La stabilità sembra una vocazione in via di totale smarrimento. Molti ondeggiano come fosse l’esercizio più adatto per presentarsi in vestito di festa dentro questo mondo. Luigi Di Maio, ieri, ha rappresentato in un modo principesco la moda che furoreggia in questi strani tempi.

Non dovete fermarvi alle parole. Se leggete il resoconto da lui fatto all’uscita dell’incontro con il Presidente designato, non cogliereste la sostanza del fenomeno. Bisogna guardare le riprese televisive. Perché ciò che viene detto può essere capito solo se accompagnato dall’immagine offerta.

È proprio l’espressione del volto, quella tensione, gli sguardi secchi, ritmati da una nevrosi fuori posto. Totale mancanza di serenità. Questo è l’alveo in cui vanno collocate quelle parole.

Luigi Di Maio rappresenta l’equilibrio instabile di una volontà. Non può essere questo un capo politico. Vien da pensare che all’interno del Movimento 5Stelle stia capitando qualcosa di grosso. Un partito pluricefalo; parla Beppe Grillo; viene incoronato Giuseppe Conte; dietro le quinte c’è la macchina risolutrice, proprietà di Casaleggio e, in ultimo, la bandierina svolazzante di Luigi Di Maio. Quest’ultimo, fino a qualche giorno fa, era l’indiscusso capo politico, oggi, sta ruzzolando in una preoccupante instabilità.

Che pensi a se stesso? Che rivolga la sua attenzione al suo destino?

Non è da escludere. Del resto, a trentun anni e mezzo, non possiamo pretendere che sia animato dalla saggezza di un Ciriaco De Mita (novantun anni), o di Sergio Mattarella che è la vera saggezza di questa nostra Repubblica.

Vi pare possibile che l’intero Paese registri la sua condizione sulla scorta di una volontà affidata a una persona come Luigi Di Mao?

Sembra quasi un libro paradossale. Ma è così.

Lo sottoporranno a intense docce scozzesi. Vedremo se almeno il freddo, gli darà un’ossatura che per adesso è del tutto mancante.