A 30 anni da Maastricht

 

Un anniversario che obbliga a pensare al futuro dell’Europa. Il testo è pubblicato su “Democraticicristiani- Per L’Azione”in uscita domani nella versione digitale (pdf).

 

Maurizio Eufemi

 

Il 7 febbraio cade il trentennale del Trattato di Maastricht, una tappa fondamentale nel cammino della costruzione della Unione Europea.

 

Viene ricordato più per il vincolo esterno, con i suoi parametri sul disavanzo, sul rapporto debito-Pil, sull’inflazione, sul livello dei tassi che come atto politico base della moneta unica attraverso i programmi di convergenza. Quel Trattato, invece, ha posto le premesse per la costruzione dell’Euro, la moneta unica, simbolo di identificazione collettiva di 447 milioni di cittadini europei.

Esso poggia sul percorso costruito con il rapporto Werner del 1970 e con l’Atto Unico di Jacques Delors del 1986.

Andrebbe anche ricordato che il programma elettorale della Dc, con Arnaldo Forlani segretario politico, nel 1992 fu tutto incentrato sulla novità di Maastricht. La presentazione del documento avvenne a Firenze, città simbolo in virtù della presenza dell’Istituto Europeo. Il clima fu di grande entusiasmo, si sentiva molto – e a ragione – l’importanza del momento.

Che dire, oggi? Un rinnovato europeismo può essere determinante per ridare slancio all’Unione Europea, dato che ha bisogno di nuovi coraggiosi protagonisti. In effetti – come disse una volta Helmut Kohl in un incontro a Palazzo Giustiniani – non c’è una via comunitaria senza compromessi.

Dunque, se riconosceremo,di aver commesso anche qualche errore – nemmeno il Trattato di Maastricht è perfetto – non dovremo vergognarci di avere concepito una opera importante ed ammettere che essa era circoscritta ad un periodo limitato, che comunque ha spianato la strada verso il futuro.