Articolo già apparso sulle pagine di Civiltà Cattolica a firma di Antonio Spadaro 


50 anni fa, il 20 luglio 1969, la prima orma umana veniva impressa sulla Luna. Il fascino di questo globo luminoso non ha mai perso il mistero della sua presenza.

Questo nuovo «Punto» indaga, tra letteratura, cinema e magistero dei papi, la densità simbolica e spirituale della Luna.

In particolare, ricorda che dopo l’allunaggio la nostra rivista – in una cronaca a fir­ma di p. Giovanni Rulli nell’agosto del 1969, dal titolo «Grandezza e limiti di un’impresa» – insistette sul fatto che l’uomo si è rivelato nella grandezza della sua dignità in un’impresa che ha «dato all’umanità un obiettivo comune, un motivo di orgoglio e di esaltazione che non conosce frontiera». E riconosceva questo passo come un’occasione di «fraternità» universale e di «elevazione culturale e spirituale». Alla fine degli anni Sessanta le tensioni sociali e politiche erano enormi, ma era ancora viva la speran­za dei singoli e dei popoli. Il piede di Armstrong era diventato il simbolo di nuove opportunità che si spalan­cavano sugli schermi del salotto di casa. Quel momento sembra smarrito.

Quali sono le domande che l’articolo affronta?

  • In un mondo così diviso e in balìa di tensioni che configurano una guerra mondiale «a pezzi», siamo ancora in grado di compiere gesti di impatto globale che diano «all’umanità un obiettivo comune, un motivo di orgoglio e di esaltazione che non conosce fron­tiere» (san Paolo VI)? E quali potrebbero essere questi gesti?

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