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Alzheimer: il cervello produce neuroni fino ai 90 anni

Il cervello umano è come un sempreverde: continua a rinnovarsi nonostante il passare delle stagioni, producendo nuovi neuroni addirittura fino ai 90 anni. Le analisi condotte sui campioni prelevati da 58 persone hanno infatti dimostrato la presenza di migliaia di nuove cellule nervose in via di maturazione nella ‘centralina’ della memoria, l’ippocampo.

Questa capacità rigenerativa si mantiene fino a tarda età nelle persone sane, mentre appare ridotta nei malati di Alzheimer: il suo blocco sarebbe alla base della perdita di memoria, ma nuove terapie potrebbero essere in grado di rimuoverlo almeno in parte.

A indicare questa svolta è lo studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine dai ricercatori del Centro di biologia molecolare ‘Severo Ochoa’ di Madrid.

Il Centro: “che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”

Il Centro, direbbe il Metastasio, è come l’Araba Fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”.

Un tema cruciale soprattutto per quei cattolici interessati ad un impegno nella cosa pubblica che non può assolutamente eludere il coinvolgimento nella politica e nelle istituzioni.

Anche Cristian Coriolano è appena intervenuto su Il Domani d’Italia  arricchendo la discussione con un’ottima diagnosi sulla mancanza del  Centro.

C’è da chiedersi, però, se il rischio non sia quello di sbagliare il successivo protocollo terapeutico indugiando attorno …  all’arto sbagliato: il Pd.

Questo Pd di Nicola Zingaretti, ma anche le sue versioni precedenti lo hanno abbondantemente dimostrato,  appare in larga parte inadeguato su questo versante. Non sembra fisiologicamente in grado di concepire, elaborare, maturare il concetto di Centro.

Su quali basi, dunque, è possibile accarezzare l’idea di un processo di ristrutturazione dell’attuale sinistra in cui si possa inserire una “ porzione” di Centro?

Intanto, dobbiamo costatare  di quanto sia mutato il quadro complessivo rispetto alla Prima ed alla Seconda Repubblica. Quando ancora la politica poteva essere affrontata sulla base di concetti collegati ad una logica di mera collocazione negli schieramenti. Questioni ideologiche, meta politiche, allora, potevano giustificare le scelte di campo e le tendenze elettorali.

Dal bipolarismo più o meno perfetto degli ultimi 25 anni, si è passati ad una realtà penta polare asimmetrica la cui componente più cospicua è quella rappresentata dal primo partito d’Italia: gli astenuti.

Chissà che gran parte di un potenziale Centro non si trovi in larga parte proprio là,  ed è là raccolto per motivi psicologici, culturali e, persino, di stile ed abitudine nel rapportarsi con il mondo della nostra politica attuale.

La Lega e Fratelli d’Italia coprono lo schieramento di estrema destra.  Forza Italia quella di un centro destra rispetto a loro diverso. I Cinque Stelle si sono incamminati lungo una traiettoria abbastanza difficile da decifrare. Infine, il Pd che, sotto la guida di Nicola Zingaretti, potrebbe ulteriormente  accentuare la propensione a completare il processo di trasformazione in un partito radicale di massa.

Non darei troppo peso ai recenti risultati elettorali. Nel senso che in pochi giorni Nicola Zingaretti non può certo raddrizzare una situazione in cui il Pd è finito schiacciato a seguito di una sua lunga stagione di distacco dalle attese popolari, di una continua estraniazione dai ceti produttivi e dal mondo del lavoro, di un prolungato, assoluto disinteresse nei confronti dei gruppi intermedi e delle categorie economiche e sociali. Quell’insieme  di entità concrete e razionali, ma anche “ prepolitiche”, funzionali nel periodo dell’alternanza con il “ berlusconismo” alla costituzione di un blocco elettorale, peraltro favorito da un sistema improntato ad un bipolarismo quasi perfetto.

Troppa acqua, però, è passata sotto i ponti. Il quadro politico si è scomposto al punto di fornirci un governo che, prima del 4 marzo dell’anno scorso, sarebbe apparso del tutto improponibile ed inatteso.

La situazione è tale che, al momento, non è possibile prevedere una ricomposizione d’impronta morotea, cioè in grado di assicurare la ripartenza ad un livello superiore di un nuovo e diverso processo più organico e più coerente.

