Adesso al Centro serve un leader di orientamento cattolico popolare

Anche per il Centro politico e di governo si pone il tema di una leadership nazionale espressione dell’area cattolico popolare e sociale. Perché il Centro senza cattolici popolari è semplicemente una non presenza.

Dopo il ritorno della destra democratica e di governo, dopo il decollo di una sinistra libertaria, radicale e massimalista, dopo il consolidamento della prassi e della sub cultura populista e qualunquista dei 5 stelle, è del tutto naturale che nel nostro paese decolli anche un Centro politico, riformista, democratico e di governo. Ma questo non per una esigenza geografica o per una rendita di posizione ma, al contrario, per una ragione di ordine squisitamente politica e culturale.

Certo, il Centro non può che essere culturalmente plurale anche se politicamente è sempre più necessario che sia maggiormente caratterizzato. E, al riguardo, una leadership politica cattolico popolare a livello nazionale diventa un elemento quasi fisiologico. E questo non solo perchè nel nostro paese il Centro si è storicamente identificato con l’esperienza, la storia e la cultura del cattolicesimo popolare e sociale. Ma per la semplice ragione che questa cultura e questa sensibilità politica e sociale devono nuovamente essere presenti nella cittadella politica italiana perchè servono al paese e sono utili alla qualità della nostra democrazia. E il luogo e lo spazio politico naturale di questa cultura sono, appunto, il Centro. Un Centro che, com’è altrettanto ovvio, è plurale ma che sotto il profilo del suo progetto politico non può che risentire anche dell’apporto della cultura cattolico popolare e sociale.

Però, per poter caratterizzare con maggior forza l’impronta di questa cultura, la futura formazione politica di Centro deve anche avere una leadership nazionale di matrice cattolico popolare. Che sia donna o uomo non ha nessuna rilevanza. Purché l’elemento politicamente determinante è che questa cultura sia visibile e in grado di contribuire, con altri filoni ideali, a costruire un progetto politico democratico, riformista e di governo. Non è lontanamente pensabile che nel nostro paese, e non in un sistema politico astratto o virtuale, ci sia un Centro inteso come un semplice prolungamento della cultura liberale o repubblicana o tardo azionista. Ovvero, per dirla in altri termini, pensare al Centro solo come ad una sorta di “partito liberale o repubblicano di massa”. Di massa si fa per dire, come ovvio.

Per questi semplici motivi anche il cosiddetto “terzo polo” adesso deve porsi questa domanda. E cioè, non di un leader cattolico popolare alla guida del partito – i leader non si inventano a tavolino ma sono il frutto concreto della battaglia politica sul campo – ma, al contrario, quello di non ripetere esperienze e modelli di un recente passato che difficilmente possono incrociare consensi e adesioni popolari e di massa. È giunto il momento, cioè, di dare una sterzata decisiva al futuro e alla prospettiva di questa scommessa di Centro. L’unico dato che non si può replicare passivamente è quello di pensare che la riscoperta del Centro e la declinazione di una vera ed autentica ‘politica di centro’ possano decollare e consolidarsi proseguendo stancamente quello che è stato il terzo polo” sino ad oggi. È evidente a tutti, del resto, che anche in questo campo politico serve una discontinuità rispetto al passato anche solo recente. Quello che, comunemente, viene definito come un colpo d’ala. Ed è proprio su questo versante che si pone anche il tema di una leadership politica nazionale di un esponente dell’area cattolico popolare e sociale. Più che di una scommessa o di una avventura, si tratta di un investimento politico decisivo e qualificante per riavere un Centro credibile e affidabile nel nostro paese.