Grazie a una tecnica nota come tomografia a sonda atomica (APT), un gruppo di ricercatori del Field Museum of Natural History e dell’Università di Chicago è riuscito ad analizzare la composizione dei campioni di rocce e suolo lunari raccolti nel 1972 nell’ambito della missione Apollo 17.

Il campione su cui è stata condotta l’analisi, spesso quanto un capello umano, è stato ottenuto “intagliando” la superficie di una roccia prelevata durante la missione Apollo 17 con un fascio di atomi elettricamente carichi.

In seguito, il campione ottenuto è stato colpito con un raggio laser, che ne ha strappato gli atomi, uno a uno. Le particelle sono state catturate da un rivelatore, che le ha ricevute in tempi diversi a seconda del loro peso. Infatti, gli atomi più pesanti, come il ferro, impiegano una quantità maggiore di tempo a essere catturati rispetto a quelli maggiormente leggeri, come l’idrogeno.

L’analisi ha permesso, quindi, di identificare la presenza di ferro, acqua ed elio nei frammenti di suolo lunare.