E’ chiaro che gli ultimi 25 anni sono stati segnati da una mancanza del cosiddetto Centro, cioè di un insieme di convergenze e di prospettive attorno cui gli interessi vitali del Paese potessero far valere in maniera stabile e duratura il loro peso e la loro determinazione costruttiva.

Basta, allora, proporsi astrattamente come Centro? Sulla base di che cosa? O si rischia solo di ritornare alla politica intesa come mera alchimia rarefatta e del tutto avulsa dalle dinamiche concrete della società, dell’economia, della realtà civile e culturale di una popolazione?

Le condizioni di Forza Italia, sulla destra, confermano la portata di questi quesiti. Evidentemente, non basta proporre un centrodestra diverso, oppure un centrosinistra diverso,  se manca qualunque progetto organico, capace di prospettare una ricomposizione sociale, ridare fiato e sostanza ai ceti produttivi, elaborare un percorso lungo il quale si riesca a ristrutturare il Paese sempre più carente con le sue Istituzioni, la sua Giustizia, oltre che deficitario nel comprendere la  portata dell’innovazione e della definizione dei nuovi equilibri in atto nel mondo.

Il Centro non si ricrea restando nella sola dimensione dei giochi della politica. Bensì,  individuando le risposte concrete e possibili da dare all’incombenza della turbo finanza, alla mancata definizione del ruolo sociale del sistema bancario,  di quello dell’impresa e delle sue interne dinamiche e dialettiche con il lavoro. Il Centro lo si forma attorno alla possibilità effettiva di restituire all’economia reale forza e sostanza, rigenerando le relazioni pubbliche a tutti i livelli, restituendo al cittadino, anche nella sua essenza di soggetto fiscale e consumatore,  un ruolo nuovo, affrontando decisamente il problema storico delle disparità sociali e geografiche.

Proprio il contrario di quanto è stato fatto negli anni passati dai governi a guida Pd. Così come da quelli del centrodestra, in cui sono stati molto spesso coinvolti la Lega e gli esponenti di Fratelli d’Italia.

E’ chiaro che l’ispirazione cristiana, e questi sono temi del tutto avulsi dalla riflessione in corso nel Pd, compreso tra quelle sue residuali componenti di ispirazione cristiana, non può far diventare secondaria le questioni della Persona, della Famiglia, dei temi eticamente sensibili attorno cui non va solo l’attenzione di chi è ispirato cristianamente.

I cattolici interessati alla politica, così, non possono che pensare ad un Centro del tutto diverso recuperando  e sposando senza indugi e tentennamenti l’autonomia. Una prospettiva ed una scelta politica che non significa chiusura agli altri, ma il rifiuto di una scelta di campo pregiudiziale. E’ bene che ce lo diciamo con chiarezza: non c’è alcuna forza politica o movimento che ci rappresenti.

Nessuno di esse, infatti, ha mostrato o mostra,  nel concreto, attenzione a quell’insieme di questioni che noi vediamo con molta chiarezza definite nel collegamento della Costituzione democratica con il Pensiero sociale della Chiesa.

Resta il problema di come costruire, allora, un Centro fatto di programmi e di proposte. In questo avendo chiaro il riferimento al metodo di pensiero e di azione politica indicato da don Luigi Sturzo.

Il Pd segua il proprio percorso. Tutti siamo consapevoli che ogni voce costituisca una ricchezza complessiva e, pertanto, nessuno auspica la scomparsa dell’altrui presenza. Ma questo non può voler dire rinunciare alla propria se tante ragioni cospirano perché ciascuno ritorni in campo con le proprie specificità e caratteristiche.

La scelta dell’autonomia dei popolari sturziani fu un grande atto di lealtà verso il resto degli italiani e un Centro rinnovato, costruttivo e propositivo non può prescindere dal dovere della chiarezza nei confronti di tutti gli altri soggetti che concorrono alla dialettica e al “ gioco” della politica.

