Dunque, ricapitolando, salvo Napoli non c’è l’accordo che il Nazareno rivendicava. I grillini vanno per conto loro: a Roma, contro tutto e contro tutti, si ricandida la Raggi. Ma al ballottaggio? Ecco, se vogliono vincere, i candidati del Pd, eventualmente impegnati al secondo turno, sono obbligati a chiedere i voti al Movimento. Non sarebbe meglio farlo presente fin d’ora?

Le prossime elezioni amministrative rappresentano uno spartiacque importante per i futuri equilibri della politica italiana. Del resto, ogni qualvolta in Italia si vota in una manciata di comuni, l’intera politica nel nostro paese risente degli equilibri che si vengono a creare. Figuriamoci con il voto per la scelta del Sindaco nelle più grandi città italiane e in molti capoluoghi di regione. Praticamente in tutti quelli più importanti e significativi: da Torino a Milano, da Napoli a Roma, da Bologna alla Regione Calabria. E in moltissimi altri comuni di grande importanza. Insomma, questa volta si tratta di un test politico di particolare rilevanza che inesorabilmente avrà delle conseguenze concrete sul quadro politico nazionale.

Ora, se sul versante del centro destra non ci sono particolari novità, anzi quasi nessuna per quanto riguarda il capitolo dei ballottaggi, nel campo della sinistra c’è un nodo che inizia ad essere sempre più curioso e singolare, soprattutto per come viene concretamente affrontato e pubblicamente spiegato.

Mi riferisco, nello specifico, ai due grandi comuni dove la competizione politica è più incerta e dove l’alleanza tra il Pd e i 5 stelle non si è concretizzata al primo turno, ovvero Torino e Roma. Per essere chiari, tutti sanno, ma proprio tutti, che in quelle due grandi città la sinistra può ambire a battere il centro destra al ballottaggio solo se ci sarà una “alleanza organica, strutturale e storica”, per dirla con Bettini e Zingaretti, tra i due partiti. Ogni altra ipotesi, salvo miracoli sempre possibili, vedrebbe soccombere quella coalizione a favore del centro destra. E sin qui nulla di strano. Anzi, nulla di nuovo come, del resto, recitano tutti i sondaggi, sia quelli compiacenti sia quelli più neutrali. Ed è proprio su questo versante che fioccano le contraddizioni e, soprattutto, le ipocrisie. 

Leggiamo, infatti, tutti i giorni sulle cronache politiche locali delle due grandi città che ci sono sigle e partiti – da Italia Viva ad Azione a liste trasversali come i Moderati – che non “voteranno mai” una alleanza con i 5 stelle quando tutti sanno, questa volta veramente tutti, che il naturale epilogo e la naturale conclusione per battere il centro destra è solo e soltanto quella. Cioè l’alleanza organica tra il Pd e i stelle.

Ora, è vero che viviamo in una stagione politica dominata dal trasformismo, dall’opportunismo e dal populismo – di cui i 5 stelle sono i protagonisti assoluti – ma di fronte ad una situazione a tutti nota, di fronte alle continue e coerenti dichiarazioni dei due capi del Pd e dei 5 stelle di stringere un’alleanza politica salda a livello nazionale, cioè Letta e la coppia Conte/Grillo, cosa costa dire la semplice verità? E cioè che in vista del ballottaggio di Roma e di Torino arriveranno puntuali le solenni dichiarazioni di una comune lotta all’antifascismo, al sovranismo, alla deriva illiberale, al rischio dittatura e tutto il solito e arcinoto armamentario ideologico che potremmo ormai quasi recitare a memoria se vincesse il centro destra? 

Certo, per i partitini che hanno solennemente giurato e promesso che “mai e poi ancora mai” stringeranno un’alleanza con i 5 stelle, basterà la solita, e anche qui arcinota, dichiarazione antifascista e antisovranista e bla bla bla per digerire e metabolizzare il tutto. Come sempre, del resto. Forse, però, al di là dei vari giuramenti goliardici, carnevaleschi e ipocriti, sarebbe molto meglio dire sin da subito che si farà una santa alleanza con i 5 stelle. Sarebbe tutto molto più semplice e anche più onesto. Semprechè si voglia ancora ridare nobiltà e credibilità alla politica, senza scivolare e consolidare, ancora una volta, il trasformismo, l’opportunismo e l’arcinoto populismo.