C’è una terra che trema e un dramma che scuote: il sisma investe le nostre coscienze.

I morti di questi giorni, in Siria e Turchia, ci danno schiaffi pesanti. Nel film di Visconti, “La terra trema”, il protagonista perde la sua battaglia contro i potenti ed è costretto a tornare sotto il loro giogo. Ma neanche i potenti, sotto la cappa di sogni nucleari, potranno cantar vittoria.

Giovanni Federico

C’è una terra che trema. Assistiamo alla sua sfaldatura, inermi sapendo che non è possibile opporsi. Si è aperta la sua bocca in Turchia ed in Siria facendo uno spezzatino di palazzi e di vite mischiate in un unico pasticcio. Poi le solite storie, sempre uguali in queste circostanze. Si contano il numero dei morti come dovesse battersi un primato su tragedie precedenti. SI contano le ore di resistenza in vita di un sopravvissuto salvato in extremis, prima che si possa dire che per gli altri ormai ogni speranza è perduta. Si dice del gesto eroico di una mamma che partorisce sotto le macerie come donasse due volte la vita al bimbo appena messo al mondo. Quindi l’elenco delle proteste per i tardivi e inadeguati soccorsi, per le costruzioni cadute giù come grissini, per l’abbandono delle popolazioni ribelli della Siria lasciate seppellite dal potere centrale, che finalmente può sbarazzarsi di loro e via ancora, per questa strada, i soliti commenti.

C’è una terra che trema forse per quanto accade al piano di sopra e proprio non ce la fa più ed esplode, per dire che così non si può andare avanti. O si sgranchisce infastidita da un brusio molesto che le giunge dagli uomini e che interferisce con un sogno dolce di terre sinuose. Gli Orientali sanno come aggiustarsi le storie per il meglio. Si raccontano che il terremoto è l’ansimare furioso dall’accoppiamento di un gigante sotterraneo con la sua amata.

C’è una terra che trema e ti fa venire i sudori freddi, altro che tremarella, quando decide di fare la voce grossa. 

C’è una terra che trema e sembra proprio che, da giustiziera, trami ai tuoi danni, mandando all’aria ogni cosa ti sia scaltramente predisposta, anche se lascia sangue da ogni parte.

C’è una terra che trema di fronte alle promesse di pronta ricostruzione, facendo di più e di meglio di ciò che era, come se i morti già appartenessero al passato. Fermarsi sulla morte non conviene a nessun governo. Qualche giorno di lutto nazionale e siamo già nel dopo. Anche le polemiche son benvenute perché ti distraggono dal fatto. Un fiume di parole più facilmente cancella il fiume di morti da mettere da qualche parte. Come sempre si muove la solidarietà internazionale inviando escavatori, tende, ospedali da campo ed ogni quant’altro occorre per far fronte alle necessità. Eppure si è in affanno, perché non è facile provvedere sia ai morti che ai vivi. In qualche modo si andrà avanti. Si parla, ad oggi, di oltre 20.000 vittime del terremoto. Per non farsi mancare nulla, nella eccitazione del tutto a cui provvedere, a vederla in positivo, pare proprio ci si stia scaldando i muscoli per evenienze più impegnative. Mai così spesso corrono minacce di guerre nucleari e il terremoto è una ottima palestra per allenarsi ai soccorsi.

C’è una terra che trema e che va punita. Le faranno vedere gli uomini di che sono sono capaci appena sul filo della sua crosta. Basterà pigiare qualche bottone nelle stanze segrete degli armamenti e un centinaio di città verranno rase al suolo e la conta di quelli che la scamperanno sarà semplice, inferiore al palmo di una mano. Se fosse, a titolo dimostrativo, il destino solo di una città, già farebbe cadere nel panico l’organizzazione mondiale di aiuti a sostegno del paese colpito.

C’è una terra che trema all’idea che l’uomo possa essere capace di tanto e se l’è fatta addosso, sbracando le sue viscere con un terremoto che ne segna l’apprensione.L’uomo ci vada con i piedi di piombo con i progetti che sta ruminando passandoli, trepidanti, dalla testa allo stomaco, per via della gola. Ci si sta gradualmente abituando ad una maledetta probabilità con i piedi di argilla. Eppure i morti di questi giorni ci danno schiaffi pesanti, gli ultimi per svegliarci da un sonno maledetto in cui siamo caduti.

C’è una terra che trema all’idea di tenerci, per come siamo, ancora in groppa. Nell’amaro film di Visconti, “La terra trema”, il protagonista perde la sua battaglia contro i potenti e dopo un periodo di possibile riscatto e costretto a tornare sotto il loro giogo. Nel caso si andasse avanti, accarezzando sogni di gloria nucleare, neanche i potenti potranno cantar vittoria. Il loro alfabeto resterà muto.