Dunque, tutto procede secondo copione. Il Sindaco di Torino Chiara Appendino si ritira  dalla futura competizione elettorale mentre l’ex capo dei 5 stelle invita a non fossilizzarsi  sui nomi. Penso si riferisse alla ricandidatura di Virginia Raggi a Sindaco di Roma. Nel  frattempo, i vertici dei 5 stelle e del Pd insistono ripetutamente, e comprensibilmente, a  riproporre l’alleanza di governo in tutte le grandi città italiane che andranno al voto  nell’ormai prossima primavera.  

Ora, è a tutti evidente che nel campo dell’ex centro sinistra si pone il tema, non più  evitabile ed eludibile, del rapporto con il movimento di Grillo. Un partito che, al di là dei  giudizi e dei commenti che ognuno di noi può riservare al tema, resta aggrappato a due  alternative. O ritorna allo schema originario con cui ha incassato massicci consensi  elettorali nelle consultazioni politiche generali del 2013 e del 2018 – ovvero un partito  populista, anti politico, antiparlamentare, demagogico e qualunquista – oppure si  caratterizza, secondo l’ultima versione, come un banale partito governista che, prima di  tutto e su tutto, antepone il potere, la conservazione del seggio parlamentare e qualsiasi  escamotage e cambiamento di opinione che allontani il più possibile la data del voto per  non misurarsi con l’elettorato correndo il rischio, tutt’altro che infondato, di tornare a casa e  cercarsi di conseguenza un lavoro per molti degli attuali parlamentari.  

Ma, al di là del giudizio politico su questo strano partito, adesso al centro dell’attenzione  c’è appunto l’alleanza, o meno, con il partito di Grillo alle prossime elezioni comunali. È  inutile continuare a parlare di primarie o di centralità dei territori. Tutti sanno, tranne i  gonzi, che quando i vertici nazionali dei partiti di governo – tranne forse il partitino di Renzi  sempre più irrilevante e ininfluente ai fini della vittoria in qualsiasi consultazione –  coltivano l’obiettivo di estendere il quadro nazionale a livello locale e periferico, è del tutto  naturale che questo diventa l’obiettivo politico centrale da perseguire. Al di là e al di fuori  delle macroscopiche difficoltà, ed incoerenze, che su questo versante si registrano e che  sono sotto gli occhi di tutti.  

Ecco perchè, allora, la scelta dei vari candidati a Sindaco, almeno nel campo del centro  sinistra, assume questa volta una importanza decisiva. Non solo per la qualità e il profilo  del candidato a Sindaco nelle varie città ma anche, e soprattutto, per capire come sarà la  futura guida politica di una grande città se dovesse verificarsi una alleanza organica e  strutturale con un partito come quello dei 5 stelle. Perchè se a livello nazionale questa  alleanza è decollata per la paura e il terrore dei 5 stelle di andare al voto anticipato e  perdere, di conseguenza, incarichi, prebende e relativo stipendio, sul livello locale questi  elementi sono molto meno evidenti e concreti. E quindi, di conseguenza, sarà proprio la  piattaforma politica e programmatica a farla da padrone e ad essere decisiva per la stessa  qualità dei governi delle grandi città. E il rapporto con i 5 stelle, al riguardo, non è una  variabile indipendente ai fini dello stesso futuro dell’alleanza di centro sinistra.