BOZEN

A breve è Natale. C’è chi nasce e diventa famoso e chi muore nella dimenticanza e chi…

Giovanni Federico

Giorni fa a Bolzano un ragazzo di 19 anni è morto di freddo. Ha fregato tutti sul tempo. In genere è una notizia che si legge il giorno dopo il Natale per muovere un senso di colpa a quelli che hanno festeggiato nel calore delle loro famiglie. Mostafa, che vuol dire “Il prescelto” non si è accontentato di giocare in contropiede prendendo tutti di sorpresa.

Per sottolineare la missione inscritta nel suo DNA ha pensato di chiamarsi Mostafa anche di cognome, in modo che non potessero nascere dubbi in merito a ciò che di forte lo aspettava.

Insieme al suo amico Alaa, “esaltato, esultante, glorioso” ha smesso di fare l’imbianchino in Francia per correre in Italia, strappare un permesso di soggiorno e ricominciare gli studi.
E’ stato solo di 1 anno più grande della maggiore età ma aveva le idee perfettamente chiare su come procedere. Si era sparsa la voce che a Bolzano fosse possibile chiedere asilo ed un permesso di soggiorno. Mostafa forse tra una pennellata ed un’altra ha avuto la nostalgia della antica innocenza della scuola di infanzia in cui ritrovare il tempo dolce dell’accudimento.

Asilo è del resto il luogo senza diritto di cattura, di rifugio e protezione, dove nessuno può saccheggiare la tua anima. E’ lì il posto della immunità concessa anticamente a chi era schiavo fuggitivo, delinquente, prigioniero di guerra.
Mostafa ha pensato che potesse in qualche modo riguardare anche lui ed il suo compagno di avventura per ottenere un permesso di soggiorno.

Permettere sta anche per consentire di “lasciar andare”, così ha sperato Mostafa che gli si lasciasse la possibilità del suo sogno di un soggiorno temporaneo.

Torquato Tasso avrebbe commentato: “E preso in picciol borgo alfin soggiorno, Celatamente ivi nutrir ti fei (T. Tasso).
Così a Bolzano, una piccola città, poco più di 100.000 abitanti, Mostafa ed il suo amico hanno potuto sfamarsi al centro Caritas dove si dovrebbe dispensare cibo e amore. “Carus” è l’aggettivo proprio della carità. Peccato che, tacitate le doglianze dello stomaco, hanno rimesso per strada i 2 ragazzi senza chiedersi dove avrebbero potuto riparare.

Sono finiti in un giaciglio di fortuna sotto un cavalcavia ferroviario in una sprezzante via Vittorio, dove, a dispetto, la morte ha prevalso sulla vita. Sarebbe proprio da dire che è finito metaforicamente sotto a un treno.

Mostafa aveva solo 14 anni quando si è messo in viaggio lungo la via balcanica per arrivare in Francia, ma contro il freddo c’è poco da essere allenati e ci ha lasciato le penne: le sue speranze congelate per un altro futuro che un giorno verrà. Per ogni uomo c’è sempre una seconda possibilità.
Ora, lo stanno rimpatriando nella sua terra in Egitto, torna nella sua terra, non per una allegra bisbocciata con gli amici di infanzia.

La comunità degli stranieri a Bolzano ha commentato la tristezza del fatto, dicendo peraltro che tra loro in zona si conoscono tutti. Il puntuale appello, a memoria, dei loro nomi non ha fatto però spalancare le porte dell’accoglienza. Si è limitato ad aprire le pagine del registro.

Alaa è sopravvissuto e gli hanno adesso trovato un posto dove dormire.

A breve è Natale. C’è chi nasce e diventa famoso e chi muore nella dimenticanza e chi… Quanto a Mostafa, sta a noi dargli un posto nella storia del mondo.