzazione di Dottor Libro, gli appuntamenti letterari dedicati a pazienti, familiari, medici e personale sanitario e aperti a tutti promossi nelle strutture sanitarie da Claudio Madau.

Per l’occasione Dottor Libro dona ai ricoverati covid dell’ospedale un grande numero di copie di “Delitto Neruda”, il libro che con vaste ricerche internazionali smentisce la versione ufficiale della morte per il cancro alla prostata. “Il poeta Premio Nobel ucciso dal golpe di Pinochet” si legge sulla copertina.

L’incontro, in presenza con i limiti dell’attuale situazione sanitaria, è realizzato in collaborazione con il Festival Mondo Eco che lo trasmette sui propri canali social, così come fanno “Dottor Libro” e l’Ospedale Israelitico.

Il Nobel, consegnato a Stoccolma il 10 dicembre 1971, suggellò la luminosa carriera culturale di Neruda, consacrato senza confini a soli vent’anni con “Venti poesie d’amore e una canzone disperata”, pubblicato nel 1924.  Dal “Canto generale” alle “Odi elementari”, Neruda è “uomo fra gli uomini” come disse l’ispanista e traduttore Giuseppe Bellini. Un uomo legato alla sua terra, che inneggia all’America Latina, con forti passioni, battagliero politicamente. “Una specie di re Mida che trasformava in poesia tutto quello che toccava” lo definì Gabriel García Márquez, a sua volta poi vincitore del Nobel nel 1982.

Roberto Ippolito ricorda tutto questo, mettendo in evidenza con “Delitto Neruda” come i suoi versi siano finiti nel mirino del regime autoritario che ha sconvolto il Cile. Con l’instaurazione della dittatura militare di Augusto Pinochet, in Cile l’11 settembre 1973, finisce un sogno. Le case di Pablo Neruda devastate, i suoi libri incendiati nei falò per le strade. Ovunque terrore e morte. Anche la poesia è considerata sovversiva. A dodici giorni dal golpe che depone l’amico Salvador Allende, Neruda muore nella Clinica Santa María di Santiago. La stessa in cui, anni dopo, morirà avvelenato anche l’ex presidente Frei Montalva, oppositore del regime. Il decesso di Neruda avviene alla vigilia della sua partenza per il Messico, ufficialmente per il cancro. Ma la cartella clinica è scomparsa, manca l’autopsia, il certificato di morte è sicuramente falso.

Ippolito ha raccolto le prove sostenibili, gli indizi e il movente della fine non naturale di Neruda, sulla scorta dell’inchiesta giudiziaria volta ad accertare l’ipotesi di omicidio, e per questo contrastata in ogni modo da nostalgici e negazionisti. Per la sua drammatica ricostruzione, l’autore si è avvalso di una vasta documentazione proveniente dalle fonti più disparate: archivi, perizie scientifiche, testimonianze, giornali cartacei e on-line, radio, televisioni, blog, libri, in Cile, Spagna, Brasile, Messico, Perù, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Italia.

“Delitto Neruda” è scritto con il rigore dell’inchiesta e lo stile di un thriller mozzafiato. Protagonista, una figura simbolo della lotta per la libertà, non solo in Cile, vittima al pari di García Lorca, suo grande amico e illustre poeta, ucciso dal regime franchista. “Il mondo deve sapere la verità sulla morte di mio zio Pablo” afferma Rodolfo Reyes, nipote di Pablo Neruda e rappresentante legale dei familiari.

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