Non vorrei essere nei panni del Presidente del Consiglio dei Ministri. Da qualche mese, non so come dorma, né che sogni faccia. Suppongo che sia tutto in uno stato d’infinita fibrillazione. Ma è lui che siede su quel posto. E compete a lui sbrogliare ogni genere di matassa. Nel caso, potrebbe sempre allontanarsi dal ruolo.

Oggi, brevemente, prendo in esame uno di quei provvedimenti che hanno largamente ottenuto il consenso dei più. Si tratta dell’eco-bonus. Decisione saggia. Permettere a chi ha una abitazione di intervenire per migliorarne le condizioni energetiche, è un’idea massimamente condivisibile. Del resto, così come è stato pensato, particolarmente invitante per ciascun cittadino. Vale a dire, i benefici che ne trarrebbe l’interessato sono tanto suoi, quanto della comunità. Risparmio energetico, miglioramento ambientale, impulso all’edilizia. Settore, ricordo, in affanno da diversi anni.

Tutto questo lo abbiamo sentito all’incirca due mesi fa. I giornali ne hanno portato articolate spiegazioni; sul come, sul chi, sul quando.

Doveva partire il primo luglio, oggi siamo al 10. Non abbiamo visto alcunché. Le disposizioni attuative, sembrano ancora nei tasti dei computer. Il ritardo è del tutto evidente. Clamoroso!

Non è che io mi indigni per il ritardo. Ho esperienza, per sapere come vanno le cose. So quanto sia faticoso tradurre in norme le volontà e poi, attuarle. Sono invece particolarmente arrabbiato per il modo in cui il primo Ministro Conte, informi il Paese, come se dalla sua parola fluisse un’assicurata concretizzazione della stessa. Non si piò assolutamente sbagliare i tempi. Non è tollerabile. Se avesse detto, due mesi fa, che l’intenzione del Governo è di portare all’attenzione dell’Italia una proposta di quel tipo e avesse aggiunto, non sarà agevole costituirne i presupposti per una immediata realizzazione della stessa, e poi avesse concluso affermando: “a settembre vi saprò dire com’è lo stato delle cose”, lo avrei seriamente apprezzato. Non così oggi.

Tutti a muoversi il mese scorso, tutti ad accaparrarsi le poche imprese che operano ormai nei territori, a fare in fretta e in furia per non restare indietro, e il 9 luglio scopriamo che quelle non erano che parole. In aggiunta, al di là di altri fenomeni connessi, che non cito per brevità, siamo vinti ancora da totale incertezza.

Mettiamoci pertanto a lato le speranze coltivate durante la primavera, quietiamo i nostri desideri e mettiamo il cuore in pace, perché non ci vorrà molto a capire che scivoleremo oltre l’estate, per intravvedere, al mostrarsi dell’autunno, qualcosa di reale.