Anche noi, sinistra dc, dobbiamo fare mea culpa sulla “semplificazione” della dialettica democratica

L’autore risponde alla nota di Lorenzo Dellai pubblicata ieri su queste pagine online. La presa di posizione tende anche a spiegare il perché della costituzione di “Insieme”, il soggetto politico fortemente voluto dal prof. Zamagni. L’invito all’autocritica chiama in causa le responsabilità di quanti hanno operato nel solco del cattolicesimo democratico negli anni a cavallo della dissoluzione della Dc.

Lautore risponde alla nota di Lorenzo Dellai pubblicata ieri su queste pagine online. La presa di posizione tende anche a spiegare il perché della costituzione di Insieme, il soggetto politico fortemente voluto dal prof. Zamagni. Linvito allautocritica chiama in causa le responsabilità di quanti hanno operato nel solco del cattolicesimo democratico negli anni a cavallo della dissoluzione della Dc.

Leggo sempre con interesse gli interventi di Dellai, pieni di forte partecipazione ai difficili momenti di scelta della nostra vita politica. Da tempo mi sono persuaso che parte della responsabilità di questi difficili momenti la portiamoanche noi, partecipi a suo tempo di una scelta bipolarizzante della vita politica italiana.

La strada tracciata da Sturzo, De Gasperi e Moro è stata sempre attenta a evitare questa falsa scorciatoia ai problemi storici della democrazia parlamentare del nostro Paese. A ben riflettere con tale scelta bipolarizzante siamo stati anche noi di una certa sinistra dc a favorire, appunto,la illusione che la democrazia diretta semplificasse e aiutasse il Paese a risolvere i problemi che vengono da molti attribuiti superficialmente alla democrazia perlamentare come espressione compiuta della rappresentanza politica.

Dimenticavamo tutti che i problemi della politica, come ogni problema della vita, sono complessi e si risolvono sempre con lo studio, il dialogo, il compromesso, inteso come accordo sui punti nodali dei contrasti. Abbiamo favorito la nascita del Pd, pensando alla fusione delle due culture progressiste di origine cattolico-democratica e social-comunista. E abbiamo favorito la radicalizzazione della lotta politica italiana.

Questo solo dal punto di vista ideologico-astratto. Nei fatti la polarizzazione che ne è nata è stata piuttosto quella amico-nemico. E sul piano effettivo si è prodotto un aumento della polverizzazione della lotta politica in Italia. Occorre che TUTTI cambiamo rotta. La lotta politica deve tornare ad essere il confronto moderato da parte di TUTTI sui programmi, attorno cioè alle soluzioni concrete dei problemi.

Ogni visione di tipo statico, in qualche modo assolutizzante, diviene di fatto un’astrazione ideologica, cioè un impedimento alla soluzione dei problemi, sempre concreti e complessi perché frutto della vita e dei processi storici.

Ecco perché, vorrei dire a Dellai, abbiamo convenuto di far nascere “Insieme”. È la sola rotta storica della vita politica italiana fin dalle origini risorgimentali, rotta da riprendere, aggiornare, rinnovare, ma non abbandonare per strade falsamente semplificatrici. Urge tornare a considerare l’avversario come chi è portatore di soluzioni da correggere, non come il nemico da combattere.

Il dialogo è sempre da privilegiare fino in fondo. Solo la dittatura, la tirannia, l’anti-democrazia, il non-dialogo è il nemico. Con l’altro, in particolare con il diverso, si dialoga fino in fondo. Soltanto una chiusura netta provoca chiusure altrettanto nette (e perniciose). Purtroppo il nemico, comunque lo si chiami, è anche nostro figlio, dipende cioè anche da nostre errate posizioni non dialoganti, e cioè, al fondo, di carattere ideologico. Il discorso vale anche per il populismo.

Torniamo allora a rileggere Sturzo, De Gasperi e Moro, rinnovando e attualizzando la strada maestra da loro percorsa. Ne trarremo insegnamenti utili per il nostro presente e per l’immediato futuro.