Sul “Corriere della Sera” Galli della Loggia e Berlusconi discutono sulla ricostruzione di una politica neo-centrista. Non ci sono molte novità, nemmeno nella studiata estraneità al grande tema dell’ispirazione cristiana in rapporto a tale nuovo “centro”. Tuttavia la componente cattolico popolare e cattolico sociale non potrà e non dovrà essere assente da questo dibattito e da questo confronto politico e culturale.

Le riflessioni di Ernesto Galli della Loggia sul  “Corriere della Sera” sulla necessità di riavere un “centro” nella politica italiana sono degne di attenzione. E di ulteriori riflessioni. Certo, la lettura della riflessione del noto editorialista sono perlomeno curiose per come sorvola sull’esperienza, la storia e l’identità politica, culturale e di governo della Democrazia Cristiana. Ma questo è, ormai, quasi un classico della politologia italiana. In sostanza, Galli  della Loggia individua in Forza Italia l’epicentro di un possibile e potenziale punto aggregatore delle forze di centro presenti oggi nel nostro paese. E quindi insieme ai soliti Renzi, Calenda, Bonino e compagnia varia. Lamentando, al contempo, di non averlo fatto nel passato quando quel partito era politicamente ed elettoralmente egemone. 

Riflessioni che hanno trovato una pronta ed immediata risposta da parte dello storico e anziano leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che ha riconfermato, come da copione e comprensibilmente, il valore del bipolarismo nel nostro paese rimarcando, ancora una volta, la salda alleanza tra Forza Italia – partito, dice Berlusconi, “cristiano, liberale, garantista ed europeista” – con la Lega di Salvini e i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. E sin qui nulla di particolarmente sconvolgente.

Ora, però, che ci sia la necessità se non addirittura l’indispensabilità di rifare un “partito di centro” nel nostro paese, che sia in grado di declinare una vera ed autentica “politica di centro”, è un fatto indubbio e quasi oggettivo. E questo è dettato da due ragioni politiche fondamentali. Da un lato l’alleanza solida tra il partito populista per eccellenza, al di là delle goliardiche, carnevalesche, tattiche, misteriose ed improvvise conversioni dei queste ultime settimane di tutti i 5 stelle, con il partito riformista e di potere per antonomasia, cioè il Pd, segna un punto di chiarezza nell’orizzonte politico italiano. Ovvero, il populismo – violento nella versione di Grillo o “dolce” nel linguaggio di Conte – non tramonta affatto ma, al contrario, si rafforza nella politica italiana con tutto quel che ne consegue per l’area della sinistra italiana. Al contempo, la sostanziale leadership delle forze di destra nello schieramento alternativo rafforza quelle componenti a scapito di una forza di centro liberal/riformista, europeista/garantista come auspica il fondatore di Forza Italia.

Ma, ben sapendo che il bipolarismo, di fatto, continua a segnare e a caratterizzare il panorama della politica italiana anche in vista delle prossime elezioni generali – salvo un improbabile ritorno del proporzionale – è indubbio che il processo costituente per una nuova forza di centro, moderna, riformista, liberale, socialmente avanzata e democratica non può non decollare. Dopo, come ovvio e persin contato, l’esito delle amministrative di ottobre. A due condizioni, però. Innanzitutto non deve indicare sin dall’inizio e con un approccio ideologico se non addirittura fideistico l’alleanza che intende perseguire e con cui vuole costruire un progetto politico per il governo del paese. Perchè così facendo si ridurrebbe ad essere una semplice stampella dei due blocchi attualmente protagonisti. In secondo luogo il “federatore” di questo nuovo blocco/ progetto/partito/contenitore non potrà essere la banale e semplice riproposizione degli attuali protagonisti. Ma, di grazia, ci sarebbe qualcuno disposto a farsi rappresentare e guidare da qualche capo partito attuale per la costruzione di un progetto politico e di governo con tutto il carico di inaffidabilità, di prepotenza o di egoismo egocentrico che li hanno caratterizzati sino ad oggi?

Ecco perchè, partendo proprio dal rapporto epistolare tra Galli della Loggia e Berlusconi sul Corriere della Sera, il capitolo della costruzione del “centro” sarà un elemento destinato a dominare il dibattito politico nei prossimi mesi. E la componente cattolico popolare e cattolico sociale, com’è altrettanto ovvio, non potrà e non dovrà essere assente da questo dibattito e da questo confronto politico e culturale. E questo per un motivo persin troppo semplice da ricordare. E cioè, in ogni snodo decisivo della storia politica italiana, i cattolici popolari, sociali e democratici sono sempre stati decisivi e protagonisti. E, a maggior ragione, lo saranno anche questa volta.