Dove la destra post-missina è stata sdoganata ed è nato il bipolarismo, dove il centrosinistra ha vinto in cinque elezioni su sette, consolidando il suo consenso nelle zone agiate del centro, ma ha perso il consenso della periferia Est, sua storica base popolare.

Come è noto, le comunali di Roma del 1993, tra le prime nelle quali veniva applicata la legge sull’elezione diretta dei sindaci, furono segnate dal sostegno (per niente scontato) di Silvio Berlusconi alla candidatura dell’allora leader del Movimento Sociale Italiano, Gianfranco Fini, espressione di una destra fino ad allora isolata, anti-sistema, storicamente forte a Roma, soprattutto in quartieri “ricchi” come Parioli, Flaminio, Eur, che pareva a molti destinata a rima- nere minoritaria. Segnarono quindi l’avvio della legittimazione politica e della conversione moderata degli eredi di Giorgio Almirante. 

Furono la prima tappa per la costruzione, intorno a Berlusconi, della coalizione di centrodestra e l’inizio della dinamica bipolare. D’altro canto, quelle elezioni rappresentarono, a Roma, l’avvio di una fase abbastanza lunga di governo del centrosinistra, iniziata con la vittoria di Francesco Rutelli che sconfisse al ballottaggio Fini con il 53% dei voti, poi proseguita con il suo secondo mandato e con le due elezioni di Walter Veltroni. Grazie a strategie di sviluppo concepite nel rapporto con una molteplicità di interlocutori del mondo economico e sociale della città, e alla buona immagine dei sindaci, in questa fase si registrò un significativo allargamento dei consensi per il centrosinistra, in occasione delle amministrative, soprattutto nel voto per il secondo mandato sia di Rutelli che di Veltroni, come si può vedere dai grafici che seguono. Forse da qui l’ipotesi che quella stagione potesse continuare con gli stessi protagonisti. 

Rutelli nuovamente candidato nel 2008 viene battuto però al ballottaggio da Gianni Alemanno (altro esponente della destra missina, dal 1995 confluita in Alleanza Nazionale) con il 54% dei voti, al termine di una campagna nella quale quest’ultimo aveva calcato i toni sulla sicurezza e il degrado delle periferie. Nello stesso giorno, del resto, nello stesso comune di Roma, al ballottaggio per l’elezione del presidente della Provincia, il candidato del centrosinistra (Nicola Zingaretti) sopravanzò, seppure di un solo punto percen- tuale, il suo antagonista di centrodestra. Nel 2013 fu Ignazio Marino, candidato PD, l’interprete più efficace delle attese di cambiamento e del disagio. I 5 Stelle, che avevano già ottenuto un notevole successo alle politiche di febbraio, alle amministrative di maggio videro i loro consensi dimezzati e Marino travolse Alemanno al secondo turno con il 64% dei voti. La sua immagine risultò poi presto appannata dai conflitti interni al Pd e da alcuni passi falsi, fu indotto a dimettersi, ritirò le dimissioni, infine i componenti della (sua) maggioranza si dimisero dal consiglio provocando il commissariamento del comune ed elezioni anticipate, nel mezzo dalla tempesta giudiziaria di Mafia capitale. Si creò così il più favorevole dei contesti per l’ascesa al Campidoglio di un esponente del M5S. Virginia Raggi vinse nel 2016 con il 67% dei consensi contro Roberto Giachetti (PD) al ballottaggio.

La storia elettorale romana post-1993 si contraddistingue dunque, innanzitutto, per il notevole radicamento della destra post-missina, che pur avendo progressivamente perso peso dopo l’ex- ploit del 1993, quando il solo Movimento Sociale ottenne il 31% dei voti, ha espresso stabil- mente la prima forza politica del centrodestra, fino a quando Alleanza Nazionale confluì nel Popolo delle Libertà (2009). Uno dei principali quesiti a cui risponderanno le elezioni di ottobre non è “se” ma “in che misura” il partito di Giorgia Meloni rispristinerà tale primato. La storia elettorale romana post-1993 si contraddistingue, in secondo luogo, per una tendenziale prevalenza del centrosinistra, fino ad ora interrotta solo in due elezioni su sette. In terzo luogo, per una notevole volatilità, con passaggi consistenti di elettori tra voto e astensione, oltre che tra candidati di aree politiche diverse. In tre casi (1997, 2006, 2013) a vantaggio del centrosinistra, in due (2008, 2016) a vantaggio degli avversari. 

È importante notare che sia nelle ele- zioni del 2013 che in quelle del 2016 lo spostamento ha riguardato elettori fluttuanti tra il centrosinistra e il M5S, che nel 2013 confluirono su Ignazio Marino, nel 2016 su Virginia Raggi. Il secondo quesito, quindi, non è “se” ma “in che misura” questo fenomeno si ripeterà al ballottaggio del 17-18 ottobre se – come ad oggi appare più probabile, sia sulla base dei sondaggi che della storia elettorale – la sfida finale sarà tra il candidato del PD, Roberto Gualtieri, e quello del centrodestra, Enrico Michetti.

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https://www.cattaneo.org/roma-la-mappa-e-la-storia-elettorale/