Papa in Campidoglio: Roma “città dei ponti, mai dei muri”, “perché tanto splendore non si degradi”

Articolo già pubblicato sulle pagine di Agensir a firma di Michela Nicolais

“Accogliere e integrare”, per essere “faro di civiltà e maestra di accoglienza”, all’altezza dei suoi compiti e della sua storia. “Perché tanto splendore non si degradi”, per favorire una “rinascita morale e spirituale”. Sono gli imperativi del discorso del Papa in Campidoglio. Quarto Papa a salire, per la prima volta, al Colle dove tutto è nato, Francesco ha tracciato un ritratto a 360 gradi dei 2.800 anni della storia di Roma, all’insegna del continuo rimando tra il glorioso passato e le difficoltà del presente di una città che ha definito “polo d’attrazione e cerniera, scrigno, organismo delicato” a vocazione universale. Quarantacinque anni dopo, Bergoglio ha citato il convegno sui “mali di Roma” per chiedere non solo all’amministrazione e alle istituzioni, ma ad ogni abitante, di adoperarsi perché la Capitale rimanga fedele alla sua vocazione di “città ospitale”. Solo così si può affrontare la “sfida epocale” delle migrazioni, superando le paure e generando “una società pacifica”: “Roma città dei ponti, mai dei muri!”, l’esclamazione a braccio.

(Foto Vatican Media/SIR)

“Cerniera tra il nord continentale e il mondo mediterraneo, tra la civiltà latina e quella germanica, tra le prerogative e le potestà riservate ai poteri civili e quelle proprie del potere spirituale”. È la prima definizione di Roma, nelle parole di Papa Francesco. “Grazie alla forza delle parole evangeliche, si è qui inaugurata quella provvida distinzione, nel rispetto reciproco e collaborativo per il bene di tutti, tra l’autorità civile e quella religiosa”, dice il Papa tornando su un tema caro anche ai suoi predecessori. Roma, secondo Francesco, “obbliga il potere temporale e quello spirituale a dialogare costantemente, a collaborare stabilmente nel reciproco rispetto; e richiede anche di essere creativi, tanto nella tessitura quotidiana di buone relazioni, come nell’affrontare i numerosi problemi, che la gestione di un’eredità così immensa porta necessariamente con sé”.

“Roma, lungo i suoi quasi 2.800 anni di storia, ha saputo accogliere e integrare diverse popolazioni e persone provenienti da ogni parte del mondo, appartenenti alle più varie categorie sociali ed economiche, senza annullarne le legittime differenze, senza umiliare o schiacciare le rispettive peculiari caratteristiche e identità”,

il riferimento alla plurimillenaria storia capitolina, inteso come monito anche per l’oggi.
Roma, nell’excursus del Papa, “è un organismo delicato, che necessita di cura umile e assidua e di coraggio creativo per mantenersi ordinato e vivibile, perché tanto splendore non si degradi, ma al cumulo delle glorie passate si possa aggiungere il contributo delle nuove generazioni, il loro specifico genio, le loro iniziative, i loro buoni progetti”.

(Foto Vatican Media/SIR)

La Città eterna, la metafora scelta da Francesco, “è come un enorme scrigno di tesori spirituali, storico-artistici e istituzionali”. Il Campidoglio, insieme alla Cupola michelangiolesca e al Colosseo, sono “gli emblemi e la sintesi” della sua vocazione universale, “portatrice di una missione e di un ideale adatto a valicare i monti e i mari e ad essere narrato a tutti, vicini e lontani, a qualsiasi popolo appartengano, qualsiasi lingua parlino e qualunque sia il colore della loro pelle. Quale Sede del Successore di San Pietro, è punto di riferimento spirituale per l’intero mondo cattolico”.

È “decisivo” che Roma si mantenga all’altezza dei suoi compiti e della sua storia – l’appello del Papa – che sappia anche nelle mutate circostanze odierne essere faro di civiltà e maestra di accoglienza, che non perda la saggezza che si manifesta nella capacità di integrare e far sentire ciascuno partecipe a pieno titolo di un destino comune”.

“La Chiesa che è a Roma vuole aiutare i romani a ritrovare il senso dell’appartenenza a una comunità tanto peculiare”, assicura il vescovo di Roma, che rivolge un appello a ciascuno dei suoi abitanti: “Tanto i privati cittadini come le forze sociali e le pubbliche istituzioni, la Chiesa cattolica e le altre comunità religiose, tutti si pongano al servizio del bene della città e delle persone che la abitano, specialmente di quelle che per qualsiasi ragione si trovano ai margini, quasi scartate e dimenticate o che sperimentano la sofferenza della malattia, dell’abbandono o della solitudine”. Poi la menzione del Convegno “sui mali di Roma”, che “si impegnò a tradurre in pratica le indicazioni del Concilio Vaticano II e consentì di affrontare con maggiore consapevolezza le reali condizioni delle periferie urbane, dove erano giunte masse di immigrati provenienti da altre parti d’Italia”. “Oggi quelle e altre periferie hanno visto l’arrivo, da tanti Paesi, di numerosi migranti fuggiti dalle guerre e dalla miseria, i quali cercano di ricostruire la loro esistenza in condizioni di sicurezza e di vita dignitosa”, il rimando all’attualità, dal quale nasce un preciso impegno:

“Roma, città ospitale, è chiamata ad affrontare questa sfida epocale nel solco della sua nobile storia; ad adoperare le sue energie per accogliere e integrare, per trasformare tensioni e problemi in opportunità di incontro e di crescita”.

