Campo riformista, adesso cambia tutto

Ma, per non fermarsi al passato, adesso è arrivato il momento della svolta. Politica, culturale ed organizzativa.

Tutti dicono, a prescindere dai vari schieramenti, che avere oggi una opposizione alle attuali forze di governo non solo è necessario ma è addirittura indispensabile per il buon funzionamento della nostra democrazia. Una opposizione politica, prima ancora che parlamentare, capace di dispiegare un progetto politico autenticamente riformista, democratico, popolare e costituzionale. Una esortazione, questa, che viene invocata ed evocata da quasi tutti gli organi di informazione e dai commentatori più autorevoli del nostro paese.

Ma è qui che arriva il nodo politico di fondo. E cioè, quali sarebbero le forze attorno alle quali riparte una opposizione con questo profilo e culturale?

Ora, trascurando il ruolo di Forza Italia che resta nel limbo per motivazioni oggettive, comprensibili e di schieramento, l’attenzione si concentra prevalentemente sul fronte dell’ex centro sinistra. E, in particolare, sul ruolo del Partito democratico. Al riguardo, non possiamo non dire subito che questo partito oggi registra il suo sostanziale, e forse irreversibile, fallimento politico. Nessuna alternativa può ripartire da un soggetto che ormai ha certificato il suo fallimento originario, al punto che il cambiamento del nome e’ al centro della discussione all’interno di quel partito. Superamento del nome che denuncia, ed evidenzia in modo persin macroscopico, che la intuizione dei fondatori nel 2007 di dar vita ad un soggetto plurale, riformista, democratico, popolare e di governo e’ ormai alle nostre spalle. Dopo la trasformazione di quel partito in un “partito personale”, l’ormai famoso “Pdr”, accompagnato dalla rottura con i settori sociali e culturali che storicamente si riconoscevano in un partito di centro sinistra o di sinistra, e’ ovvio che questo “campo” politico va interamente e radicalmente ricostruito. Un campo politico che deve ripartire dalle culture politiche riformiste e democratiche superando le sigle e le etichette che sino ad oggi hanno caratterizzato l’orizzonte riformista e democratico del nostro paese. La tesi che un solo partito, il Pd appunto, sintetizzava al suo interno le varie culture costituzionali che sono alla base della nostra democrazia e’ una opzione che è già consegnata alla storia. Adesso è il momento di ricostruire, dal basso, una coalizione politica – autenticamente pluralistica al suo interno – che esalti le varie identità e che sia in grado di far ripartire una alternativa al blocco sovranista e populista che legittimamente governa il nostro paese. E che oggi, piaccia o non piaccia e’ così, gode dei vantaggi e dei favori della stragrande maggioranza del popolo italiano. E gli umori che sono emersi dopo la drammatica vicenda del crollo del ponte di Genova lo ha evidenziato in modo persin plateale. Una coalizione fra diversi che sappia, al contempo, esaltare il momento dell’unità dell’alleanza e della solidità del progetto politico.

Ma l’aspetto qualificante è che questo progetto non può più ruotare esclusivamente attorno al Partito democratico. O a ciò che resta di questo partito, in attesa del cambiamento del nome, della potenziale scissione o separazione consensuale, del superamento di questa classe dirigente e della indicazione di una nuova agenda programmatica.

Ed è proprio in questo solco che si inserisce la necessità, ormai non più prorogabile, di una riorganizzazione della presenza cattolico democratica, popolare e sociale del nostro paese. Una presenza che in questi ultimi anni si è pericolosamente eclissata al punto che e’ stata sacrificata sull’altare del “partito del capo” da un lato, e alla conseguente rinuncia ad ogni distinzione politica e culturale dall’altro. Elementi, questi, che sono stati storicamente all’origine della sua specificità ed originalità nella storia politica italiana.

Ma, per non fermarsi al passato, adesso è arrivato il momento della svolta. Politica, culturale ed organizzativa. Senza un nuovo e qualificato “campo riformista” la stessa tradizione del centro sinistra italiano rischia di essere consegnato definitivamente alla storia del nostro paese senza appello. Ecco perché, adesso, si apre anche una fase costituente per l’ex centro sinistra. Chi pensa ancora di cullarsi nella propria autoreferenzialità o nel proprio ego può tranquillamente prendersi un periodo di riposo. Anche dopo le ferie estive.