Alla ricerca del Natale perduto

Rimane in ciascuno di noi il desiderio insopprimibile di ritornare per un giorno bambini.

Natale è  un giorno di ricordi più che di speranze. Ricordo i Natali della mia infanzia   . Erano tempi diversi si coglieva la bellezza del presente e si guardava con fiducia al domani, c’era più attesa, più innocenza, più intimità, una magia speciale. Mio padre teneva molto agli  addobbi dell’albero e del presepe. Curava ogni dettaglio. Trovavamo i regali al mattino ed era sempre una gioia e una sorpresa. Il pranzo durava fino al pomeriggio. Ci si parlava, si comunicava, gli anziani erano ascoltati con rispetto, i bambini sapevano distinguere i ruoli genitoriali. Tutto scorreva  lentamente  perché quel giorno ogni altra cosa  si doveva fermare  per contemplare l’arrivo del bambinello in ciascuna casa. Eravamo diversi dentro  ed era la realtà che si adattava al nostro sentirci un po’ speciali.

Hegel studiato alle superiori ci parlava di interiorità oggettiva. Il Natale semplice della gente semplice ci insegnava che esisteva in ciascuno di noi una interiorità soggettiva fatta di emozioni, intimità, sensazioni  speciali. Un giorno atteso e reso  sacro, non un giorno qualunque come sta diventando, nel grande casting sociale della mistificazione e del pensiero omologato ai luoghi comuni e all’apparenza.

La famiglia rinsaldava gli affetti e simbolicamente rappresentava l’allegoria di quella festa speciale.
Ripensati oggi si tratta di ricordi sideralmente  lontani nel tempo e nei contesti di vita abituali. Ricordare ha il sapore di un bilancio, lo sguardo a ritroso ci restituisce momenti speciali e indimenticabili nelle storie personali delle nostre esistenze apparentemente effimere.

Eppure oggi a riguardarle contano eccome.
Siamo cambiati noi o  è cambiato il significato del Natale? Certo il mondo è messo male se la Messa di mezzanotte è abolita per ragioni sanitarie: una cosa che non avremmo mai immaginato, ci saranno motivazioni valide per la scienza ma non significative  per il cuore.
Consumismo e globalizzazione hanno sradicato le tradizioni e ci hanno privato di libertà personali un tempo sacre e irrinunciabili. Il mondo intorno a noi sta cambiando vorticosamente e l’umanità sta perdendo il gusto della lentezza, della meditazione, del pensiero divergente.

Natale diventerà definitivamente un bene di consumo a progettazione variabile?

Il panta rei della vita fa scorrere tutto verso l’ignoto.
Manca un modello di società giusta che garantisca una sostenibilità per tutti,  le povertà materiali e spirituali dilagano in un mondo sempre più indifferente, rancoroso, dove cattiveria ed egoismo ci fanno vivere una sorta di tutti contro tutti.
Natale un tempo era preceduto da una lunga attesa ed era vissuto con una intensità emotiva che oggi il relativismo esistenziale ci sta sottraendo , privandoci del  “ gusto di vivere”.

La secolarizzazione lo rende un giorno qualunque , da passare in fretta, di vivere con l’ansia anticipatoria di un domani privato di certezze.
Natale era un passaggio cruciale nella nostra vita. Oggi lo viviamo come una ricorrenza obbligata che si celebra alle casse dei supermercati, nei negozi e nello shopping compulsivo.

Rimane in ciascuno di noi il desiderio insopprimibile di ritornare per un giorno bambini.
Speriamo che la folle corsa verso l’indeterminato non ci privi di questa innocente e gratuita soddisfazione. Ecco: il Natale dovrebbe essere il giorno della gratuità e del dono senza ritorno. Speriamo che PIL, pandemia, sentimenti deliberatamente vocati al male , prepotenza della politica, odio per il nostro prossimo, ingiustizia  e violenza del Dio denaro non lo rendano a poco a poco un giorno qualunque , confuso e annullato nel mesto calendario di una vita piatta. Un Natale autentico dovrebbe insegnarci a vivere ogni giorno dell’anno. La parola chiave è amore : cerchiamo di usarla più spesso.
Auguri!