Centro più forte se una donna ne assumerà la leadership

Se esiste un polo alternativo sia alla destra che alla sinistra - ovvero il centro - esso deve avere un leader che dimostri di essere competivo sotto molti aspetti. Perché non una donna?

Dunque, riepiloghiamo. La destra ha un leader politico (rosa) riconosciuto e legittimato dagli elettori. È Giorgia Meloni. La sinistra ha un nuovo leader (rosa), certificato dai gazebo delle primarie del suo partito – anche se non sapremo mai chi ha votato realmente a quella consultazione – ed è Elly Schlein. È evidente a tutti che se esiste un altro polo politico che vuole differenziarsi dalla destra e dalla sinistra – ovvero il centro – deve avere un altro leader, riconosciuto e certificato dagli elettori, competivo sotto molti aspetti. Certo, non c’è alcuna legge, o decreto, che dice che il leader dev’essere necessariamente di genere femminile. Ma è indubbio che la riflessione ha un suo carattere di suggestione non banale, che passa per un interrogativo: se fosse ancora una donna il nuovo leader di un centro democratico, riformista e di governo? Qualcuno potrebbe obiettare, da quelle parti, che un leader c’è già e si chiama Calenda. O, meglio ancora, Renzi. 

Ma, per restare al genere femminile, anche nel cosiddetto “terzo polo” – o futuro partito di centro –  non mancano donne affermate che in questi ultimi anni si sono ritagliate un ruolo politico e di governo. Faccio solo tre nomi che spiccano per il loro rilievo pubblico: Elena Bonetti, Maria Elena Boschi e Maria Stella Gelmini. Tuttavia, al di là dei nomi e dei cognomi, un fatto è abbastanza oggettivo: e cioè, anche il centro politico e di governo potrebbe sperimentare la scommessa di un leader al femminile. 

Dopodichè, anche l’ultimo cittadino/elettore sa benissimo che la leadership in politica si forma e matura sul campo e non è il frutto di una nomina dall’alto o la conseguenza di una designazione centralistica. E sia Giorgia Meloni su un versante che Elly Schlein sull’altro hanno confermato, in modo evidente e persin plateale, cha la leadership l’hanno conquistata sul campo pur essendo quei due partiti caratterizzati da un forte e marcato maschilismo. L’uno per la sua tradizione storica e culturale e l’altro per la struttura interna di partito caratterizzata da più correnti guidate e gestite rigorosamente da capi maschili. E, sotto questo versante, il futuro centro sarà messo alla prova. 

Vedremo se, al di là delle chiacchiere di rito e della propaganda sulla sacrosanta parità di genere, ci sarà un salto di qualità nella guida di questo futuro centro o se, invece, proseguirà la prassi della cooptazione delle donne da parte del tradizionale “cerchio magico” maschile. Come, del resto, è quasi sempre avvenuto.