Il Viceministro ha illustrato i passi avanti compiuti per contrastare il fenomeno dell’antibioticoresistenza a partire dal Piano nazionale per il contrasto dell’antimicrobico-resistenza del 2017, la cui attuazione è sotto monitoraggio da un gruppo multidisciplinare che risponde al metodo adottato, One Health, ovvero uno sforzo congiunto di più discipline professionali – medicina umana e veterinaria, settore agroalimentare, ambiente, ricerca e comunicazione, economia, e altre – che operano, a livello locale, nazionale e globale, con uno scopo comune che si può riassumere in tre obiettivi prioritari:

prevenire e ridurre le infezioni, soprattutto quelle correlate all’assistenza sanitaria

promuovere e garantire un uso prudente degli antimicrobici

ridurre al minimo l’incidenza e la diffusione dell’antimicrobico-resistenza e i rischi per la salute umana ed animale ad essa correlati

“I dati – ha detto il Viceministro – mostrano nel complesso quanto necessario e improrogabile sia investire nella formazione dei professionisti sanitari, che basino il loro operato sulle evidenze scientifiche e sugli effettivi bisogni di cura, e nella comunicazione e informazione per la popolazione perché si interrompa la pressione sui medici e cessino le pressanti richieste di antibiotici anche di fronte al primo sintomo di malessere. Il cittadino ha un ruolo e una responsabilità, per questo deve essere consigliato e guidato nelle scelte di salute e deve trovare interlocutori esperti e capaci, in grado non solo di fornirgli le corrette prescrizioni, ma anche di comunicare nella maniera più adeguata, per indurre cambiamenti nelle conoscenze, per modificare le attitudini, ed influire sui comportamenti”.

Al riguardo, sono stati presentati i dati di un indagine Censis sul grado di consapevolezza del Paese sull’antibioticoresistenza secondo la quale l’80% degli italiani sono preoccupati dell’impatto del fenomeno sulla propria salute e su quella della famiglia, ma ancora tanti pensano di non poter contribuire a ridurre problema o non sanno cosa fare.

I dati dell’indagine serviranno a realizzare campagne di informazione mirate ed efficaci. Come indicato dagli interventi dei giornalisti che hanno animato la tavola rotonda dedicata alla comunicazione.

Riguardo al consumo di antibiotici, i dati AIFA, relativi al 2018, mostrano come in Italia si faccia ancora abuso di questi farmaci, con il 90% delle prescrizioni a carico del SSN che proviene dai medici di medicina generale (MMG) e dai pediatri di libera scelta (PLS), che contribuiscono con il 75,2% sul totale dei consumi; il rimanente è distribuito tra le strutture sanitarie pubbliche (8,9%) per farmaci prescritti ai pazienti in ospedale o acquistati su prescrizione della struttura ospedaliera per proseguire il trattamento dopo la dimissione, e acquisto da parte del cittadino in una farmacia senza ricetta rossa (15,9%). L’impiego inappropriato di antibiotici (ovvero per patologia per le quali non dovrebbero essere prescritti, prima fra tutte l’influenza) supera il 30% in tutte le condizioni cliniche studiate:

  • influenza
  • raffreddore comune
  • laringotracheite
  • faringitee tonsillite
  • cistite non complicata
  • bronchite acuta

Particolarmente preoccupanti sono i dati sull’acquisto in farmacia senza prescrizione – pratica illegale da disincentivare, e sull’inappropriatezza prescrittiva.

I dati sul consumo di antibiotici in ambito veterinario mostrano un trend in diminuzione che ha portato a un calo addirittura del 30% delle vendite nel periodo 2010-2017. Ma ci dicono che non siamo ancora in linea con le migliori pratiche europee.