Ci sono eventi, nella vita pubblica, che trasmettono un immediato calore di gioia. Non valgono divisamenti e retropensieri, associati di solito ai fatti di cronaca politica. L’elezione di David Sassoli alla Presidenza del Parlamento europeo è uno di questi eventi. Sì è affacciato timidamente all’orizzonte ed è esploso, in poche ore, come fulgida sorpresa per tutti. Gli italiani hanno potuto alzare gli occhi da terra: il momento dell’orgoglio è scattato.

Sassoli ha iniziato a far politica da ragazzo. Aveva ideali e passioni, gli stessi che ancora coltiva in età matura. Quando nei primi anni ‘70, al circolo F. L. Ferrari del quartiere Prati, incrociavi l’imponente figura di Paolo Giuntella, dietro potevi scorgere la zazzera di un ragazzo magro e vivace, nutrito alla scuola di un cattolicesimo democratico impenitente e severo, contro le “povere cose” della Dc romana. È cresciuto con il vezzo di proclamarsi democristiano – di sinistra – senza avere la tessera di partito. Era stato Dossetti a stabilire, per sé, questa regola di consonanza e diversità, in nome di una superiore identificazione con il messaggio “democratico e cristiano”.

Poi ha fatto altre scelte, anteponendo la professione all’impegno politico. Chi non ricorda Sassoli conduttore del Tg1? Di lontano ha visto la fine della Dc, sicuramente con distacco sofferto, rinunciando a partecipare alle operazioni di salvataggio della tradizione cattolico democratica. No ai Popolari, no alla Margherita: si è tenuto perciò alla larga da questa fatica di reinvenzione di una storia complessa. Solo con il Pd ha ritrovato il gusto del coinvolgimento nella lotta politica.

Nel 2009 fu chiamato, inaspettatamente, a guidare la lista per le europee nel collegio dell’Italia centrale. Ora, a maggio scorso, è stato rieletto per la terza volta consecutiva. Chi lo ha votato – e sono stati molti – ha dato credito alla sua immutata generosità. È così. Aveva messo nel conto di “stare nel gruppo”, nulla avendo a che pretendere, in questo Parlamento guardato a vista, come tutte le istituzioni europee, dai nostri impavidi sovranisti e populisti. Adesso tocca a lui sedere sullo scranno più alto dell’Aula di Strasburgo. È il premio che merita, per la serietà e l’onestà da sempre assunte a costume di vita politica. La sorte gli assegna una funzione di alta rappresentanza in virtù della quale, specie nei momenti più delicati, potrà dare all’Italia una mano importante, ponendosi idealmente al fianco del suo e nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

 

Auguri, David!