Articolo apparso su Huffington Post giovedì 3 ottobre.

E’ venuto, forse, il momento di dirlo con chiarezza e senza equivoci: la grande stagione della Democrazia Cristiana prima e del Partito Popolare Italiano poi sono ormai alle nostre spalle. Grandi esperienze politiche, culturali, programmatiche e anche organizzative che, semplicemente, non sono più riproponibili perché sono state archiviate dalla storia. Certo, il dibattito in alcuni settori dell’area cattolica italiana continua ad essere forte e fecondo. Il che è decisamente positivo e non va affatto sottovalutato.

Anche perché il mondo cattolico contemporaneo continua ad essere un giacimento culturale, ideale, etico e politico non indifferente e può contribuire, seriamente e con grande senso di responsabilita’, al rinnovamento della vita politica italiana. Ma, al contempo, non si può non rilevare che un conto è contribuire al rinnovamento e al cambiamento della politica italiana attraverso la dimensione valoriale, culturale ed etica; altra cosa è organizzare un forza politica autonoma che si misura nella cittadella politica nostrana. A livello locale come a livello nazionale.

Ora, dovrebbe essere evidente a tutti che ci sono stati decine di esperimenti politici ed elettorali a livello comunale, regionale, nazionale ed europeo che si sono infranti contro gli scogli. Esperimenti che hanno evidenziato ripetute e puntuali sconfitte elettorali, e quindi sconfitte politiche ed organizzative. Non si tratta, dunque, di ritenere irreversibilmente e definitivamente chiusa quella pagina. Ma, al contempo, non si può non prendere atto che oggi il decollo di una formazione politica di ispirazione cristiana che affonda le sue radici nel popolarismo, rischia di trasformarsi in una semplice, seppur nobile, esperienza testimoniale e politicamente del tutto irrilevante.

Non lo dicono le opinioni di singoli osservatori ma è la stessa realtà a confermarlo nei numeri. Ripetutamente e a tutti i livelli istituzionali. Del resto, è altrettanto inutile appellarsi alle dichiarazioni di qualche autorevole prelato che, periodicamente e saltuariamente, lancia appelli all’impegno politico diretto dei cattolici italiani. Seppur nel rispetto della laicità dell’azione politica e del superamento di ogni dimensione confessionale e clericale della presenza politica diretta. Sono appelli e incoraggiamenti importanti all’impegno politico che, coerentemente e correttamente, si fermano però di fronte ad un sostegno più o meno indiretto alla presenza dei laici cristiani nella società politica. E non può che essere così. Dopodiché, non possiamo sottacere un altro aspetto non indifferente ai fini della presenza politica organizzata dei cattolici italiani. Nello specifico, di coloro che si rifanno al patrimonio storico e politico del popolarismo di ispirazione cristiana.

E cioè, molti esponenti – più o meno autorevoli – di quel filone ideale e culturale sono seccamente e fortemente impegnati in molti partiti, e nelle relative correnti interne, e non rinunciano affatto a quella appartenenza per dar vita a qualche altro esperimento politico ed organizzativo. Un nome e un cognome per tutti. L’ultimo segretario del Ppi Pier Luigi Castagnetti e’, del tutto legittimamente, fortemente impegnato in una corrente all’interno del Partito democratico e, credo, sarebbe il primo tenace oppositore per strutturare una iniziativa politica autonoma dei cattolici democratici e popolari italiani. Ma si potrebbero fare, al riguardo, centinaia di esempi che confermano quella tesi. E dunque, che fare? Rassegnarsi all’irrilevanza o alla sola testimonianza? Certamente no. Ma è altrettanto indubbio che non si può lavorare contro i mulini a vento.

E quindi, diventa importante e decisivo continuare a testimoniare la nostra specificità culturale e politica su più fronti. A livello prepolitico per chi ritiene che sia fondamentale e prioritario la formazione di una futura classe dirigente preparata, competente e culturalmente orientata e definita. A livello politico e in prima linea, per chi ritiene che in questa fase storica la cultura politica dei cattolici democratici e popolari possa continuare a condizionare la linea e il progetto di singoli partiti. Sul fronte dell’ex centro sinistra o sul fronte moderato.

A livello intellettuale e culturale per chi ritiene che l’evoluzione della politica italiana passa anche e soprattutto attraverso la capacità di saper incidere a livello mediatico e di formazione della pubblica opinione. Oggi particolarmente disorientata e confusa, dopo la sbandata trasformistica che ha travolto recentemente la politica italiana.
Ma, per il momento, e per onestà intellettuale, e’ anche bene dire con chiarezza che continuare a parlare di partiti autonomi e organizzati che ripropongono le esperienze del passato, si rischia
prima o poi non solo di andare controcorrente ma, soprattutto, di non saper leggere ed interpretare ciò che le dinamiche attuali della società italiana ci trasmettono.