A cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, il più grande poeta civile italiano dai tempi di Giosuè Carducci.

 

Sono caduto da sempre, e un mio piede è rimasto impigliato nella staffa, così che la mia corsa non è una cavalcata, ma un essere trascinato via, con il capo che sbatte sulla polvere e sulle pietre. Non posso né risalire sul cavallo degli Ebrei e  dei Gentili, né cascare per sempre sulla terra di Dio [Pier Paolo Pasolini, Le lettere].

Genny Di Bert

 

Per ricordare i cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922) ho scelto di condividere con i lettori un brano dalla raccolta di versi friulani Dov’è la mia patria, edita nel 1949.

 

Il Friuli, regione materna di Pasolini che la rese propria, assorbendone cultura e tradizione, esplorando la metrica e la poetica di un’antica lingua.

 

Una poesia che fa riflettere sui conflitti, la libertà, la pace e l’amore tra le genti.

 

«Si clamaràia italia? Ciantaràni tal so grin miliòns di muàrs tal so grin, i ciantaràiu tal so grin? – italia, nòn lusìnt? No, fantàt! La gnoransa, la pasiensa, li passiòns, li passiòns sensa amoùr. No, fantàt! La gnoransa, la pasiensa, li passiòns. Sinc àins di lementàrs, mil àins di lavòur bestemis e ombrena di pensadis rudis, patria! Scuela, bestemis e ombrena, e cròus dal lavòur dut pierdùt ta la gnoransa, la pasiensa, l’italia e i mil àins di lavòur. No, fantàt! La patria a è par me na sèit Sierada ta un sen àrsit dal sec. Nissùn a no ama i me mil àins di lavòur, la me patria a è ta la me sèit di amòur. No, fantàt!».

 

«Si chiamerà italia? Canteranno nel suo grembo milioni di morti, nel suo grembo? Canterò nel suo grembo? – italia, nome lucente? No, giovane!  L’ignoranza, la pazienza, gli scontenti, gli scontenti  senza  amore.  No, giovane! L’ignoranza, la pazienza, gli scontenti. Cinque anni di elementari, mille anni di lavoro, bestemmie e ombra di pensieri grezzi, patria! Scuola, bestemmie e ombra, e la croce del lavoro, tutto perso nell’ignoranza, la pazienza, l’italia e i mille anni di lavoro. No, giovane!  La patria è per me una sete chiusa in un petto bruciato dall’arsura. Nessuno ama i miei mille anni di lavoro, la mia patria è nella mia sete di amore. No, giovane!».