La ‘fuga’ da Kabul è la reiterazione di un dilemma irrisolto, per tutti noi. Che dire? Non è affatto il declino dell’Occidente, è però l’evidenza della mancanza da tempo del suo Spirito e della Politica.

Diceva Talleyrand che con le baionette puoi fare di tutto salvo che sedertici sopra. Appena Nixon divenne Presidente (conservatore) iniziò e poi accelerò il processo di ritiro totale dal Vietnam (fino a 541.000 uomini con Johnson). L’assalto all’Ambasciata USA di Saigon del 30 Aprile del 1975 è alla fine un evento pittorico di un conflitto che aveva visto ben altre e tragiche cose e che in qualsiasi modo andava chiuso, 58.000 morti americani e oltre 153.000 feriti e mutilati. In piazza con i Movimenti dicevamo ‘Nixon boia’ ma lui fu ostinato nel venire via da quel conflitto. A sinistra, noi antimilitaristi non lo consideravamo, eppure poi si è scoperto come mai molta popolazione sud-vietnamita si spaventò al ritiro statunitense: quando arrivò Viêt Minh partirono le vendette, epurazioni ecc. Fu il prezzo finale del ritiro; il costo era da tempo che era insostenibile. 

Ricordo poi la Marina Militare a recuperare nel 1979 i boat people per portarli nei nostri Paesi. Io curai l’accoglienza a Prato di una famiglia di Saigon, e mi fecero racconti terrificanti. Dal 1975 al 1979, causa la collettivizzazione forzata delle terre e la sottrazione di bambini alle famiglie per l’indottrinamento, decine di migliaia di persone si diedero alla fuga dal Sud Vietnam. Sartre ed Aron accusarono l’Occidente di essersela data a gambe e di aver voltato le spalle ad un futuro democratico per quei popoli. Nixon e Gerald Ford fecero bene? fecero male? Nell’Agosto del 1963 John Kennedy confidò a Robert McNamara di vedere la piega irrisolvibile che aveva preso la partita e gli chiese di cominciare a studiare un piano di uscita senza fare troppa brutta figura. Eppure era stato lui che aveva brigato per sostituire Diêm con il giovane e ‘socialdemocratico’ Nguyên Vân Thiêu, con un colpo di stato (2 Novembre 1963). 

Ma come oggi per la maggior parte della popolazione afghana, i vietnamiti ‘subirono’ le riforme organizzative e sociali americane, non vi ‘aderirono’ mai (lasciare le risaie e acquistare le Lambrette, ad esempio). Quando gli Americani se ne andarono la loro società buddhista agricola ‘democratizzata’ del Vietnam del Sud accolse i Vietcong come un coltello nel burro. Kennedy, che da coraggioso iconoclasta intellettuale qual era, capì che bisognava uscirne prima che l’escalation si trasformasse in un’epica irrisolvibile. Morì a Dallas tre mesi dopo e Johnson appena insediato chiamò lo Stato Maggiore e tranquillizzò: gli USA non se ne sarebbero mai andati, anzi il nuovo 36° Presidente degli Stati Uniti dichiarò che l’impegno sarebbe aumentato, con grande gioia di Westmoreland e delle industrie. 

Obama era ‘il’ Democratico, ma non ha chiuso Guantanamo (come giurato e spergiurato) né disimpegnato dall’Afghanistan (come giurato e spergiurato). Ogni Presidente ha passato il ‘disimpegno’ al successivo. Finché arriva Biden e fa quello già deciso da Trump un anno prima e dai suoi predecessori.

L’Occidente si tiene Abdel  Fattah al-Sisi – con corredo orribile di casi Regeni ecc – pur di non consegnare l’Egitto ai Fratelli Musulmani. Il problema di fondo è che non solo la democrazia non si può esportare (figuriamoci imporre) ma che le Democrazie Occidentali hanno abbandonato ogni ragionamento politico paziente ed hanno deciso dalla Thatcher e Regan in poi di far governare l’economia ai finanzieri e la geopolitica ai militari. Questo è il vero disastro. McNamara andò da Johnson e si dimise nel Febbraio 1968 dopo aver già avuto scontri con il Presidente dal Novembre 1966: disse a Johnson, a cui i militari avevano chiesto altri centomila uomini, che era per chiudere i bombardamenti dei B52 sul Vietnam del Nord e per iniziare da subito il ritiro di almeno 80.000 uomini (altro che continuare…).

Johnson prese la strada opposta, lo sostituì con lo sconosciuto Clifford (che durò meno di un anno), e la ‘gloria’ e le contumelie del ritiro se le presero poi Nixon e Kissinger (Ford si beccò gli insulti, ma è quello che chiuse la porta, a concordare a Parigi con l’FLN dei Viet Cong c’era Kissinger, che prese pure il Nobel per la Pace). Quindi Biden più di tanto non poteva fare, se non tenere conto che iniziare e conquistare e sbaragliare è facile ma poi perdere non piace a nessuno.

Fu dopo la Guerra di Corea che anche i democratici Paesi Occidentali ‘anticomunisti’ resero la vita impossibile a diversi Paesi loro ex Colonie. Se ci fu Hanoi e Ho Chi Minh, che non potette fare altro che rivolgersi ai comunisti, bisogna ringraziare la boria e la durezza francese degli Anni ’50, cose incredibili, da potenza stupida; insomma già dagli Anni ’50 la Seconda Guerra Mondiale aveva insegnato qualcosa ai Paesi Occidentali per le loro relazioni future, ma il resto del mondo si continuò a trattarlo con supponenza se non disprezzo.

P.S. Visto? Dopo le prime reazioni emotive a caldo, oggi comincia a delinearsi una storia della presenza occidentale in Afghanistan un po’ più complessa della semplice bambinesca colpevolizzazione di Biden. Era ovvio…non poteva essere stato solo lui o gli USA il problema…in vent’anni noi siamo stati, e abbondantemente, ‘parte-del-problema’.