Il contributo, importante e significativo, degli amici Dellai e Olivero ci permette di fare qualche riflessione marginale attorno al tema che da sempre ci appassiona, e cioè l’impegno politico dei cattolici nella società contemporanea. Il tema è antico ma sempre attuale e moderno come, ancora una volta, ci hanno ricordato gli amici succitati.
Ora, senza entrare nel merito delle riflessioni avanzate sulle colonne del Domani D’Italia, credo che valga la pena ricordare almeno 3 titoli a margine di questo dibattito interessante e destinato, comunque sia, ancora a coinvolgere la vasta ed articolata area cattolica italiana nei prossimi anni.

Innanzitutto speriamo che il tentativo innescato dal prof. Zamagni sia quello che, finalmente, approdi a qualche risultato concreto e tangibile. Anche perchè, sotto questo aspetto, sono ormai decine e decine i tentativi elaborati e puntualmente falliti dopo l’esaurirsi della esperienza cinquantennale politica e culturale della Democrazia Cristiana. Tentativi nati da una passione sincera e disinteressata dei vari protagonisti e che, purtroppo, si sono progressivamente arenati nel loro travagliato cammino. Probabilmente perchè mancavano le condizioni basilari, in entrami i campi politici di riferimento, per dare una ossatura politica, ideala, culturale e organizzativa adeguati.
In secondo luogo la collocazione politica di questa virtuale e possibile nuova esperienza politica.

Certo, la nostra tradizionale, se non storica, collocazione resta quella di essere una esperienza di centro. Cioè declinare una politica di centro, collocati al centro ed interpreti di una concezione temperata e mite della politica, per dirla con Mino Martinazzoli. Ma nell’attuale contesto politico italiano ed europeo, essere solo collocati al centro forse non è più sufficiente. O meglio, forse non coglie la specificità di questa difficile e complessa fase storica che attraversa il nostro paese. Per uscir di metafora, la destra e la sinistra esistono ancora.

Sono due categorie politiche e culturali, programmatiche e sociali che, piaccia o non piaccia, continuano a condizionare e a segnare l’evoluzione e il cammino della politica italiana. E di fronte a questo quadro una scelta andrà fatta. Consapevole, se volete, difficile, complessa, ma comunque andrà fatta. Perchè nulla può essere casuale o legato solo alle convenienze contingenti che possono sfociare nel trasformismo.

In ultimo l’unità di questo mondo. Certo, il pluralismo politico è un dato acquisito e ormai consolidato per la storia, seppur accidentata, del movimento cattolico italiano. Ma una esperienza politica di ispirazione cristiana, riformista e democratica, non può – almeno a mio parere – continuare a nascere nella divisione e nella cronica frammentazione.

Perchè questo è il tarlo corrosivo che, di fatto, rischia di bloccare alla nascita qualunque sforzo, peraltro encomiabile, di dar vita ad un uovo soggetto politico.
Ecco, ho voluto richiamare solo tre titoli, senza entrare nel dettaglio, per arrivare ad una conclusione: i cattolici democratici e popolari continuano ad essere decisivi per la qualità della nostra democrazia e per la credibilità delle nostre istituzioni democratiche.

Ma l’apporto decisivo dei cattolici democratici e popolari non può fare a meno di uno strumento politico organizzato. Purchè sia unitivo, inclusivo, plurale e politicamente solido. Nell’attesa, che continui il dibattito…