“Un evento drammatico ma al tempo stesso provvidenziale”. Così il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha definito la Breccia di Porta Pia, a margine del convegno organizzato, in occasione del 150° anniversario, a Roma, presso la Sala capitolare del Chiostro di Santa Maria sopra Minerva. Riprendendo le parole di Paolo VI, che aveva definito la Breccia di Porta Pia “un evento provvidenziale”, Parolin ha commentato: “Fu un evento realmente drammatico, fu un evento traumatico, un lutto, ma rappresentò la soglia d’inizio di una nuova epoca che liberò il papato da un impegno civile notevole e favorì il suo impegno per la Chiesa universale”.

”È successo esattamente il contrario”, ha fatto notare il cardinale: “Invece di perderne, la missione papale ne acquistò tantissimo, sia nella sua missione universale, sia per quanto riguarda la libertà e l’indipendenza del Papa”. In questa prospettiva  la breccia di Porta Pia “fu un momento molto significativo della storia: dobbiamo imparare a leggere la storia nei lunghi periodi”. La Breccia di Porta Pia, invece,  ha spiegato Parolin durante la sua prolusione di apertura della seconda giornata del convegno, è stata letta per troppo tempo “come un lutto, un’interruzione, un trauma, sia per la perdita del potere temporale sia per la forte opposizione del Regno d’Italia alla Santa Sede, ma la storia ha poi dimostrato che fu soltanto una tappa”.

Il rapporto tra la Santa Sede e lo Stato, secondo Parolin, si è sviluppato infatti “all’insegna della continuità, in una progressiva evoluzione, con l’obiettivo di una proficua collaborazione tra due istituzioni”, che poi ha trovato forma compiuta nella firma dei Patti Lateranensi.