BREVI RIFLESSIONI SUL TERZO POLO: PUÒ ESSERE LA SORPRESA DEL 25 SETTEMBRE?

 

Gli errori del Pd aprono spazi al centro. Sussistono le premesse per un risultato positivo del Terzo Polo. Cosa si prospetta? Calenda non ha alternative, deve impegnarsi ad arricchire di ‘solidarismo’ – parola chiave, in verità, del lessico degasperiano – una proposta politica che altrimenti rimarrebbe monca, incapace di mettere ‘alla stanga’, insieme, il riformismo liberale e il popolarismo di matrice cristiana.

 

Cristian Coriolano

 

Gli ultimi sondaggi danno la coalizione guidata da Giorgia Meloni in forte vantaggio (attorno al 47 per cento) mentre lo schieramento opposto, organizzato attorno al Pd, rimane inchiodato alla percentuale storica della sinistra di opposizione (all’incirca il 30 per cento). Non era difficile prevedere che la rottura tra Letta e Calenda avrebbe determinato lo schiacciamento del centro-sinistra su livelli non dissimili da quelli che nel lontano 1948 aveva toccato il Fronte Popolare di Togliatti e Nenni. Gira e rigira, l’Italia presenta una certa rigidità nella distribuzione del voto, salvo alcune ‘perturbazioni’ – vedi la vicenda dei Cinque Stelle – che possono produrre alterazioni episodiche, seppure consistenti e di non facile riassorbimento.

 

Lo stallo nei sondaggi conferma quanto sia velleitaria una campagna elettorale giocata sulla radicalizzazione del confronto tra Letta e Meloni, visto che il potenziale di crescita della sinistra in questi casi è ridotto al lumicino. L’area intermedia dell’elettorato resta comunque diffidente di fronte a una proposta che prescinde dall’apporto delle forze riformiste più pragmatiche, ovvero più aderenti allo spirito di una politica che potrebbe definirsi della ragionevolezza e del buon senso. Calenda e Renzi consolidano giorno dopo giorno quel consenso che fino a ieri doveva, a giudizio della propaganda degli avversari, attestarsi poco sopra la soglia di sbarramento del 3 per cento. Oggi sono abbondantemente sopra il 5/6 per cento, con evidenti possibilità di crescita.

 

D’altronde, l’opinione pubblica non appare insensibile a una riproposizione del concetto di solidarietà nazionale, così come tradotto nell’esperienza del governo Draghi; né lesina un apprezzamento di fondo per il richiamo alla necessità di tenere in campo l’uomo più stimato dall’esteblishment euro-atlantico, specie in presenza della minaccia rappresentata dalla guerra russo-ucraina (con le pesanti ripercussioni sul piano degli approvvigionamenti nel campo energetico, vista l’impennata del gas a seguito delle ritorsioni di Mosca).

 

Dunque, la novità di questa competizione elettorale è data proprio dal Terzo Polo. Non è detto che il 25 settembre non ne possa sancire l’elevazione a vera sorpresa del futuro panorama politico. Sta di fatto che questo aggregato – il Terzo Polo – si configura come architrave di un ‘centro’ che sottrae alla destra la pretesa di occupare tutto lo spazio, ampiamente maggioritario nel Paese, non identificabile con quello di una sinistra chiusa in se stessa, con Fratoianni e Bonelli a far da co-protagonisti…sine necessitate. Sotto questo aspetto, la dialettica tra Letta e Calenda è destinata a inasprirsi per la convenienza del leader di Azione a mostrarsi affidabile al cospetto di un elettorato perlopiù classificato, in modo sbrigativo, sotto la sigla di ‘moderato’. In realtà, c’è un’Italia che chiede di essere rappresentata nel segno della sobrietà e concretezza di un modello alla Draghi, rispondente oggi più che mai a un bisogno di coesione sociale e politica.

 

Per questo Calenda non ha alternative, deve impegnarsi ad arricchire di ‘solidarismo’ – parola chiave, in verità, del lessico degasperiano – una proposta politica che altrimenti rimarrebbe monca, incapace di mettere ‘alla stanga’, insieme, il riformismo liberale e il popolarismo di matrice cristiana. Al riguardo non manca tanto la volontà, almeno nelle affermazioni di rito, quanto la forza che serve a svolgere il tema con efficacia. Insomma, la battaglia elettorale non è un concorso di filosofia, ma pesa comunque il carattere ideale ad essa attribuito. Non bisogna dimenticarlo.