“Roma, fecondata dal sangue dei martiri, sappia trarre dalla sua cultura, plasmata dalla fede in Cristo, le risorse di creatività e di carità necessarie per superare le paure che rischiano di bloccare le iniziative e i percorsi possibili”, l’appello del Papa:

“Roma città dei ponti, mai dei muri!”.

“Non si temano la bontà e la carità!”, l’esortazione finale: “Esse sono creative e generano una società pacifica, capace di moltiplicare le forze, di affrontare i problemi con serietà e con meno ansia, con maggiore dignità e rispetto per ciascuno e di aprirsi a nuove occasioni di sviluppo”: al servizio di tutti, specialmente dei più poveri e svantaggiati, per la cultura dell’incontro e per un’ecologia integrale.

Copyright: Il Parlamento europeo approva la direttiva sul diritto d’autore

Il Parlamento europeo ha approvato le nuove regole sul diritto d’autore. Il via libera dall’aula di Strasburgo è passato con 348 sì, 274 no e 36 astenuti.

Si conclude così il processo legislativo, iniziato nel 2016, per il Parlamento europeo. Spetterà ora agli Stati membri, nelle prossime settimane, dare l’ultimo ok formale. “È un momento cruciale per la cultura europea, per l’economia digitale, per la difesa dei nostri valori Ue”, ha detto la commissaria Ue al digitale Mariya Gabriel, intervenendo in aula a Strasburgo prima del voto.

Le nuove norme Ue sul copyright provano da un lato ad introdurre meccanismi che obblighino i giganti del web come Google, Facebook e YouTube a riconoscere e pagare il lavoro di artisti, giornalisti e creatori di contenuti che vengono pubblicati su internet. Al contempo c’è da tenere conto del diritto degli utenti a caricare liberamente materiale. Tutto ciò cercando di proteggere anche le start-up che cercano di entrare nel grande mercato dei contenuti online.

Inoltre non sarà più possibile inserire interi articoli di stampa, ma frammenti di articoli e di notizie potranno continuare a essere condivisi liberamente, per evitare che gli aggregatori di notizie abusino di questa possibilità.

Germania Cdu e Csu presenteranno un programma elettorale unitario

Alle elezioni europee di maggio, l’Unione cristiano-democratica (Cdu) e l’Unione cristiano-sociale (Csu) si presenteranno per la prima volta con un programma elettorale unitario e un unico capolista: Manfred Weber, esponente della Csu e capogruppo del Partito popolare europeo (Ppe), da cui è candidato alla presidenza della prossima Commissione euroepa.

È quanto si legge sui principali quotidiani tedeschi, che dedicano ampio risalto alla strategia unitaria di Cdu e Csu, elaborata dai rispettivi presidenti Annegret Kramp-Karrenbauer e Markus Soeder.

Il programma di Cdu e Csu presentato il 25 marzo, si fonda sul “contrasto al populismo e al nazionalismo e sulla promozione di riforme radicali” nell’Ue. Particolare attenzione è data alla politica estera, “a un progetto di pace europeo” nel mutamento degli equilibri geopolitici globali.

Nei rapporti con la Russia, Cdu e Csu propongo di estendere le sanzioni dell’Ue “fino alla piena attuazione degli accordi di Minsk” per la risoluzione del conflitto in Ucraina. Al contempo, “l’amicizia transatlantica” dell’Ue con gli Stati Uniti dovrebbe essere “rivitalizzata”, mentre “le imprese europee dovrebbero essere rese più forti per vincere i conflitti commerciali con la Cina”.

Per potenziare il ruolo internazionale dell’Ue, Cdu e Csu intendono, inoltre, giungere alla formazione di un esercito comune europeo entro il 2030. In materia di sicurezza interna, i conservatore tedeschi propongono un rafforzamento della cooperazione di polizia tra gli Stati membri e l’istituzione di “una sorta di Fbi europea”.

