CAMBIO DI SCENA: DESTRA SINISTRA E CENTRO…NON PIÙ TABÙ.

Il ritorno di queste antiche ma sempre attuali categorie politiche, contribuisce anche in modo decisivo a sciogliere alcune contraddizioni che da tempo campeggiano nella politica italiana. Ora si può aprire una stagione ricca di contenuti e di scelte coerenti.

Lentamente, ma irreversibilmente, ritornano le tradizionali categorie della politica italiana,. E cioè, la destra , la sinistra e il centro. A cui, purtroppo, si deve aggiungere il populismo dei 5 stelle. Ma, per fermarsi a quelle categorie che erano e restano centrali per districarsi all’interno dei meandri e delle dinamiche della politica italiana, è sicuramente un fatto positivo ed incoraggiante che proprio attorno al ritorno di quelle categorie si possa anche rilanciare il prestigio, il ruolo e l’autorevolezza della stessa politica. E questo dopo una stagione caratterizzata dalla deriva populista, qualunquista e anti politica di matrice grillina che ha distrutto gli storici riferimenti ideali, azzerato il ruolo dei partiti ed indebolito settori consistenti della classe dirigente. E proprio dopo l’irruzione di questa malapianta, che purtroppo continua ancora a scorrere nelle viscere del nostro paese, è inevitabile che il confronto politico avvenga lungo categorie che esprimono e riassumono le culture politiche tradizionali. Che, seppur aggiornate e riviste perchè adeguate ai bisogni, alle domande e alle istanze della società contemporanea, sono espressione di valori e di principi precisi che delimitano e qualificano i rispettivi campi politici.

Ora, il ritorno di queste antiche ma sempre attuali categorie politiche, contribuisce anche in modo decisivo a sciogliere alcune contraddizioni che da tempo campeggiano nella politica italiana. Per fare un solo esempio, è positivo che la sinistra italiana si caratterizzi per quello che storicamente è stata. Certo, adesso deve competere con la “sinistra per caso” interpretata e declinata dal populismo anti politico dei 5 stelle, ma è indubbio che l’antica filiera del Pci/Pds/Ds/Pd non può continuare ad essere ambigua e balbettante. Di conseguenza, sarà del tutto naturale, nonchè fisiologico, che chi non si riconosce o non proviene o non è riconducibile a quella filiera storica e culturale sarà semplicemente un corpo estraneo rispetto alla “mission” politica di quel partito.

E, specularmente, la stessa riflessione si può fare sul versante del centro politico e culturale del nostro paese. E cioè, le istanze politiche, culturali, sociali e programmatiche e quindi valoriali di questa area politica non possono continuare ad essere vagamente e strumentalmente confuse con la sinistra e nella sinistra. Dopodichè, è del tutto ovvio e scontato che la costruzione delle alleanze richiede la convergenza di più forze politiche che danno origine alle tradizionali e collaudate coalizioni di centro destra e di centro sinistra. Ma quello che va rilevato in questo momento è che la ripartenza della destra, del centro e della sinistra, chiarisce anche il cammino concreto di alcuni partiti che in questi ultimi anni hanno giocato un ruolo poco chiaro al punto di confondere le idee agli stessi elettori se non addirittura allontanarli dal partito stesso. È il caso del Pd che, per continuare a praticare una sempre più astratta e virtuale “vocazione maggioritaria” e di partito di centrosinistra senza trattino, ha finito per smarrire definitivamente la sua identità e il suo ruolo. 

Ora, finalmente, seppur dopo un congresso che appare sempre più bizzarro ed originale, potrà finalmente essere il vero erede del Pci/Pds/Ds senza più avere rimorsi e ripensamenti. E, al contempo, toccherà al centro declinare, con altrettanta chiarezza, una “politica di centro” che sia in grado di recuperare quel ruolo che negli anni bui del populismo è stato sostanzialmente spazzato via. Purchè non si riduca ad essere un banale e semplice “partito personale” o “del capo” ma, al contrario, sappia rappresentare al suo interno le principali culture riformiste e costituzionali del nostro paese. E la stessa riflessione vale per la destra politica, culturale e sociale italiana interpretata con eleganza e diligenza dall’attuale Premier Giorgia Meloni.

Ecco perchè, finalmente, si può aprire una stagione ricca di contenuti, di scelte coerenti e di lungimiranza politica. Con la speranza che il trasformismo, l’opportunismo e un ridicolo e grottesco consociativismo siano ormai alle nostre spalle.