Le carte sono state tutte giocate. Almeno in questa prima parte dell’anno. Il responso non lascia dubbi. Le cose resteranno ancora come sono, anche se, beninteso, sarebbero rimaste tali anche in caso contrario. Quest’ultima affermazione, ad esser sinceri, non aveva e non ha alcun fondamento sicuro, né una condizione logica garantita.

L’errore di Matteo Salvini è presto individuato. Avrebbe probabilmente vinto in Emilia Romagna, se non avesse fatto più chiasso del solito. Ai dati del maggio scorso, non c’era gara: il centro destra avrebbe anche raccolto il seggio di governatore della Regione. L’aver invece pigiato troppo l’acceleratore a metà autunno, ha provocato una vistosa reazione da parte di quell’elettorato che mal sopporta chi fa certi proclami. Li ha così svegliati. E questi hanno iniziato a riempire le piazze non solo emiliane romagnole, ma anche in altre parti d’Italia.

Machiavelli non ha avuto certo presa su Salvini. Avesse studiato il grande fiorentino, quell’errore autunnale non l’avrebbe senz’altro commesso. E adesso paga. E, come sempre accade, ogni mossa ne richiamerà altre. Trovandoci in un sistema particolarmente energetico e quindi per nulla stabile, non escludo che il voto dell’Emilia possa essere una miccia che accenda altri fenomeni nel nostro Paese.

Comunque sia, queste elezioni hanno sancito un processo credo irreversibile: i 5Stelle hanno ormai raccolto solo pive nel proprio sacco e i voti li hanno distribuiti alle altre formazioni politiche. Quel misero 4% è un segno tangibile dell’inarrestabile declino. Non sarà più né Grillo, né tantomeno le stranezze delle piattaforme Rosseau a galvanizzare un corpo ormai spento.

Il quadro che emerge da questo voto, pone una serie di problemi. Il primo riguarderà il Governo Conte; il secondo la tenuta di una maggioranza in fase di totale cambiamento di consensi e di forza; quanto risentirà Renzi di questo risultato; l’evoluzione prevista da Zingaretti del suo partito; il riordino della modalità politica di Salvini nel suo campo; la definizione di un neo bipolarismo nazionale.

Non mi sono scordato della elezione Calabrese. Però, qui i dati sono veramente avari. Nessun partito raggiunge il 16%; il frazionamento è incredibilmente elevato; la distanza tra centro destra e centro sinistra è abissale; nonostante questo, il Pd con un misero 15% è il primo partito di quella regione.

Cosa attendersi adesso? A tutta prima, penserei a una fase più quieta. Almeno fino a metà primavera. Ricordo che elezioni locali segneranno nuovamente lo scontro politico. Ma almeno ci toglieremmo l’inverno da possibili crisi di governo.