Cdu e Csu avanzano poi la proposta di rafforzare l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex). In politica economica, Cdu e Csu puntano, infine, sullo sviluppo delle tecnologie del futuro per rendere l’Europa “un leader del mercato digitale su scala globale”.

Elezioni europee: andare a votare significa “dire quale Europa vogliamo”

Anche i vescovi francesi scendono in campo e con un messaggio richiamano i cittadini di Francia a partecipare alle elezioni europee di fine maggio. “Non si tratta di chiudersi in uno schema manicheo (a favore o contro l’Europa), ma di dire quale Europa vogliamo, il modello economico, sociale, culturale e spirituale che ci sembra il più adatto per il nostro continente oggi”.

“Le elezioni per il Parlamento europeo si svolgeranno presto in un contesto difficile, sia a livello nazionale che europeo. Dire che l’Europa non gode di buona reputazione è una banalità: per molti dei nostri concittadini sembra distante, tecnocratica, spesso inefficace. Eppure, ci sembra importante invitare i cattolici, e in generale tutti i cittadini, a partecipare alle elezioni dei deputati  al parlamento europeo”. “I poteri del Parlamento europeo sono aumentati nel corso degli anni”, ricordano i vescovi francesi. “E vale la pena ricordare che molte decisioni europee influiscono sulla nostra vita quotidiana, attraverso politiche comuni (ad esempio agricole), lo scambio di beni e servizi, la circolazione di persone, l’istituzione da venti anni di una moneta comune, l’armonizzazione dei regolamenti, la politica commerciale internazionale”.

“L’Europa  è un continente segnato da una storia, dolorosa e conflittuale”.

“La Chiesa cattolica è sempre stata attenta a questo consolidamento della pace nella costruzione dell’Europa” ma “se oggi la pace in Europa sembra essere raggiunta per le generazioni più giovani, ricordiamoci anche che la guerra è alle porte, ieri nei Balcani, oggi in Ucraina”.

Inoltre, osservano ancora i vescovi, ci sono questioni che in Europa non possono essere risolte dai singoli Stati come la questione migratoria. E concludono: “dobbiamo aiutare i cittadini europei a discernere la natura delle loro scelte perché l’Europa possa rispondere sempre meglio alle loro attese ma anche alla sua missione per lo sviluppo del mondo”.

Cassa depositi e prestiti e Bank of China limited creano i Panda Bond

Luce verde all’accordo tra Cdp e Boc per la realizzazione di un Piano di emissioni obbligazionarie e di un  programma di co-finanziamento per imprese italiane che investono oltre la Grande Muraglia. A fine 2016 il numero delle imprese italiane in Cina si è attestato a 1.700 (2.150 considerando anche quelle presenti a Hong Kong). Realtà con un totale di oltre 130.000 dipendenti e un fatturato complessivo pari a 16,5 miliardi di euro. Numeri importanti in continua crescita. In considerazione di ciò Cassa depositi e prestiti e Bank of China Limited (Boc) hanno firmato il 23 marzo una collaborazione a sostegno delle aziende italiane nel mercato cinese. L’accordo fa seguito al protocollo d’intesa siglato dalle parti a fine agosto, che è stato sottoscritto dall’Amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, Fabrizio Palermo, e dal Chairman di Bank of China, Chen Siqing. Un’iniziativa nata per supportare la cooperazione tra le due istituzioni, dedicando nuove risorse alla crescita delle aziende italiane nel Paese del Dragone.

L’accordo riguarda in particolare la realizzazione di un Piano di emissioni obbligazionarie, “Panda Bond”, e quella di un  programma di co-finanziamento per imprese italiane che investono in Cina. Il Piano di emissioni per il quale è stato avviato l’iter autorizzativo da parte di People’s Bank of China ha come oggetto l’emissione da parte di Cdp di titoli obbligazionari, “Panda Bond”, destinati a investitori istituzionali operanti oltre la Grande Muraglia. I proventi derivanti dalle emissioni verranno utilizzati per finanziare – direttamente o indirettamente – succursali o controllate di aziende italiane con sede in Cina e quindi supportarne la crescita. La liquidità raccolta sarà veicolata alle imprese sia attraverso le banche italiane presenti in Cina, sia attraverso le banche cinesi. Con tale piano di emissioni, Cdp sarebbe il primo emittente italiano, nonché il primo Istituto nazionale di promozione europeo, a esplorare questo tipo di mercato.

