CHARLIE BROWN TRA GIÀ E NON ANCORA. A COLLOQUIO CON SIMONELLI NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI SCHULZ.

Qual è il segreto dell’eterna giovinezza dei Peanuts? Simonelli, con un suo libro recentemente ripubblicato, ci accompagna nella filosofia delle strisce di Schulz. Questi era un uomo timido, ma culturalmente curioso: gran lettore, amante della narrativa ottocentesca e nonostante il suo Schroeder veneri Beethoven, lui prediligeva Brahms.

 

Silvia Guidi

 

«Era una notte buia e tempestosa» è la frase con cui Snoopy, il celebre bracchetto di Charlie Brown, inizia le sue storie, cliché autoironico ormai entrato a pieno titolo nell’immaginario collettivo. Come parte integrante del nostro mondo simbolico sono anche i personaggi di Linus e di Lucy la super-cinica, che hanno colonizzato agende, quaderni, cartelle e magliette, nonché film (Il grande cocomero di Francesca Archibugi, per restare in Italia) e libri e saggi “seri”. It was a dark and stormy night ha ispirato persino una buffa iniziativa letteraria (oggetto di un recente articolo di Eva Luna Mascolino uscito su Il Libraio.it) il Bulwer-Lytton Fiction Contest, creato quarant’anni fa da un professore della San José State University, intitolato allo scrittore che per primo si servì (senza autoironia) di questo incipit, il concorso annuale premia «il peggiore inizio del peggiore romanzo mai scritto». Qual è il segreto dell’eterna giovinezza dei Peanuts? Ne parliamo con Saverio Simonelli, autore di un libro — La cuccia del filosofo. Snoopy&Co. ripubblicato in versione ampliata in occasione delle celebrazioni del centenario (Milano, Ancora, 2022, pagine 143, euro 15) — sulla magia sempreverde delle strisce di Schulz.

 

Il 26 novembre 1922 nasceva Charles Monroe Schulz; a un secolo di distanza, qual è il regalo di cui gli siamo più grati?

L’invenzione di un mondo, quello dei Peanuts, che nello spazio ristretto di una striscia e nelle nuvole del fumetto condensa la saggezza dell’adulto e il candore del bambino, dimostrando così che un uomo completo e realizzato è quello che sa unire esperienza e stupore, meravigliandosi di ciò che incontra ma senza mai prendersi troppo sul serio.

 

Snoopy filosofo è il protagonista della copertina del suo libro: come mai questa scelta?

Snoopy è il vero alter ego di Schulz, un maestro dell’immaginazione, un cane che è in tutto perfettamente canino, ma può essere esploratore, tennista, scrittore, pensatore, ballerino, aviatore e teologo. Umberto Eco, con un abbaglio inspiegabile per la sua cultura e sensibilità, lo definì cane affetto da sindrome di non adattamento. È vero esattamente il contrario. Snoopy sa interpretare sulla striscia tutti questi ruoli “umani” ma non confonde mai il piano dell’immaginazione da quello della realtà. Dopo le sue scorribande fantastiche torna alla sua cuccia, alla scodella della pappa, rigenerato ma… affamato. La grandezza di Schulz sta proprio nella costruzione di un personaggio che vive con pienezza la fantasia che “sfrutta” in tutto il suo caleidoscopio di possibilità, ma è totalmente ancorato nei bisogni primordiali dell’esistenza. Se non è filosofia questa…

 

Accanto al bracchetto ci sono molti bambini e Woodstock, uno svampito uccellino giallo terrorizzato dai lombrichi. Quali sono i personaggi a cui è più affezionato?

Ovviamente Charlie Brown, che Schulz definì il bambino più buono del mondo, un piccolo essere umano in perenne oscillazione tra il già di una vita piuttosto grigia e il non ancora di meravigliose aspirazioni, come quella del primeggiare nel baseball, la bisbetica Lucy che al contrario d Snoopy non si fida della fantasia e tende a spezzare gli entusiasmi della compagnia in nome di una superiore sapienza pratica e poi il fantastico Woodstock, un uccello frutto di pochi tratti di matita ma che nel suo rapporto con Snoopy illustra la meraviglia dell’amicizia, un sentimento tanto più inatteso e improbabile quanto più vero.

 

Che uomo è stato invece Charles Schulz?

Un uomo timido, con un’infanzia attraversata di piccoli traumi come il frequente cambio di casa, una giovinezza appartata nel dubbio che la sua inclinazione al disegno non potesse diventare la sua vita ma anche uno sportivo competitivo e di talento con ottimi risultati, ad esempio nel golf. E poi culturalmente curioso: gran lettore, amante della narrativa ottocentesca e nonostante il suo Schroeder veneri Beethoven, lui prediligeva Brahms il musicista dei chiaroscuri, di una sensibilità umbratile come forse quella che Schulz custodiva nel segreto del suo animo.

 

«Quando pensi di avere tutte le risposte, la vita ti cambia tutte le domande» dice Charlie Brown in una delle strisce più citate. Qual è stato il maggiore contributo di Schulz al mondo del fumetto, secondo lei?

Le risponderò con le parole di un suo collega fumettista, Hank Ketcham: «Fare in modo che il cane della sua striscia pensasse a voce alta sul tetto della sua cuccia fu la vera rivoluzione di Schulz, perché solo un genio poteva parlare per sé stesso e far sì che il mondo credesse di ascoltare la voce del proprio cuore».

 

Fonte: L’Osservatore Romano – 26 novembre 2022

(Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del giornale)