I partiti dei cattolici o di cattolici o di ispirazione cristiana crescono ormai a dismisura. Da  svariate liste in molte regioni che sono andate recentemente al voto – tutte con ambizioni  rigorosamente di “laboratori” nazionali – ad alcuni gruppi che nelle ultime settimane hanno  dato vita o si apprestano a dar vita a nuovi soggetti politici.  

Ora, è a tutti evidente che non ci troviamo di fronte a partiti solidi e strutturati, radicati nel  territorio, con una classe dirigente ramificata e con una organizzazione capillare in grado  di presentarsi alle elezioni e superare i vari quorum previsti. Ma questi sono elementi,  appunto, secondari, perchè l’obiettivo non può essere quello. Per ragioni strutturali più che  per valutazioni di ordine politico od organizzativo. 

Semmai, quello che adesso conta rilevare, ed evidenziare, è che ormai nell’area cattolica  italiana – seppure complessa, frastagliata e molto articolata – qualcosa si muove. C’è un  risveglio ideale, culturale e politico che va colto ed interpretato. E, se possibile, governato.  Certo, non pianificando e presentando partiti e soggetti politici a getto continuo. E le  stesse encicliche di Papa Francesco rappresentano un contribuito, ovviamente non di  carattere politico, ma comunque sia decisivo ed importante per stimolare e interrogare  anche i cattolici italiani attorno al loro impegno pubblico. E quindi politico e forse anche  organizzativo.  

Dunque, il dato politicamente rilevante è che qualcosa si muove. E questo perchè il  disagio politico di larga parte dei cattolici è palpabile, persin visibile. E sarebbe inutile  negarlo o sminuirlo. Quello che ancora manca, al di là dei molteplici tentativi – tutti peraltro  encomiabili e degni di nota – è quello di individuare un cosiddetto “federatore” che sia in  grado di raccogliere le varie istanze che provengono da questo mondo per trasformarle in  una offerta politica credibile e realisticamente percorribile e uscendo dalla sola  testimonianza. Ovvero, una avventura politica dove molti possono riconoscersi. Credenti  e non credenti. Un progetto che vada oltre alle innumerevoli e crescenti sigle e cartelli  cattolici di vario genere. E questo non per accogliere la logica e la cultura contemporanea  della “personalizzazione” della politica ma perchè senza un leader riconosciuto e percepito  come tale, i molteplici tentativi sono destinati ad un epilogo che è ormai noto e collaudato.  E cioè, quello che si è manifestato sino ad oggi e che continua ad essere tale. E le  vicende di queste ultime settimane, e dei conseguenti risultati elettorali, lo confermano in  modo persin plateale. 

Ma, comunque sia, la mobilitazione e l’organizzativismo di questi tempi è indubbiamente  positivo ed incoraggiante. Non per favorire la formazione di altri partiti, altri soggetti politici  e altre organizzazioni pseudo politiche ma, semmai, per incentivare e consolidare quel  clima costruttivo e fecondo che può essere decisivo per dar vita ad una vera e credibile  formazione politica. Democratica, riformista, plurale e radicalmente costituzionale.