Cassa depositi e prestiti e Bank of China hanno così stabilito di voler collaborare alla definizione di un programma di supporto finanziario volto alle imprese italiane in Cina. Il programma sarà strutturato su un orizzonte di medio-lungo termine e sulla base di un controllo del rischio di ogni singola operazione di co-finanziamento da parte di Boc e di Cdp. L’intesa prevede, infine, che Cdp e Boc possano continuare a operare per l’individuazione di potenziali opportunità di cooperazione in determinati prodotti e settori in cui sono particolarmente attive le imprese italiane in Cina quali export, corporate finance e infrastrutture.

Conclusa con successo la prima sperimentazione dell’innovativo sistema di raccolta dei rifiuti sul Po per combattere il marine litter

Otto “big bags” pieni di rifiuti e circa 92 kg di plastica avviata completamente a riciclo sono il risultato della “battuta di pesca” contro il marine litter realizzata sul fiume Po per circa 4 mesi, tra luglio e novembre 2018.

I rifiuti portati dal più grande fiume italiano sono stati, infatti, intercettati da barriere galleggianti prima di arrivare al mare Adriatico e avviati al riciclo grazie al progetto pilota di raccolta e recupero dei rifiuti, “Il Po d’AMare”, uno dei primi progetti al mondo di prevenzione dei rifiuti in mare, predisposto dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, dai Consorzi Corepla e Castalia e realizzato grazie al coordinamento istituzionale svolto dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e con il patrocinio del Comune di Ferrara e dell’AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po).

Un contributo per rafforzare e implementare le misure del piano di azione nazionale per la prevenzione e la mitigazione dei rifiuti marini e anticipare le nuove direttive sulla circular economy che prevedono impegni precisi anche per la riduzione dei rifiuti in mare.

Per arginare il marine litter è importante agire in primo luogo sui fiumi. Intercettare i rifiuti nei corsi d’ acqua infatti, è più facile ed economico, facilita il riciclo e previene l’inquinamento marino e la possibile formazione di microplastiche. I rifiuti marini provengono per circa l’80% dalla terraferma e raggiungono il mare prevalentemente attraverso i corsi d’acqua e gli scarichi urbani, mentre per il 20% derivano da attività di pesca e navigazione.

Tra le principali cause del marine litter vi sono la non corretta gestione di rifiuti urbani e industriali, la scarsa pulizia delle strade, abbandoni e smaltimenti illeciti. Inoltre l’Italia, per la sua posizione al centro del Mediterraneo, un bacino chiuso, e l’estensione delle sue coste, è un Paese particolarmente esposto a questo problema.

Il progetto pilota, operativo dal 18 luglio al 16 novembre 2018 ha lavorato “a regime” per quasi cento giorni. Nel periodo di operatività ha raccolto circa 3 quintali di rifiuti, stipati in 8 big bags, di cui 92,6 chilogrammi, il 40%, di plastica. La frazione non plastica è costituita, per la maggior parte, da scarti vegetali e sono stati intercettati anche contenitori in vetro. La quota più rilevante in termini di peso del rifiuto plastico captato è rappresentata da PE proveniente da fusti di capacità maggiore a 25 litri, imballaggi utilizzati in ambito agricolo o industriale.

Il progetto “acchiappa rifiuti” ha realizzato la selezione e raccolta dei rifiuti galleggianti attraverso l’installazione di un dispositivo di raccolta (Seasweeper) con barriere in polietilene galleggianti che non interferiscono con la flora e la fauna del fiume, progettato da Castalia e posizionato nel tratto del fiume Po in località Pontelagoscuro (Comune di Ferrara) a 40 km dalla foce.

I rifiuti intercettati sono stati avviati al riciclo e con il supporto di Corepla, il rifiuto plastico è stato poi inviato al centro di selezione che ha separato e avviato a riciclo le diverse frazioni polimeriche. Il granulo di plastica ottenuto dalle operazioni di riciclo è stato poi inviato ad una azienda inglese per la realizzazione di una casetta rifugio.

Si tratta di una prima sperimentazione di un progetto che proseguirà con nuove iniziative anche nel corso del 2019, ma da cui si possono trarre alcune importanti conclusioni. In primo luogo il sistema di captazione funziona, avendo operato per l’83% del tempo e intercettato tutti i rifiuti galleggianti che hanno attraversato la sezione delle barriere. In secondo luogo tutta la plastica che è stata intercettata era in buone condizioni, non degradata, ed è stato possibile avviarla a riciclo e re-immetterla così nel ciclo produttivo risparmiando nuova materia prima. Terzo i quantitativi raccolti, anche se derivanti da un unico punto di intercettazione, sono limitati grazie anche a un buon sistema di raccolta e gestione dei rifiuti in particolare plastici, a terra.

La responsabilità del tutor impuberum. Missioni e ruolo del tutore nell’antica Roma

Sabato 30 Marzo, alle ore 17:00, presso la Biblioteca comunale di Cori (LT) “Elio Filippo Accrocca”, sarà inaugurata l’edizione 2019 di “Cervelli in Scena”, l’iniziativa promossa dall’Associazione “Amici del Museo della Città e del Territorio di Cori”, con la partecipazione dell’Associazione “Arcadia” e il patrocinio del Comune di Cori, pensata per conoscere e valorizzare la ricchezza culturale prodotta attraverso le tesi di laurea e di dottorato, e proporla al pubblico in modo scientificamente accurato ma comprensibile a tutti.

Gli autori di questi lavori hanno modo di esprimersi in un contesto meno formale di quello accademico, seppur in presenza di voci esperte, e condividere questo sapere con la comunità. I volumi resteranno a disposizione per la consultazione in un’apposita raccolta dell’istituto culturale di vicolo Macari, in linea con il suo progetto biblioteconomico che da diversi anni persegue l’obiettivo della realizzazione della biblioteca partecipata, aperta alla collaborazione con le varie realtà locali, singole ed associate.

L’ospite del primo appuntamento è il dottor Mariano Macale, laureato presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza di Roma, con un lavoro in materia di diritto romano. All’incontro interverrà l’Avvocato Pasquale Lattari, legale e Mediatore Familiare del Consultorio Familiare Diocesano “Crescere Insieme” della Diocesi di Latina Terracina, Sezze e Priverno, nonché Coordinatore dell’Ufficio “In mediazione” di Conciliazione e Riparazione della Provincia di Latina in materia di mediazione penale minorile.

Si tratta di un’indagine sui profili della responsabilità del tutor impuberum, ossia l’istituto che nel diritto romano era posto a tutela dei pupilli fin dai tempi delle XII Tavole, la cui problematica verte intorno alla conservazione e alla gestione del patrimonio del “minore” nell’Antica Roma. Studiata nelle sue varie fasi storiche (dall’età arcaica a Giustiniano), la ricerca giunge fino ai moderni profili del diritto di famiglia che concernono la tutela del minore oggi, la mediazione penale minorile, la conflittualità e i modi di risoluzione offerti dall’ordinamento giuridico.

Torino: l’Ospedale Koelliker apre il nuovo Centro di Terapia Del Dolore.

Quasi un quinto della popolazione italiana soffre di dolore cronico, circa 300mila persone solo nell’area metropolitana di Torino, persone che convivono per anni, in media 8, con lombalgie, sciatiche, emicranie, artrosi e poi ancora reumatismi, ernie del disco, neuropatie da diabete, tutte patologie che compromettono sensibilmente la qualità della vita.

Per dare risposta ad un problema tanto diffuso, l’Ospedale Koelliker apre il suo nuovo Centro di Terapia Del Dolore. Un polo d’eccellenza multidisciplinare coordinato e guidato dal Dott. Evangelos Panagiotakos.

Il nuovo Centro affiancherà quelli della città metropolitana – ospedale Molinette, San Luigi e Valdese – per far fronte ad una domanda alta e al contempo inevasa sul territorio.

Attraverso tecniche, strumentazioni e tecnologie all’avanguardia la nuova divisione si occupa del trattamento di tutte le forme di dolore – dal mal di schiena ai dolori articolari, dal mal di testa all’Herpes Zoster – e delle manifestazioni ad esse associate: formicolii, bruciore, sensazioni di punture di spilli, scosse elettriche, perdita di forza muscolare.

L’attività del Centro di Terapia del Dolore si caratterizza per un approccio multidisciplinare che mette il paziente al centro di un percorso di diagnosi e cura completo, in collaborazione con tutte le altre equipe mediche, in particolare Ortopedia e Neurologia, Diagnostica per Immagini, Laboratorio Analisi Cliniche e Centro di Fisiatria e Fisioterapia.